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 2015  maggio 12 Martedì calendario

MenuNotizie tratte da: George Plimpton, Truman Capote. Un libro in cui vari amici, nemici, conoscenti e detrattori rievocano la sua turbolenta carriera, Garzanti Milano 2014, pp

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Notizie tratte da: George Plimpton, Truman Capote. Un libro in cui vari amici, nemici, conoscenti e detrattori rievocano la sua turbolenta carriera, Garzanti Milano 2014, pp. 468, 29 euro.

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• Monroeville, in Alabama, 1800 abitanti, il paese in cui crebbe Truman Capote. Entrando da sud, dopo i campi di cotone, per prima cosa si incontra Vanity Fair, l’impresa di biancheria femminile che poi ha iniziato a produrre jeans Lee e magliette polo.

• Jennie Faulk, la zia di Truman, aveva nella piazza di Monroeville il suo negozio di modista. Fu la famiglia Faulk ad allevarlo.

• Quella volta che Truman entrò nell’alimentari di Dickie Williams, che gli chiese: «Come fai a sapere che quello che scrivi avrà successo?». E Capote rispose: «È come il baseball. Imbroccare il primo lancio buono è difficile, ma una volta fatto quello, il resto è facile».

• Harper Lee, scrittrice, amica di Truman Capote, che tutti a Monroeville chiamavano Nelle.

• Nel vecchio tribunale di Monroeville descritto nel libro della Lee, Buio oltre la siepe, al piano superiore, sulla porta dell’aula maggiore, c’è una targa che dice: «Questa stanza è servita da modello per la scena del tribunale nel Buio oltre la siepe».

• Oggi, Harper Lee vive ancora a Monroeville, in un piccolo ranch di mattoni a un solo piano.

• La madre di Capote, Lillie Mae Faulk, aveva la fama di essere una gran bellezza del Sud. Era considerata da tutti la ragazza più carina del circondario, non era più alta di uno e cinquantacinque, capelli biondo scuro. Sposò il primo uomo con un po’ di soldi che incontrò, Arch Persons, e abbandonò il figlio Truman dai suoi parenti, ancora piccolissimo, quando aveva circa due anni, per andarsene sperando di fare la bella vita con il marito. Vinse un concorso di bellezza sponsorizzato dalla Lux. Alla fine divorziò, lasciò il bambino con i Faulk a Monroeville e se ne andò a New York in cerca di fama e fortuna. Tornava per fare delle brevi visite al figlio, magari una giornata, ma non si fermava mai molto.

• Quando se ne andò a New York, Lille Mae lasciò Truman alle cugine Jeannie, Callie e Sook Faulk. Vivevano in una grande casa cadente con un corridoio al centro e ognuno aveva una camera da letto. I bambini di solito dormivano insieme, ma Truman stava da solo, perché non voleva dormire con nessun altro.

• Mary Ida Faulk, la sorella minore della madre di Truman, aveva sposato Jennings Carter. Era una donna piccolina, generosa e impegnata nella comunità. Faceva giardinaggio e varie attività con le sue amiche. Quando era già in pensione lei e il marito presero una motocicletta e fecero un viaggio in Carolina.

• Jennings aveva due mule, che aveva chiamato una Mary e l’altra Ida, come la moglie.

• Sook Faulk, che incoraggiava Truman a vestirsi da donna. Non lo lasciava andare in bicicletta per paura che si facesse male e lo viziava molto.

• Sook da bambina aveva avuto una malattia, forse febbre tifoide, e anche se non aveva riportato dei veri e propri danni cerebrali era un po’ infantile negli atteggiamenti. Gestiva la casa e il suo compito nella famiglia Faulk era badare che ci fosse cibo in tavola, che i vestiti fossero stirati e i letti rifatti.

• Ogni sera Jennie Faulk portava a casa dal negozio di modista che aveva in piazza quello che chiamava il sacchetto dei soldi: una piccola borsa di tela con le monete e non poche banconote tolte dal registratore di cassa. Lo appoggiava su un tavolo in casa. Sook ci infilava le dita e si prendeva una manciata di monetine. Era solo una manciata di spiccioli e lo faceva una volta la settimana, di solito il sabato.

• Sook, che non era timida, però non andava in paese a fare la spesa; faceva solo ordinazioni al telefono. Non andava in chiesa e aveva visto solo un film, Via col vento. Aveva un vizio, masticava tabacco. La sua marca preferita era Brown Mule.

• Le Faulk vestivano Truman Capote da bambino come un piccolo lord. Indossava vestiti puliti quasi ogni giorno.

• Truman Capote da giovane era piccolino, ma atletico e muscoloso. Sapeva sollevarsi a una sbarra con la forza delle braccia, si arrampicava sulla corda a mani nude e sapeva fare la ruota sulle mani.

• Truman, che non picchiava mai nessuno e non faceva la lotta.

• Quando Capote iniziò la scuola a Monroeville sapeva già leggere e scrivere. Credeva che la maestra sarebbe stata orgogliosa di lui, invece lei non si rendeva conto della sua intelligenza e cercava di trattarlo come uno studente normale.

• Uno dei passatempi preferiti di Truman era giocare alla scuola nel giardino sul retro di casa, dove c’era una catasta di legna da ardere. Faceva sistemare a Nelle e al cugino Jennings i pezzi di legno come se fossero una cattedra e una sedia e poi lui faceva il maestro.

• Truman e il signor Lee, il padre di Harper, si mettevano a parlare di parole e di parole crociate e poi giocavano tra loro a inventare una frase usando parole che iniziavano con la stessa lettera, per esempio: «Il sole splendente sprofonda nella sabbia».

• Truman, che si era inventato un circo e faceva pagare il biglietto.

• Capote iniziò a scrivere quando aveva circa otto anni.

• Il padre di Truman lavorava nella navigazione fluviale, sulla Streckfus Steamboat Line che andava su e giù per il Mississippi. Truman andava sul battello, nel fine settimana, e ballava il tip-tap. Era un ottimo ballerino, anche se non aveva mai preso una lezione.

• Truman aveva un quadernetto tascabile in cui annotava delle piccole scene. Aveva un vecchio baule che teneva sotto il letto di Sook e ci metteva le sue carte, poi chiudeva con una piccola chiave. Non voleva si toccasse quello che scriveva.

• Harper Lee, che voleva fare l’avvocato, come suo padre e sua sorella. Le interessava solo bazzicare in tribunale e giocare a golf. Era molto competente su ogni genere di legge costituzionale, andò alla facoltà di Legge ma a una settimana dalla laurea decise che invece voleva scrivere.

• Quand’era piccolo, Truman aveva una macchina da scrivere e lavorava ogni giorno in una stanzetta che usava come studio. Convinse Harper che doveva scrivere anche lei, così avrebbero lavorato ogni giorno per due o tre ore. Lei non aveva tanta voglia, ma lui le fece prendere l’impegno, che mantennero per un bel po’ di tempo.

• Truman, che adorava leggere e stare sveglio fino a tardi. Jennie e Sook si erano rassegnate e gli portavano il caffè a letto.

• Truman, verso le tre o le quattro del pomeriggio, aveva un calo di energie. Si metteva in salotto, accoccolato in un angolo dove gli arrivava la luce sul libro, e se ne stava seduto per terra con le ginocchia piegate fino al mento.

• Truman, che faceva parte del Sunshine Club, chiamato come la pagina per bambini del Mobile Press-Register, dedicata ai piccoli che volevano scrivere. Una volta vinse un concorso con uno scritto intitolato Il vecchio impiccione. Doveva essere pubblicato sul giornale in due parti, una il sabato e una la domenica. Ma sua zia si rese conto che parlava del loro vicino di casa e annullò la pubblicazione.

• Per tutta la vita Truman Capote finse che Il vecchio impiccione fosse stato pubblicato sulla Sunshine Page del Mobile Press-Register, ma non era vero.

• Quella volta che il padre di Truman, Archie, venne in paese a trovarlo. Arrivò in una decappottabile azzurra con due signore sul sedile posteriore e chiese al figlio se voleva portarle a fare un giro. Truman non aveva la patente, ma prese lo stesso le chiavi e si mise alla guida. Non arrivava a vedere neppure oltre il volante, ma guidava così veloce che l’auto pareva andare su due ruote.

• Arch Persons, il padre di Truman, un uomo di bell’aspetto e molto silenzioso. Le sue idee servivano spesso a estorcere denaro alla gente.

• Quella volta che Arch fece seppellire vivo un uomo nel giardino della scuola. Voleva vedere quanto resisteva senz’aria. Lui e i suoi amici lo tennero nel terreno per un giorno o due, facendo pagare il biglietto a chi voleva vederlo. Poi lo tirarono fuori, mezzo morto, ma che respirava ancora.

• Mentre era in seconda elementare, Truman apprese che avrebbe dovuto lasciare Monroeville per andare su al Nord con la madre. Disse che voleva dare una festa così grandiosa che tutti si sarebbero ricordati di lui. Decise di fare una festa di Halloween in costume. Inventò decine di giochi. Uno consisteva in una serie di scatole di cartone con un buco sopra in cui i bambini dovevano infilare la mano per indovinare che cosa c’era dentro.

• Il golf e la criminologia, due delle passioni di Harper Lee.

• Quando morì sua madre Lillie Mae, Truman era in Europa. Mandò un telegramma e la fece cremare. Joe Capote, il suo secondo marito, mise le ceneri in un mausoleo, ma a un certo punto smise di pagare l’affitto, così le ceneri andarono perse.

• Quando Lillie Mae divorziò da Arch Persons e andò a New York, si trovò Joe Capote, un prospero uomo d’affari cubano. Lui l’adorava e le regalò subito lo stile di vita che lei desiderava: un bell’appartamento, bei vestiti ecc.

• Appena arrivati a New York, Truman fu iscritto dalla madre alla Trinity. All’epoca c’erano 350 o 400 studenti fra elementari e medie. La giornata iniziava nella cappella, ogni mattina.

• Truman, che andava male in matematica e aveva voti pessimi. Invece, eccelleva negli esercizi a corpo libero in palestra.

• Dopo aver fatto il primo anno delle superiori alla Trinity, Truman passò alla Greenwich High School di Greenwich, in Connecticut. La sua famiglia aveva acquistato una casa nel quartiere di Millbrook.

• Truman, che amava nuotare. Sapeva pattinare sul ghiaccio ed era un bravissimo ballerino.

• All’età di quindici o sedici anni, Truman fece una proposta di matrimonio alla sua amica Phoebe Pierce Vreeland. Andavano d’accordo e così pensarono che sarebbero stati amici per sempre. Poi lei rimase coinvolta in una relazione, andò al ballo con un altro, Truman si arrabbiò moltissimo e calpestò la sua foto.

• Truman e Phoebe andavano spesso al cinema al Pickwick Theater. Li buttavano sempre fuori perché durante lo spettacolo riscrivevano i film ad alta voce, gridando e ridendo.

• Negli anni di Greenwich, Truman e Phoebe parlavano in continuazione, leggevano il New Yorker e ascoltavano il jazz. Frequentavano negozi di dischi usati e jazz bar.

• A Truman importava solo di fare lo scrittore.

• Catherine Wood, che faceva l’insegnante alla Greenwich High School. Fu lei a dare a Truman le basi di grammatica e delle cose fondamentali, la struttura della poesia, e intercedeva presso gli altri professori in modo che lui riuscisse ad aggirare gli ostacoli come l’algebra.

• Truman, da sempre interessato all’alta società, fin dall’età di dodici o tredici anni. Quand’era a Greenwich conosceva gente molto noiosa, ma era interessato alle loro case, a come vivevano e ai retroscena di quel mondo.

• Lillie Mae, la madre di Truman, che tutti a Greenwich chiamavano Nina. Era una vera figlia del Sud e si meravigliava per ogni cosa. Era molto attraente, vestiva bene, aveva senso dello stile e nell’acconciare. Adorava le ametiste e le portava sempre. Con Truman era un momento affettuosa e un attimo dopo tremenda.

• Joe Capote era brillante e spiritoso e sapeva ballare la rumba. Non sapeva gestire però le sue finanze e finì a Sing Sing per appropriazione indebita.

• Nel 1942 Nina e Joe tornarono a New York, in un appartamento in Park Avenue 1060, dove organizzavano le feste.

• Nina e Joe erano appassionati di cavalli e scommettevano. Fu il gioco d’azzardo la rovina di Joe.

• Di nuovo a New York, Truman tornò per un periodo alla Trinity School prima di passare alla Franklin.

• Una delle caratteristiche più peculiari di Truman Capote come scrittore era la capacità di interpretare la mente di un bambino.

• Sebbene Capote abbia sostenuto in molte occasioni di non aver mai preso la maturità, non era vero. Lo fece alla Franklin School di New York, una scuola privata nell’Upper West Side, nel 1943. Andava malissimo, aveva l’insufficienza in parecchie materie e spesso bigiava le lezioni.

• Capote, che essendo piccolo di statura appariva più giovane della sua età.

• L’anno del diploma, Capote vinse il premio letterario della Franklin. Scriveva sulla rivista letteraria della scuola, la Red & Blue, e ne fu uno dei direttori.

• «Sprecare il mio tempo all’università sarebbe stata l’ultima cosa che avrei fatto al mondo, perché sapevo già quello che volevo fare. Al tempo avevo letto una quantità enorme di libri, ed ero davvero uno scrittore molto esperto. Non c’era ragione per cui andassi all’università» (Truman Capote).

• Quando Capote fu assunto come fattorino e garzone all’ufficio grafico del New Yorker. Uno dei suoi compiti era temperare le matite. Aveva i capelli dorati e portava una mantella da opera.

• Quella volta che il New Yorker mandò Truman a un seminario tenuto da Robert Frost in New England perché scrivesse un pezzo per la rubrica Talk of the Town. Lui scrisse esattamente quello che pensava di Frost, cioè che fosse un idiota pieno di sé e che fosse patetico vedere tutti pendere dalle sue labbra, e fu licenziato su due piedi.

• Truman, che nel suo appartamento di New York stava seduto in cucina la sera a battere a macchina con una minuscola macchina da scrivere, mentre la madre Nina si lamentava del rumore.

• Il primo racconto che Truman Capote vendette, a Whit e Hallie Burnett per la rivista Story, si chiamava Il mio punto di vista. Aveva diciannove anni.

• Quella volta che Truman Capote saltò sulla schiena di Leo Lerman, il suo editor, e lui lo portò così verso ovest, in direzione della Terza Avenue. Alla fine lo fece scendere.

• Leo Lerman viveva all’incrocio fra la Novantaquattresima e Lexington, al numero 1453, la data della caduta di Costantinopoli.

• Lerman, che riceveva la gente a letto, in vestaglia e fez turco. Aveva una peculiarità: non sapeva accendere i fiammiferi. Non se ne poteva accendere uno accanto a lui perché sarebbe svenuto immediatamente, un trauma infantile. Allora Truman andava ad accendergli la stufa e fargli il caffè. Qualche volta era Marlene Dietrich che gli accendeva la stufa.

• Le feste a casa di Leo Lerman si svolgevano la domenica sera. Si ritrovavano tutti lì e poi uscivano a cena.

• Fu l’editor George Davis a lanciare Truman Capote, pubblicando il suo racconto Miriam su Mademoiselle di giugno, nel 1945.

• A Yaddo, la villa di cinquantacinque stanze che i coniugi Katrina e Spencer Trask avevano lasciato agli artisti. Spencer era un finanziere e uomo d’affari e aveva aiutato Adolph Ochs a comprare il New York Times salvandolo dalla bancarotta. Ebbero quattro figli, due morirono poco dopo la nascita, una a nove anni e l’altro a cinque.

• Un giorno, passeggiando per la tenuta, i coniugi Trask decisero che, non avendo figli, Yaddo sarebbe diventata un luogo dove scrittori, pittori e compositori potessero lavorare in un ambiente tranquillo, senza essere disturbati dalle interruzioni.

• Elizabeth Ames, la prima direttrice di Yaddo. Stabilì le cosiddette «ore tranquille»: si poteva fare rumore solo fra le quattro di pomeriggio e le dieci di sera. Alle otto di mattina l’ospite trovava su un ripiano dietro la casa un cestino con il nome e dentro il pranzo (bastoncini di carota, panini, frutta, un biscotto) e un thermos di caffè o di tè, da portare allo studio. Gli uomini indossavano le giacche per la cena, dopo seguiva almeno un’ora di conversazione fra gli ospiti, il tutto sotto la direzione di Elizabeth Ames.

• Il menu di Yaddo: pollo arrosto la domenica, spaghetti il lunedì, stufato il martedì, tacchino il mercoledì, melanzane il giovedì, pesce il venerdì e stinco di maiale il sabato.

• Newton Arvin, il secondo insegnante privato di Capote. Era omosessuale. Vestiva in modo assai elegante ma tradizionale. Prestava enorme attenzione agli abiti, aveva diversi completi e camicie e li abbinava sempre con stile. Aveva una fissazione per camicie e cravatte. Era senza capelli, di costituzione minuta e portava occhiali da civetta. Non aveva la macchina e non l’ebbe mai. Era ipocondriaco, molto sensibile e timido, ma aveva grande personalità e motivazione.

• Arvin e Capote ebbero una grande storia d’amore. Arvin aveva già avuto una serie di amanti. Poi li lasciava, o loro lasciavano lui, e questo lo portava a effetti traumatici, anche a tentare il suicidio.

• Durante la presidenza Eisenhower, il direttore generale delle poste lanciò una campagna contro la stampa pornografica. C’era un apposito timbro postale e le persone venivano incoraggiate a denunciare chiunque sospettassero potesse ricevere materiale del genere via posta. Newton Arvin era abbonato a qualcosa di simile, più che altro fotografie. Venne avvisata la polizia di stato del Massachusetts, che fece irruzione in casa sua devastandogli l’appartamento. Come prova sequestrarono foto di modelli maschili che uscivano dal bagno o dalla doccia. Per Newton, che dovette affrontare i processi, fu una cosa spaventosa. Fu condannato, ma la sentenza fu sospesa.

• Newton Arvin, che teneva sul comò della sua camera un nudo di Capote diciottenne in posa da bodybuilding, e lo conservò fino alla morte. Aveva spinto Truman ad allontanarsi da lui perché, gli diceva, «se resti con me non hai futuro».

• Nel 1947 Capote fece un viaggio sull’isola di Nantucket.

• Capote, che andava spesso nel bagno delle signore e poi lo diceva a tutti.

• Quand’era a Nantucket, Capote e i suoi amici frequentavano il bar di Gwen Gaillard e del marito Harold. All’epoca Truman mostrava una vera avversione per le donne. Non permetteva a nessuno di prendergli l’ordinazione, se non al cameriere che voleva lui. Chiedeva sempre quattro o cinque ciliegine nel suo Tom Collins e poi le infilzava. Entrava con addosso una maschera, per non prendere germi.

• Nel 1948 Capote pubblicò Altre voci altre stanze. Nella quarta di copertina del libro c’era una fotografia di lui semisdraiato sul divano. Quando qualcuno gli chiese come faceva a essere così bello, lui rispose: «Tutto quello che devi fare è pensare alla bellezza mentre ti fotografano – questo è il segreto – e allora sarai bello».

• «Adesso mi rendo conto che in Altre voci altre stanze stavo cercando di esorcizzare i miei demoni, le ansie sotterranee che dominavano i miei sentimenti e la mia fantasia: il mio ignorare tutto questo era probabilmente uno scudo protettivo fra me e la fonte inconscia del mio soggetto» (Truman Capote).

• Quella volta che il padre di Truman gli inviò come regalo un anello di famiglia. Capote lo aspettava con trepidazione, ma quando arrivò rimase deluso, perché era orrendo, un oggetto senza valore che pareva la sorpresa di una scatola di popcorn. Allora andò a venderlo e con i soldi ricavati portò la sua amica Phoebe a mangiare un sandwich al tacchino al White Turkey e a bere Manhattan.

• «Beeee-ne», così esordiva Truman Capote quando iniziava a narrare le storie che più gli piacevano.

• Nel 1948 Capote andò a Parigi. Qui, conobbe Denham Fouts, un prostituto, che era stato talmente colpito dalla foto sul divano di Truman da mandargli un assegno in bianco con una sola parola scritta: «Vieni». Truman andò a trovarlo nel suo appartamento di rue du Bac, dove c’erano solo un letto e sei sedie veneziane. Lui leggeva e Denham ascoltava. Non fecero altro, perché la libido di Fouts era stata completamente distrutta dall’oppio.

• Quando Truman raccontava di aver avuto una storia con Camus, ma non era vero, perché quest’ultimo andava dietro a tutte le attrici di Parigi e non era mai girata voce che fosse interessato agli uomini. Si erano conosciuti a una festa data da Gallimard, che era l’editore di Capote, a Parigi, nell’estate del 1948.

• Truman sfoggiava spesso una lunga sciarpa di Bronzini, che portava con qualunque tempo.

• Quella volta che Capote si presentò a casa di Leo Lerman dicendogli che la madre aveva dato di matto e aveva cominciato a buttare via dalla finestra tutte le lettere di Newton Arvin. Era sceso in strada, le aveva raccolte e le aveva portate a Lerman per fargliele custodire.

• Nel 1948, Capote lasciò la casa della madre al 1060 di Park Avenue e si trasferì in un piccolo appartamento, in uno stabile senza ascensore nella Seconda Avenue. Viveva con un ragazzo di nome Johnny Nicholson, che gestiva il Café Nicholson. L’appartamento era decorato nei toni del grigio ferro, del viola e del nero.

• Quando Truman Capote si innamorò di Jack Dunphy, che in precedenza era stato sposato con Joan McCracken. Si conobbero una sera a casa di Gray Foy, nell’ottobre del 1948. Si sedettero sul divano di satin rosso, uno a un capo e uno all’altro, ed entrambi si trovarono attraenti. Il giorno dopo vivevano già insieme.

• A Truman Capote non interessavano gli uomini che tutti consideravano tipi attraenti. Il suo ideale era un attore caratterista, Lloyd Nolan. Nessun altro, neanche la moglie, lo avrebbe mai definito un bell’uomo.

• «Sono convinto che, se davvero ti ci metti d’impegno, puoi avere chiunque tu voglia al mondo. Devi solo essere molto costante; devi davvero dedicarti a seguire quella persona, pensandoci in continuazione» (Truman Capote).

• Nel 1949, Capote e Jack Dunphy visitarono Ischia. Dopo andarono in Marocco. Poi fu la volta di Taormina, in Sicilia.

• A Taormina, con Capote e gli altri, c’era anche Peggy Guggenheim. Non faceva che bighellonare in giro. Parlava in continuazione e si riteneva una grande cuoca, improvvisando manicaretti.

• Il 4 gennaio 1954, Nina, la madre di Capote, morì suicida nel suo appartamento di Park Avenue. Truman si trovava con Jack all’hotel Choiseul in rue St. Honoré, a Parigi. Prese da solo l’aereo per tornare.

• Nello stesso anno Truman tornò in Italia, a Roma. Lui e Jack vivevano in un appartamentino in via del Babuino.

• Capote, che in quegli anni beveva molto, soprattutto vodka e gin.

• Truman Capote guidava malissimo.

• Capote aveva addestrato un uccello di nome Lola, una specie di corvo. Lo teneva sulla spalla e gli aveva insegnato alcune parolacce, come «fanculo» e cose simili.

• Nelle ultime settimane trascorse a Roma, Capote era in compagnia del regista John Huston e di Humphrey Bogart.

• Quella volta che Capote si riprese dalla sbornia alle sei del mattino e trovò re Farouk che faceva la hula-hula al centro della camera di Bogart.

• Una sera Capote e Bogart fecero a braccio di ferro, e Truman vinse. Il giorno dopo fecero la lotta, e Truman vinse ancora.

• Una volta Capote lasciò le riprese del film Il tesoro dell’Africa, di cui stava scrivendo la sceneggiatura con il regista Huston, per tornare a Roma e vedere il suo uccello, Lola. Disse che l’animale non voleva parlargli al telefono. Doveva essere malato o arrabbiato, invece era volato via dal balcone ed era sparito.

• Nel 1956, Capote si trasferì nel seminterrato della casa di Oliver Smith in Willow Street, a Brooklyn.

• Capote collezionava fermacarte, aveva cani, gatti e leopardi in ceramica.

• Capote, che parlava con quell’inflessione effeminata che a tutti pareva strana.

• Truman si definiva un autore «completamente orizzontale». Non riusciva a pensare a meno di non essere sdraiato, a letto, oppure disteso su un divano, con sigarette e caffè a portata di mano. Man mano che il pomeriggio avanzava, passava dal caffè al tè alla menta, allo sherry e ai martini. Scriveva la prima versione a mano, a matita. Poi faceva una revisione completa, sempre a mano. Batteva la terza stesura a macchina su carta gialla, tenendo la macchina da scrivere in equilibrio sulle ginocchia.

• Arrivato alla versione gialla, Capote metteva da parte il manoscritto per un po’, una settimana o un mese, per rileggerlo con maggior freddezza. Poi lo leggeva ad alta voce agli amici e infine decideva se pubblicarlo o no. Se decideva di sì, batteva la versione finale a macchina su carta bianca.

• Per anni, Capote ebbe l’attrazione del palcoscenico e voleva essere un ballerino di tip-tap. Provava le sue sequenze in casa fino a quando tutti non lo sopportavano più. Poi gli venne il desiderio di suonare la chitarra e cantare nei locali.

• If I Were Single Again, l’unico motivetto che Capote imparò a suonare con la chitarra. A un certo punto si stufò talmente tanto da regalare la chitarra a uno sconosciuto alla stazione degli autobus.

• Alcune delle superstizioni di Capote: non chiamava mai certe persone perché le cifre del loro recapito telefonico formavano un numero infausto; per lo stesso motivo non accettava una stanza d’albergo. Non sopportava le rose gialle; non permetteva che rimanessero tre mozziconi di sigaretta in un posacenere; non volava mai su un aereo con due suore; non cominciava e non finiva niente di venerdì.

• Capote, che in spiaggia usava dei boxer invece di un costume da bagno. Un paio aveva un motivo di grosse formiche e la scritta: Ants in my pants. Su un altro c’era scritto: «Non aprire fino a Natale».

• Capote si portava dietro una serie di occhiali: un paio trasparenti, un paio leggermente scuri e un paio molto scuri. Quando indossava questi ultimi, tutti sapevano che era in arrivo una menzogna.

• Capote, che non sapeva mentire per bene se non aveva gli occhi coperti.

• Babe Paley, Marella Agnelli, Gloria Vanderbilt, Gloria Guinness, C.Z. Guest, Lee Radziwill, Slim Keith. Capote le chiamava i suoi «cigni» per la loro bellezza, l’eleganza, il fascino e il collo lungo.

• Truman Capote, interessato a vestiti, rossetti, scarpe e tutte le cose che piacciono a una donna.

• «Be’, quando entro in una stanza, le persone rimangono scioccate. Si vede; loro non vedono che faccia fanno, ma io sì. Il motivo per cui sono così esagerato, così stridulo e così insistente è semplicemente per liberarli da quell’imbarazzo improvviso. Faccio qualcosa di così bizzarro che possono solo mettersi a ridere, e poi va tutto bene. Devo farlo ogni volta che entro in una stanza o che incontro qualcuno» (Truman Capote alla sua amica Slim Keith).

• Harper’s Bazaar si rifiutò di pubblicare Colazione da Tiffany, perché il suo editor, un certo Dick Deems, lo considerava non adatto e troppo sboccato. Quando si sparse la voce, fu l’editor di Esquire a proporsi per acquistarlo.

• Quando stava per uscire il film tratto da Colazione da Tiffany, George Axelrod, lo sceneggiatore, fece uno scherzo a Capote dicendogli che avevano cambiato il titolo in Seguite la bionda. Truman si arrabbiò moltissimo.

• Quella volta che il New Yorker mandò Capote in Kansas per scrivere di alcuni omicidi che c’erano stati, il massacro della famiglia Clutter. Era la fine di novembre del 1959. Truman aveva paura ad andare laggiù da solo e chiese ad Harper Lee di accompagnarlo. Quando acconsentì, lui le chiese se era disposta a prendere il porto d’armi per avere una pistola mentre stavano lì. Alla fine, quello che ne venne fuori fu A sangue freddo.

• Capote, che portava sempre la sua bottiglia di whisky J&B quando andava in casa d’altri.

• Capote aveva la voce molto strana, ma una volta conosciuto la cosa passava in secondo piano.

• Quando Capote si trovava in Kansas, decise di cambiare modo di vestire per essere il più possibile simile agli abitanti del luogo. Si sbarazzò della lunga sciarpa che svolazzava al vento e si comprò un paio di stivali e un cappello da cowboy.

• Dopo la mezzanotte del 14 aprile 1965, quando Truman Capote assistette all’impiccagione di Perry Smith e Dick Hickock, autori del massacro della famiglia Clutter, in Kansas. Per scrivere il suo libro, aveva seguito la storia e parlato con gli assassini per tutto il tempo, e loro richiesero la sua presenza poco prima di essere giustiziati.

• Perry Smith, che prima di essere giustiziato chiese mezza barretta di gomma da masticare Juicy Fruit.

• Quando Smith arrivò sul patibolo (fu giustiziato per secondo dopo Hickock), Capote scappò dal magazzino e non riuscì ad assistere. Si vociferava che in carcere fossero diventati amanti. Passavano molto tempo da soli in cella e Truman spese una certa quantità di denaro per corrompere la guardia in modo che stesse dietro l’angolo.

• Capote si allenava a trascrivere conversazioni senza l’uso del registratore. Lo faceva chiedendo a un amico di leggergli dei passi di un libro che più tardi avrebbe trascritto per vedere quanto riusciva ad avvicinarsi all’originale. Dopo aver fatto questi esercizi per un anno e mezzo, un paio d’ore al giorno, era in grado di arrivare al 95 per cento di precisione.

• Durante gli oltre cinque anni in cui raccolse il materiale sull’omicidio della famiglia Clutter, Capote scrisse agli assassini due volte alla settimana. Una lettera sola per entrambi non funzionava, doveva scrivere a ciascuno dei due e doveva stare attento a non ripetersi, perché erano molto gelosi l’uno dell’altro. Scriveva loro di quello che faceva, di dove viveva, descrivendo ogni cosa nei minimi dettagli.

• Quella volta che Capote era diretto in Svizzera e i Paley si offrirono di dare un passaggio al suo bulldog con il loro jet privato.

• Capote ebbe due bulldog, prima Charlie e poi Maggie, e una gatta, chiamata Diotima.

• Truman Capote perdeva sempre la patente e continuava a guidare. Finiva spesso nei guai con la legge. Una volta, si presentò in tribunale in calzoncini, facendo arrabbiare il giudice.

• Capote, che alla guida non ci vedeva bene e finiva sempre sopra i cordoli.

• Una volta Capote fu messo dentro per guida in stato di ubriachezza. Quando entrò la moglie dello sceriffo e lo vide, gli chiese se poteva portare alcuni amici con dei libri da autografare. Capote acconsentì e li autografò seduto in galera.

• «Scrivi sempre a proposito di qualcosa che conosci. Non scrivere un libro su come accudire un barboncino. Tu non hai un barboncino. Scrivi di quello che sai» (Truman Capote a Doris Lilly, che poi scrisse Come sposare un milionario).

• Lo scrittore Gore Vidal, che sapeva imitare alla perfezione Truman Capote al telefono.

• Capote ammirava molto Faulkner. Raccontava che una volta a una sua festa Faulkner si era ubriacato e gli aveva chiesto se poteva fare un bagno. Rimase chiuso lì quaranta o cinquanta minuti, fino a quando Capote si preoccupò ed entrò a cercarlo. Lo trovò nella vasca da bagno che piangeva.

• Mentre scriveva A sangue freddo Capote diventò più mascolino. Conoscere tutta quella gente del Kansas gli aveva dato energia, si stava temprando.

• Il 28 novembre 1966, quando Capote organizzò una festa da ballo a New York, nella più bella sala da ballo della città, al Plaza, dove invitò le persone più famose ed eleganti del mondo. Fu un ballo in bianco e nero, in maschera. Il pretesto, una festa per l’editore Katharine Graham. Truman lavorò sulla lista degli invitati per tutta l’estate.

• Capote, che aveva sempre dichiarato di aver invitato 500 amici alla sua festa e di essersi fatto 15.000 nemici.

• Andy Warhol, tra gli invitati alla festa in bianco e nero di Truman Capote. E poi c’erano anche Frank Sinatra e Mia Farrow.

• Prima del ballo ci furono delle cene. Poi alcuni pullman con tanto di servizio bar e champagne portarono tutti al Plaza.

• La lista degli invitati al ballo fu pubblicata sul New York Times.

• Quando Capote viaggiava, non sapeva mai quanto si sarebbe fermato e arrivava con un mucchio di bauli di Vuitton pieni di roba.

• A volte, Capote chiamava Marella Agnelli e le chiedeva se poteva andare a trovarla a Torino. Gli piaceva alloggiare nella camera degli ospiti, quella di colore azzurro.

• Truman Capote non aveva nessun tipo di cultura. Non sapeva niente della letteratura europea, non guardava mai un capolavoro di architettura, un quadro o un museo.

• Capote, che passava tutto il mese di agosto sullo yacht degli Agnelli.

• «Una delle cose belle di Truman era che conservava sempre un elemento di stupore infantile dentro di sé. È una caratteristica deliziosa in una persona. Per quanto sofisticati fossero i suoi desideri, la sua sorpresa e la sua meraviglia non venivano meno. Se qualcuno gli faceva un complimento, si esaltava. Era come se fosse la prima volta» (Judy Green, amica di Capote).

• Truman Capote, che era un bravissimo narratore di storie. Spesso raccontava anche storie sporche e tutti ridevano, perché avevano timore di offenderlo.

• Quella volta che Truman intervistò Marlon Brando, nell’intervista intitolata Il duca nel suo dominio, che si confidò a proposito della madre alcolizzata in una stanza d’albergo in Giappone, mentre girava Sayonara.

• Truman Capote non si lamentava mai della sua statura o della sua voce, ma cercava sempre di migliorare le cose: si faceva fare dei ritocchi al viso, ai denti aveva fatto lavori per 32 mila dollari, si fece il trapianto di capelli. Era molto vanitoso e si preoccupava molto dei suoi abiti. Uno dei negozi in cui si serviva era Dunhill’s, aveva un sarto a Londra. Portava sempre golf rosa, beige e gialli.

• Quando Truman Capote andò nel primo topless bar di San Francisco, il Condor. Qui si esibiva Carol Doda, la prima ballerina in topless della città. Dopo un po’ che la guardava danzare, Capote disse: «Com’è possibile che sia lassù a ballare quando il mio seno è più grande del suo?». Poi bevve qualche altro cocktail e saltò sopra il tavolo, deciso a ballare anche lui. Si era tolto giacca e cravatta e stava sbottonandosi la camicia quando i suoi amici lo fermarono. Dopo che Herb Caen ne scrisse nella sua cronaca mondana, Carol Doda ci rimase così male da andare a farsi fare degli impianti in silicone.

• Truman, quand’era di cattivo umore, si presentava vestito con felpa e jeans.

• Capote era molo amico di Cecil Beaton, fotografo e costumista. Molte sue tecniche e amicizie importanti erano modellate su Cecil.

• Cecil Beaton, uno snob clamoroso. Solo chi era nobile, o molto ricco, potente, o un genio assoluto, o una compagnia meravigliosa poteva avere a che fare con lui. Era ossessionato dal potere, avrebbe venduto l’anima per essere invitato a prendere un tè con la regina.

• Capote non solo approfittò di Beaton per incontrare altre persone, ma lo osservò da vicino: il suo stile, i metodi che usava per entrare in contatto con la gente. Divenne molto amico di Cecil e lui lo coinvolse in gran parte della sua vita sociale. Questo fino a quando Beaton si rese conto del potere che Truman stava accumulando e si fece diffidente.

• Si diceva che Truman fosse famoso per le telefonate che faceva a Johnny Carson, il conduttore del celebre The Tonight Show, quando doveva vendicarsi di qualcuno. Si presentava in trasmissione e attaccava la persona in questione.

• Lo scrittore Gore Vidal, l’unico che forse non temeva Capote. Erano veri nemici. Finì che Vidal denunciò Capote per diffamazione. Truman subì una sconfitta cocente e la faida tra i due terminò.

• Truman Capote era diventato talmente famoso che per strada lo riconoscevano tutti. Come lui, nel Novecento c’era stato solo un altro scrittore americano, Ernest Hemingway.

• Truman, che quando iniziava a fantasticare o a raccontare una bugia tendeva ad alzare gli occhi al cielo e a guardare verso l’alto.

• Nel 1968, Capote prese casa a Palm Springs, in Paseo el Mirador. Ogni tanto dava pranzi e cene per i suoi ospiti famosi. Amava vivere lì, fino a quando la sua casa fu svaligiata, subì diversi furti e iniziò a non essere più tranquillo.

• Nel 1963 o 1964, Capote comprò dal suo amico Herb Caen una Jaguar rossa, una berlina 3.8. Era un rottame, ma lui insistette per comprarla lo stesso e andare a Palm Springs con quella. Ovviamente, non ci arrivò mai, perché l’auto si bloccò a Fresno.

• Quella volta che Maggie, il cane di Capote, tirò giù dall’armadio la pelliccia di zibellino di Lee Radziwill, ospite di Truman a Palm Springs, e la fece a brandelli con i denti. Capote trovò la cosa esilarante e ne rise per giorni.

• Danny (il nome è finto – ndr), un uomo con cui Capote ebbe una relazione nel periodo di Palm Springs. Per lavoro faceva il pieno agli aeroplani, di notte, mentre di giorno riparava condizionatori. Per questo è conosciuto come «l’uomo dell’aria condizionata». Era sposato, aveva due figli e sua moglie viveva a Chicago. Molto probabilmente Truman fu la sua prima esperienza omosessuale.

• Capote, follemente innamorato di Danny. Voleva regalargli il mondo. Gli fece curare i denti, gli comprò una Mercedes, lo portò dal sarto e lo ripulì. Lo fece diventare elegante e lo trascinò in Europa. Lo portò persino sullo yacht degli Agnelli, ma Danny si sentiva a disagio e le cose non andarono bene.

• Di ritorno da un viaggio in Danimarca, sull’aereo che li riportava a Londra, Danny disse a Truman che non ne poteva più e lo lasciava. Questo scatenò uno dei grossi crolli di Capote. Ne fu devastato.

• Un altro con cui Capote ebbe una storia fu John O’Shea, un uomo bruno di mezza età che aveva moglie e quattro bambini. Si conobbero nell’appartamento di Truman di UN Plaza, dove lui era andato per discutere di questioni finanziarie. Probabilmente Capote fece qualcosa di molto brutto senza averne l’intenzione, perché devastò la vita di O’Shea.

• Capote e O’Shea presero in affitto una casa a Mendocino. Bevevano un sacco di vodka. Di lui Truman diceva: «Ha il pene più perfetto che ci sia».

• I figli di O’Shea, che arrivarono a odiare il padre e ad amare Truman, che per loro era un po’ come uno zio. Quando avevano un problema, avevano bisogno di soldi o altro, se ne occupava Truman.

• Dopo i primi tre mesi, la storia tra Capote e O’Shea cominciò a raffreddarsi. O’Shea iniziò a diventare violento, si era innamorato di un’amica che faceva l’attrice e così lo lasciò, sparendo e portandosi dietro il suo manoscritto di Preghiere esaudite. Truman era disperato e assunse un investigatore privato per riuscire a ritrovare il manoscritto. Alla fine riuscì a recuperarlo grazie a un uomo che era proprietario di alberghi a Las Vegas e conosceva tutti.

• La fine dal punto di vista sociale di Truman Capote cominciò quando decise di pubblicare un estratto di Preghiere esaudite su Esquire, in cui la maggior parte dei personaggi era ispirata a persone reali, i suoi migliori amici, di cui lui parlava male e spettegolava.

• Liz Smith, la giornalista freelance che portò alla pubblica attenzione sulla rivista New York ciò che stava succedendo in seguito alla pubblicazione di La Côte Basque, il racconto di Truman Capote tratto da Preghiere esaudite, su Esquire. Per chi non aveva letto il brano, Liz Smith riportava alcune delle indiscrezioni che conteneva. La maggior parte di esse veniva da una certa Lady Ina Coolbirth, probabilmente Slim Keith.

• Tra le indiscrezioni di La Côte Basque: la duchessa di Windsor che non pagava mai il conto; Gloria Vanderbilt che non riconosceva il primo marito vedendolo entrare nel ristorante; una tal persona con l’alito cattivo; ecc. Altre indiscrezioni erano molto più pensanti.

• La storia dell’ascesa di Ann Woodward, ne La Côte Basque Ann Hopkins, terminata quando sparò con un fucile al marito, William Woodward Jr., scambiandolo per un topo d’appartamento in un corridoio buio. La Woodward si era tolta la vita pochi giorni prima che Esquire uscisse in edicola e si sparse la voce che si fosse buttata dalla finestra perché ne aveva vista in anticipo una copia.

• Una delle storie più crudeli raccontata da Capote nel suo libro fu quella su Bill Paley, all’epoca capo della Cbs, che gli costò la fine dell’amicizia con Babe, moglie di Bill e una delle sue più care amiche. La storia riguarda un incontro clandestino all’hotel Pierre tra Bill, che Capote chiama Sidney Dillon, e la «moglie del governatore», molto probabilmente Marie Harriman. La scena termina con il personaggio di Paley impegnato a lavare via sangue mestruale dalle lenzuola prima che, da un minuto all’altro, arrivi la moglie di ritorno da un viaggio in Europa.

• Quando le persone coinvolte ne La Côte Basque lo allontanarono, Capote ne rimase sconvolto, non l’aveva assolutamente previsto. Truman perse tutti i suoi amici, gli rimasero pochissime persone vicino.

• Dopo l’uscita del racconto sugli scandali della vita newyorchese su Esquire, Capote cadde in depressione. Non voleva alzarsi dal letto e non apriva mai le tende. Accanto a lui c’era Kate Harrington, la figlia ormai diciassettenne di John O’Shea, che Truman aveva aiutato a diventare modella e all’epoca viveva con lui.

• Capote non riuscì mai a uscire veramente dallo stato depressivo. Tirò avanti per qualche anno, ma sprofondò nel bere e nella droga. Gli erano rimaste alcune persone fedeli, ma non erano quelle più importanti.

• Capote aveva la fissa della puntualità. Si raccontava che stesse in piedi fuori dalla porta ad aspettare per essere sicuro di suonare il campanello all’ora esatta dell’appuntamento.

• Capote, che aveva una calligrafia minuscola.

• Capote andava in giro con una piccola borsa nera da medico. Era piena zeppa di pillole, aveva un farmaco per tutto. Era una persona molto nervosa, aveva problemi allo stomaco, aveva bisogno di assumere tranquillanti.

• Truman Capote era un grande appassionato di jazz. Una delle sue cantanti preferite era Peggy Lee.

• Capote, che frequentava spesso lo Studio 54. Lo chiamava «Cinquantaquattro», in italiano. Gli piaceva salire alla postazione del dj e da lì aveva imparato a manovrare le luci.

• A Capote piaceva fischiettare mentre ballava in discoteca. Non si trattava mai della canzone che stava ballando, ma per esempio colonne sonore di Walt Disney, come Impara a fischiettar.

• Andy Warhol, appena arrivato a New York, nell’estate del 1949, tentò di entrare nelle grazie di Truman Capote. Gli scriveva quasi tutti i giorni, gli telefonava, si piazzava fuori dal suo appartamento, al punto che la madre di Truman gli disse di smetterla di infastidire il figlio. All’iniziò Capote pensò che fosse solo l’ennesimo squilibrato e cercò di evitarlo. Alla fine si conobbero e finirono per aiutarsi a vicenda, entrambi erano bravissimi nel manipolare l’alta società.

• Capote, spaventato da Andy Warhol, il quale gli scriveva biglietti dipinti ad acquerello con farfalle e angeli, sui quali c’era scritto «Buon lunedì», «Buon martedì», ecc. Li consegnava a casa della madre e aspettava fuori dal palazzo, sperando di incontrarlo. Truman lo considerava inquietante.

• L’articolo su Marilyn Monroe che Truman Capote scrisse per Interview, considerato uno dei grandi capolavori del giornalismo. Restituiva l’essenza dell’attrice, una persona molto insicura, che ha costantemente bisogno dell’approvazione altrui.

• Intorno al 1978-79, quando Capote scriveva per Interview, era stato lontano dagli eccessi di alcolici e cocaina, anche se fumava un sacco di erba. Una volta, raccontò che gliene avevano data un bel po’, ma non sapeva rollare. Allora chiamò qualcuno che andasse da lui a rollare un po’ di spinelli. Questa persona gliene fece un centinaio, così Truman gli diede una canna come mancia e gli regalò un paio di scarpette da sera.

• Nel periodo 1976-78, quando Capote era fatto o sotto farmaci ed entrava e usciva di continuo dalle cliniche per disintossicarsi. Da quel momento in poi cominciò a soffrire di depressione e allucinazioni, vedeva delle cose, ladri nell’appartamento che prendevano i gioielli e tutti i contanti che teneva con sé. Andava fuori di testa, si procurava delle crisi epilettiche. Spesso perdeva i sensi.

• A New York andava spesso al Peartree, che era dietro l’angolo rispetto a dove abitava, all’appartamento di UN Plaza 870. Diceva di voler andare a pranzo alle undici del mattino, ma era solo una scusa per cominciare a bere.

• Nel 1972, quando Capote cominciò a prendere troppe pillole insieme con gli alcolici. Si sdraiava sul letto in mutande con le pillole allineate sulla pancia e le mandava giù con delle sorsate di Jack Daniel’s.

• Verso la fine dei suoi giorni, Truman Capote era completamente fuori di sé, non ragionava più, non riconosceva le persone. Una volta, mentre camminava, scese all’improvviso in mezzo al traffico senza neanche guardare. Lo salvarono due o tre persone che si precipitarono a evitare che finisse sotto un autobus.

• Nell’ultimo periodo della sua vita, Capote finì per trasferirsi a casa di Joanne Carson, vicino Sunset Boulevard, a Los Angeles. Dopo la sua morte, la stanza in cui aveva alloggiato diventò una vera e propria cappella alla sua memoria. Dal soffitto pendevano due grandi piñatas, non lontano dal letto a baldacchino. Sul comodino c’erano i dolciumi che piacevano a Truman: un pacchetto di Snickers, uno di fiocchi d’avena con uvetta, due Twix, una scatola rotonda di liquerizia. Poi: una ciotola contenente petali di rosa e una di conchiglie; un secchiello da ghiaccio d’argento; fermacarte; un orsacchiotto di pezza vestito di rosso con le parole I love you, che forse era un regalo di Marilyn Monroe; due cuscini ricamati.

• Capote morì nella casa di Joanne Carson, nella stanza che considerava il suo studio, il 25 agosto 1984.

• Un giorno Capote telefonò a Joanne Carson, dicendole che voleva andare a casa sua. Così fece un biglietto di sola andata per Los Angeles. Arrivò a mezzogiorno del giovedì. Morì il sabato mattina.

• Gli ultimi giorni di Truman Capote passarono così: la sera del giovedì volle mangiare uova strapazzate, fiocchi di latte e pomodori, per dolce la torta di pane. Andò a letto presto, ma la mattina dopo era normale, allegro come sempre. Di solito dopo la colazione nuotava, ma quella mattina andò fuori e iniziò a scrivere. A pranzo mangiò polpa di granchio e maionese. Il pezzo che stava scrivendo si intitolava «Un ricordo di Willa Cather», ne venne fuori un manoscritto di diciassette pagine. Scrisse per quattro ore. A cena mangiò di nuovo uova strapazzate, fiocchi di latte e pomodori. La sera, nonostante fosse agosto, volle firmare lo stesso i libri che di solito Joanne regalava ai suoi amici per Natale. La mattina dopo si svegliò molto presto, sembrava si stesse infilando il costume da bagno, ma faticava a tirare su i calzoncini fino in vita. Era bianco come un foglio di carta. Si sedette sul letto e chiese a Joanne di rimanere a parlare con lui. Parlarono per ore di sua madre, dell’infanzia, di Jack Dunphy. Intanto il suo polso peggiorò, ma non volle andare in ospedale. Chiese a Joanne di abbracciarlo perché sentiva freddo e così rimasero fino a quando Truman morì. Era più o meno mezzogiorno.

• Quando Gore Vidal apprese la notizia della morte di Capote era a Ravello. Mandò un messaggio a Johnny Carson: «Sai, John, so quanto devi esser contrariato dal magistrale colpo propagandistico di Joanne di far morire Capote a casa sua. In segno di amicizia per te, prometto che morirò a casa tua».

• Il funerale di Truman Capote si svolse nel cimitero di Westwood Mortuary, il più caro di Los Angeles. Si trova in una zona edificabile di Westwood, circondato dai grattacieli. È anche il cimitero in cui si trova Marilyn Monroe.

• Il giorno del funerale di Capote, quasi alla stessa ora, c’era anche quello di Abe Lastfogel, presidente del consiglio di amministrazione dell’agenzia William Morris.

• Dopo il funerale, durante la veglia a casa di Joanne Carson, scoppiò una crisi tremenda tra Jack Dunphy che voleva far cremare Truman e le zie, che volevano riportare il corpo in Alabama. Alla fine la spuntò Jack. Capote venne cremato e le sue ceneri vennero portate nella casa di Jack a Sagaponack, a Long Island, New York, in un libro di bronzo.

• In realtà una parte delle ceneri di Capote rimase in una piccola urna custodita da Joanne Carson. Truman le aveva scritto in una lettera che desiderava essere presente sia a Los Angeles che a New York. Dunphy lo scoprì soltanto quando sulla rivista People apparve una foto della camera di Truman con l’urna sul comodino. Da quel momento Dunphy non rivolse più la parola a Joanne Carson.

• Capote, che si vantava di aver inventato quella combinazione di giornalismo e narrativa, il romanzo documento.

• Dopo la morte di Jack Dunphy, nel 1992, le ceneri di Capote rimasero a Gerald Clarke (scrittore e biografo di Capote – ndr). Fu lui a decidere di fare una cerimonia commemorativa per far riposare in pace i resti di Truman e di Jack. Così le loro ceneri furono sparse in un laghetto a Crooked Pound, negli Hamptons.

• Quando le ceneri furono rovesciate, quelle di Truman Capote erano bianche, quelle di Jack Dunphy grigie.