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 2015  maggio 09 Sabato calendario

USA E SPAGNA CORRONO, L’ITALIA STRISCIA

La ripresa, forse, c’è. Il lavoro invece è scomparso. Sono queste le conclusioni dopo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat. Dal documento emerge che nel primo trimestre le prospettive del Pil tendono a migliorare. La crescita, per l’intero 2015, prevista sale dallo 0,5% stimato a novembre allo 0,7%. Migliorerà anche nel 2016 (1,2%) e nel 2017 (1,7%). Non è molto ma va bene così. Tanto più che la produzione industriale ha ricominciato a camminare. A marzo ha fatto +0,4% che porta il saldo complessivo del primo trimestre +0,3% e lascia ben sperare per il Pil dei primi tre mesi in uscita la settimana prossima Le previsioni oscillano fra 0,1 e 0,2%. Toccando a dicembre +0,7%. Livelli da prefisso telefonico dopo aver perso il 10% in sei anni. A livello europeo, i dati di marzo premiano decisamente i paesi periferici rispetto a quelli più importanti, a conferma che è in corso una sensibile riduzione dello «spread di crescita» tra le due aree. A fronte del buon andamento della produzione in Italia e Spagna (+2,9%) numeri negativi e inferiori alle stime si sono registrati sia in Germania (-0,5%) sia in Francia (-0,3%). Il dato della zona euro uscirà mercoledì: le stime indicano un +0,2% dopo il +1,1% di febbraio. Non si può certo dire che l’Europa abbia intonato la marcia trionfale. Dove le prospettive dell’Italia diventano buie è sul fronte del lavoro. La disoccupazione, infatti, resterà intorno al 12,5% per quest’anno e il prossimo. Tornerà al 10% solo nel 2019. Vuol dire che serviranno quattro anni per avere un tasso di disoccupazione comunque superiore a quello del 2007 (7%): Per capire ricordiamo che gli Usa hanno appena fornito i dati sul lavoro di aprile. Sono stati creati 223 mila posti di lavoro, la disoccupazione è scesa al 5,4% e quella giovanile intorno al 17% . In Italia invece è vicina al 45%. Considerando la situazione non si capisce proprio come l’economia italiana possa ripartire in maniera stabile. Anche nel 2019, quando secondo l’Istat la situazione migliorerà un po’ avremo un tasso di disoccupazione doppio di quello Usa di oggi. E’ ovvio che stiamo parlando di nulla: nemmeno il mago Otelma può sapere che cosa accadrà fra quattro anni. Non è un problema di essere gufi, ma neanche rondinelle ingenue. Stiamo vivendo un momento magico e nonostante questo abbiamo una ripresa fragile e una disoccupazione alta. I momento magico è fatto dalle misure di politica monetaria preparate da Draghi e dal calo del prezzo del petrolio. Due fortune che però stanno scomparendo: il prezzo del petrolio è tornato a 60 dollari e questo potrebbe spingere Draghi a zittire il suo bazooka ben prima del settembre 2016. La tendenza dell’inflazione a medio termine è già arrivata all’1,8%. Siamo vicinissimi al 2% fissato nello Statuto della Bce. Appena ci arriva Draghi dovrà fermarsi se non vorrà rimetterci il posto. Ecco, la situazione è questa. La festa sta finendo e l’Italia non ha niente da mettersi. Tanto più che i fronti di instabilità si moltiplicano. La partita con la Grecia si sta trasformando in un tavolo da poker con i protagonisti che bararno. Pare infatti che il ministro Varoufakis abbia presentato un piano diverso da quello annunciato. All’inizio della settimana si riunisce l’Eurogruppo per esaminarlo. Chissà che cosa penseranno i partner. Comunque Draghi rassicura: «Nessuno può uscire dall’euro, I trattati non lo prevedono». Le Borse festeggiano: Milano guadagna il 2,06%, Londra vola al +2,32%, Francoforte aggiunge il 2,65%, Parigi il 2,48%. Stona Atene, che chiude debole a -0,3%. Ma questa è un’altra storia.