Michele Di Branco, Il Messaggero 10/5/2015, 10 maggio 2015
STATALI, SPUNTA LA «MALATTIA A ORE»
ROMA Permessi ad hoc per le visite specialistiche, che pur rientrando sotto la voce “malattia”, diano la possibilità di usufruirne ad ore. È questa l’ipotesi di compromesso che circola sul tavolo della trattativa tra Aran e sindacati per la definizione di un accordo quadro chiamato “pacchetto sociale”. La soluzione serve a risolvere il problema originato dalla sentenza del Tar del Lazio che ha annullato la circolare della Funzione Pubblica secondo cui, per le visite, si deve ricorrere ai tre giorni di permesso retribuito l’anno per motivi personali o addirittura alle ferie e non alla malattia. La circolare del 17 febbraio 2014, firmata dal precedente ministro della Pa, Gianpiero D’Alia, in attuazione del decreto spending review bis del 2013, stabiliva infatti che per visite, terapie, prestazioni specialistiche o esami diagnostici (dalla visita dall’oculista all’ecografia) il dipendente pubblico deve ricorrere ai permessi per documentati motivi personali o strade simili (come ad esempio i permessi brevi).
LA POLEMICA
Una impostazione che aveva messo in agitazione i travet. La Flc Cgil aveva così presentato ricorso contro le nuove regole ritenendole, spiega il sindacato sul suo sito, «lesive dei diritti dei lavoratori e lesive del diritto alla tutela della salute», anche perché spiega i permessi per motivi personali sono «limitati a pochi giorni». Il Tar del Lazio, a metà aprile, ha accolto il ricorso, definendo «illegittima» la circolate impugnata, in quanto la materia «trova il suo naturale elemento di attuazione nelle disci plina contrattuale da rivisitare e non in atti generali che impongono modifiche unilaterali». Nel dispositivo della sentenza n. 5714 del 2015, i togati del tribunale amministrativo laziale hanno chiarito che la norma da loro stessi annullata «è stata disposta perché si erano spesso riscontrate anomalie nel ricorso all’istituto della assenza per malattia da parte dei pubblici dipendenti in caso di visite specialistiche o di terapie di breve durata». Tuttavia se è vero che qualcuno ne ha approfittato, il ministero della Funzione pubblica, secondo i giudici, avrebbe reagito con una circolare troppo pesante stabilendo che «per l’effettuazione di visite, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici il dipendente deve fruire dei permessi». Una «ingiustizia manifesta», secondo il ragionamento sviluppato da Cgil in quanto «i permessi hanno una finalità del tutto diversa da quella relativa alla cura dello stato di salute». Resta comunque un fatto incontestabile che, secondo i dati dell’Inps, le assenze per malattia nel pubblico impiego siano piuttosto elevate: i numeri parlano di oltre 30 milioni di giornate perse l’anno e di quasi 5 milioni di certificati inviati in ufficio. Si tratta di un volume quasi doppio rispetto al settore privato. La possibile soluzione dei “permessi malattia ad ore” imprime adesso un’accelerazione alla trattativa Aran-sindacati, aperta in autunno, in base a un atto di indirizzo del ministero della Pa. Il tavolo vede diversi punti in discussione, tra cui: la disciplina delle assenze per malattia conseguenti agli effetti delle terapie salvavita; il riconoscimento dei permessi per motivi di studio anche al personale assunto a termine e il contingentamento dei permessi su base oraria.