Giuseppe Scaraffia, Il Messaggero 9/5/2015, 9 maggio 2015
LE VITE SPEZZATE DEI PICCOLI GENI
La morte precoce del genio è uno dei miti più vividi della modernità. In un’epoca come la nostra, assediata dal tempo, in una società che fa coincidere la rapidità con la qualità, la precocità è un sogno collettivo. Per i precoci il genio non è, almeno apparentemente, “una lunga pazienza”, ma lo sboccare irresistibile di una vocazione. Inoltre l’insensatezza della morte chiude il discorso, impedisce le riletture e sigilla per sempre questi santini della modernità.
Una delle espressioni più perfette di questo mito è Evariste Galois, uno studioso ventenne, ucciso in un duello. Una vicenda appassionatamente ricostruita da Leopold Infeld, Évariste Galois. La breve vita di un genio della matematica, (Castelvecchi, p.280, €.18,50). Sulla copertina è riprodotto l’unico ritratto di Galois, che sembra ancora più giovane della sua età. Ma l’intensità serena del suo sguardo tradisce la determinazione con cui aveva continuato a studiare e a scoprire giorno e notte resistendo al disprezzo e all’ incomprensione degli accademici. «C’è qualcosa da completare in questa dimostrazione. Non ho tempo... Mi manca il tempo e le mie idee non sono sufficientemente sviluppate in questo campo, che è immenso».
LOTTA POLITICA
Una parte notevole della passione di Évariste era però assorbita dalla lotta politica. La rivoluzione del 1830 aveva tradito le sue promesse, portando sul trono un altro re, Luigi Filippo. Chi aveva lottato sulle barricate non si arrendeva facilmente a quel compromesso che aveva regalato il potere alla borghesia. Galois si era fatto notare in una cena di repubblicani per un brindisi particolarmente violento, che aveva messo in fuga un liberale tiepido come Dumas. In piedi, con un coltello in una mano e nell’altra una coppa, aveva gridato, cercando di farsi sentire: «A Luigi Filippo... se tradisce!». Arrestato, processato e assolto, era stato successivamente incarcerato per sei mesi per un altro episodio di lotta politica.
Ancora oggi non si sa bene il motivo del duello in cui fu implicato, forse per motivi amorosi, Galois parla di un’«infame civetta», o per motivi politici. Si sa solo che la notte prima, sentendo di andare verso la morte aveva scritto diverse lettere.
«Oh, perché morire per una cosa da nulla, per una cosa così spregevole?». Impossibile rifiutare di battersi, era una questione d’onore, una parola ormai scomparsa, ma allora importantissima. Una vita senza onore non aveva più senso. Ma i padrini e l’avversario che l’avevano lasciato ad agonizzare su un prato avevano violato ogni norma del duello.
È bello favoleggiare sulle scoperte che la più celebre scienziata donna, Ipazia, avrebbe potuto fare o su quelle che i suoi assassini potrebbero avere distrutto. Tuttavia è molto probabile che i pensieri di Blaise Pascal o i frammenti su Parigi di Walter Benjamin avrebbero perso smalto se i loro autori non fossero scomparsi prima del tempo, lasciandoli splendidamente incompiuti.
Malgrado avesse solo trentacinque anni, Mozart, gonfio e stanco, era molto diverso dall’enfant prodige che aveva inebriato e scandalizzato Vienna. Se le ragioni fisiche della sua prematura scomparsa restano ignote, sicuramente i dispiaceri degli ultimi anni e la fine del favore della corte avevano contribuito minare una salute già fragile. Come Galois anche Mozart fu sepolto in una fossa comune.
LA LOTTA
Nei geni caduti giovani affascina la lotta con la morte imminente. «La vita di un uomo di qualsiasi valore è un’allegoria continua, e pochi occhi riescono a svelarne il mistero», scriveva il grande poeta John Keats, destinato a morire di tisi a venticinque anni in una casa, oggi museo, in Piazza di Spagna. Sulla sua lapide volle che fosse inciso: «Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell’acqua». Ancora prima, a vent’anni, doveva uscire dalla vita Raymond Radiguet. Per fargli scrivere la sua prima opera, il Diavolo in corpo, il suo scopritore, Jean Cocteau, era giunto a chiuderlo in camera. Tutta la breve vita di Radiguet fu scossa da una costante accelerazione. Raymond detestava la giovinezza e avrebbe solo voluto invecchiare. Nella prefazione alle sue poesie aveva dichiarato: «In questo momento della vita i mesi valgono degli anni».
La lista dei geni scomparsi precocemente è lunga, Da Alan Turing a Lautréamont, da Guillaume Apollinaire a Garcia Lorca, da Annemarie Schwarzenbach a Boris Vian.
Ma il paradigma nascosto della loro vita rimane quello adottato da Galois, il duello con un avversario invincibile la morte da affrontare senza smettere di lavorare fino all’ultimo.