Alessia Cruciani, SportWeek 9/5/2015, 9 maggio 2015
LE DONNE PEDALANO DI PIÙ
[Cristina Chiabotto]
«Qualche anno fa ero in vacanza a La Digue, un’isola delle Seychelles che si gira prettamente in bicicletta. In una piccola discesa cado e perdo i sensi. E per un po’ anche la memoria. Direi che ho dato molto al ciclismo, merito di essere la madrina!». Cristina Chiabotto è fiera del suo ruolo al Giro d’Italia, motivata e felice dell’incarico, dopo esserlo già stata per la Juventus, che segue sempre con passione. «Bicicletta per me significa libertà. Il problema è che, essendo così alta, non ho tanto equilibrio. Le discese, si è capito, non sono il mio forte, ma in pianura ce la posso fare».
Allora “pedaliamo” insieme a Cristina incontrando lungo il percorso modi di dire, aneddoti e canzoni che hanno per tema la bicicletta. E che permettono di conoscere meglio una bellissima ragazza di 28 anni che ha iniziato il suo Giro nello showbiz nel 2004, conquistando il titolo di Miss Italia, che ha sempre voluto giocare pulito, lontana dai gossip. Forse si è complicata la vita, ma si dice: “Hai voluto la bicicletta? Allora pedala!”. «Esatto! E ora pedalo al Giro. Mi ci ero già avvicinata l’anno scorso per motivi benefici, come testimonial di Oxfam (organizzazione internazionale specializzata in aiuti umanitari; ndr), stavolta c’è invece un accordo con il WWF per salvare i lupi. Ma da madrina è ancora più emozionante. Il ciclismo ti unisce alla gente, crea un legame speciale».
Infatti, secondo Pier Paolo Pasolini, “il ciclismo è lo sport più popolare perché non si paga il biglietto”.
«Non è solo quello. Sto conoscendo gente che mette cuore e mente nel ciclismo, non solo le gambe. Si allenano con calendari precisi. Però è vero, è uno sport accessibile e che appartiene a tutti, dal semplice amatore al professionista».
Albert Einstein diceva: “La vita è come una bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti”.
«Verissimo, per proseguire in un percorso di vita bisogna pedalare. Grazie alla mia famiglia, sono riuscita ad avere sempre molto equilibrio. Ogni tanto, però, mi viene anche voglia di perderlo e di lasciarmi andare per liberarmi da pensieri o preoccupazioni. Aiuta a ritrovarmi e a ricominciare».
Per Eddy Merckx “quando la strada sale non ti puoi nascondere”. Ce ne sono di salite nella vita.
«A me è andata bene finora, non ho trovato ostacoli insuperabili. La prova più dura è stata un grave lutto familiare. Ma non ero sola in salita. So che nel ciclismo è diverso, però nella vita non bisogna vergognarsi a chiedere aiuto. Poi bisogna anche “allenarsi”, non fermarsi mai e aiutarsi, per essere pronti quando arriva la salita».
Si dice anche che “il ciclismo è come l’amore: vince chi fugge”.
«Io tendo più a inseguire!
Non mi piace scappare, preferisco concludere le cose e viverle fino in fondo. Ma è vero che una persona che fugge ti stimola. Se sai che ti sta sempre accanto, nemmeno te ne accorgi. Se senti che va in fuga, scatti per non perderla. Se uno scappa troppo, però, mi stufo».
Uno slogan femminista degli Anni 70 recita: “Una donna ha bisogno di un uomo come un pesce di una bicicletta”. Si può fare davvero a meno degli uomini?
«La donna può veramente tanto. Una volta aveva un ruolo diverso, più legato alla famiglia. Oggi può fare tutto. Però, se è vero che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, credo anche nel contrario. L’amore ti completa».
“O la va o la spacca”. Un’espressione diventata di uso comune dopo essere stata il motto di un famoso ciclista, Domenico Piemontesi. Mai usata?
«Agli inizi della carriera. Avevo vinto Miss Italia e poi Ballando con le stelle quando è arrivata la chiamata per condurre un programma forte come Le Iene. Avevo solo 19 anni e avrei dovuto affrontare in diretta temi sociali e inchieste molto forti. Lì mi dissi: “O la va o la spacca”. E andata!».
Passiamo alla musica. Che cosa le viene in mente pensando alla bicicletta mentre ascolta Bike dei Pink Floyd?
«Lotta e sacrificio».
Ricorda Ma dove vai bellezza in bicicletta di Silvana Pampanini?
«Questo è un bell’accostamento. Di solito pensiamo agli atleti maschi, ma la bicicletta permette a una donna di esprimere il suo lato femminile».
Riccardo Cocciante si innamorava passeggiando In bicicletta.
«Proprio qualche giorno fa ho fatto una passeggiata con mia sorella a Borgaro Torinese, il mio paese, che ora ha una bella pista ciclabile. Chiacchieravamo e facevamo anche ridere perché provavamo due bici diverse, una mountain bike e una da passeggio, scambiandocele di continuo. Lei non può sforzare troppo le ginocchia e io devo stare attenta alla minima discesa. Nonostante abbia sette anni meno di me, mi diceva: “Sister, ci sei? Stai attenta!”».
Lucio Dalla cantava Sono in fuga. Come intende la fuga: essere in vantaggio o scappare?
«Lo dicevo prima, io non scappo. E se lo faccio, poi torno: fughe momentanee, per lanciare segnali. Mi sento più spesso un pizzico in vantaggio a livello caratteriale. Non passi come un autoelogio. Ma tante cose mi sono arrivate grazie alla mia personalità. Ha sorpreso anche me».
Nel ritornello di Sotto questo sole dei Ladri di biciclette e Francesco Baccini si ripete “è bello pedalare ma c’è da sudare”. Quale soddisfazione professionale è costata più fatica?
«Nel mio lavoro è sempre difficile dire no a delle proposte. All’inizio faticavo. Invece ora ho capito che non è necessario esserci sempre. Preferisco evitare i salotti televisivi dove dovrei raccontare la mia vita privata. Preferirei parlare del mio lavoro ma interessa più sapere quando mi sposo. Anche se ormai si è capito che non mi sposo».
In Gimondi e il cannibale Enrico Ruggeri racconta il momento in cui il ciclista italiano si imbatte in Merckx, il più grande di tutti. Come reagisce davanti a qualcuno più forte di lei?
«Non sono competitiva, guardo la mia strada cercando di migliorarmi. Ho conosciuto persone molto brave, ma anche altre che forse non meritavano quello che hanno avuto. Ma non sono mai stata invidiosa. Non sarebbe un segno di intelligenza».
In Pedala, pedala (una ragazza al Giro d’Italia) Teresa De Sio riflette su quanto devono “pedalare” le donne per finire il loro “Giro”.
«Ne ha parlato anche Papa Francesco, riguardo agli stipendi. Ci sono ancora troppe differenze tra uomini e donne. Speriamo cambi».
Bicycle Race dei Queen invita a salire sulla propria bicicletta per fare come ci pare. Ha mai mollato tutto andandosene per i fatti suoi?
«Sono un “tipo da regola”, tutto il contrario della ribelle. Ma quando ho la testa davvero piena, mi metto le cuffie, ascolto la musica, esco e mi faccio un “Giro” da sola, a piedi o in bici».
I Red Hot Chili Peppers hanno scritto Bicycle Song. Ma qual è la sua canzone per il Giro?
«Buon viaggio di Cesare Cremonini. Dice “Buon viaggio. Che sia un’andata o un ritorno. Che sia una vita o solo un giorno. Che sia per sempre o un secondo. L’incanto sarà godersi un po’ la vita”. Credo che ci sia bisogno sempre di avere ambizioni nella vita, ma godiamoci anche il presente, non perdiamo l’istante».