Franco Bechis, Libero 9/5/2015, 9 maggio 2015
UN REGALO MILIONARIO AI PARLAMENTARI CONDANNATI
Spunta un secondo assegnone che Laura Boldrini e Piero Grasso dovranno firmare il prossimo 7 luglio. Dopo avere reso felice Silvio Berlusconi con l’annuncio dei 222.438,71 euro in arrivo a quella data grazie alla trovata dei presidenti delle Camere, il secondo beneficiario sarà Marcello Dell’Utri. Fatti due conti la Boldrini e Grasso manderanno alla sua famiglia (lui è in carcere a scontare una sentenza definitiva) esattamente 97.127,98 euro. Si tratta dei due nomi più famosi di una lista non brevissima dei possibili beneficiari del regalo dei presidenti delle Camere. Tutto merito di quella strampalata e frettolosa delibera del 7 maggio che dovrebbe sospendere entro due mesi l’erogazione dei vitalizi a chi è stato condannato per più di due anni per uno dei delitti classici contro la pubblica amministrazione (salvo abuso di ufficio), per mafia o terrorismo e comunque per delitti che prevedono una pena massima di almeno 6 anni. Gli uffici di presidenza delle due Camere hanno deliberato senza prima effettuare alcuna istruttoria né di tipo giuridico né di tipo finanziario. Così nessuno conosce davvero un elenco plausibile e nemmeno un numero certo di chi potrebbe perdere il vitalizio in seguito alle nuove norme. La cosa più grave è però che non è nemmeno stato fatto un piano finanziario. La delibera sui vitalizi approvata infatti stabilisce che nel caso di perdita del vitalizio, all’ex parlamentare debbono essere restituiti tutti i contributi versati negli anni al netto delle mensilità di vitalizio già percepite. Quel conto regala dunque a Berlusconi quei 222mila euro e a Dell’Utri i 97mila euro appena citati. Ma comporta un esborso più o meno ravvicinato anche per altri soggetti che al momento non rientrano pienamente nella delibera. Ad esempio è certo con quelle norme che non riceverà alcun vitalizio Salvatore Sciascia, che ha una condanna definitiva per quel tipo di reati superiore ai 2 anni. Lui però è ancora parlamentare, e quindi non ha mai ricevuto né vitalizio né importo della pensione. Continuerà a versare fino al 7 di luglio i suoi contributi, ma in quella data comunque dovrebbe essergli retrocesso un assegno da 85.553,53 euro. E da qui alla fine della legislatura non dovrebbe più versare nulla per un vitalizio che non prenderà, e quindi avrà il piacere di vedere aumentare la propria indennità parlamentare di un migliaio di euro circa. In condizioni simili dovrebbe esserci un altro deputato, che ha condanna però non ancora definitiva. Si tratta di Giancarlo Galan, che ha patteggiato e a cui manca ancora il responso finale della Cassazione. Anche lui non ha mai ricevuto alcun vitalizio, e se dovesse essere inserito nell’elenco dei depennati, avrebbe diritto a un assegno a firma dei presidenti delle Camere di 156.776,97 euro alla data del 7 luglio. Siccome però la sua vicenda giudiziaria non sarà ancora conclusa per quell’epoca, è probabile che alla fine l’assegno da restituire sarà più alto ancora. Supera i 200mila euro anche quello che sarà destinato a Nicola Cosentino, sempre che la fine della sua vicenda giudiziaria confermi la condanna fino a qui ricevuta. E nella stessa condizione si trovano altri due parlamentari come Luigi Grillo (al momento gli toccherebbe un assegno da 62.390,63 euro) e come l’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi (a lui toccherebbero 95.618,45 euro). Non dovrebbero ricevere invece alcun tipo di rimborso altri parlamentari condannati in via definitiva. Come l’ex presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro (ancora in carcere) che nella sua carriera parlamentare ha versato 74.468,72 euro, ma che da quando percepisce il vitalizio ha già incassato 247.392 euro. Stessa situazione per Cesare Previti: ha versato negli anni 163.054,62 euro, ma ne ha già ricevuti più del doppio: 374.031,64 euro. Così per centinaia di migliaia di euro altri personaggi noti sia alle cronache politiche che a quelle giudiziarie: da Claudio Martelli a Francesco De Lorenzo. Era da mesi e mesi che si discuteva di questa proposta, erano stati sentiti perfino autorevoli ex presidenti della Corte Costituzionale(che in gran parte hanno messo in guardia contro i possibili ricorsi alla Consulta), ci si sarebbe immaginati un lavoro fatto meno alla carlona, con un quadro chiaro di tutti i profili finanziari e giuridici conseguenti a quella delibera. Ma Grasso e Boldrini hanno scelto di approvare su quella delibera in gran fretta su spinta del Pd di Matteo Renzi che voleva togliere al Movimento 5 stelle questo argomento molto popolare durante la campagna elettorale per le regionali. Grazie a questa scelta non particolarmente saggia ora sia la Camera che il Senato rischiano di scivolare su una doppia buccia di banana: dovranno sborsare più o meno un milione nei prossimi mesi per restituire i contributi a chi ne ha diritto, e magari si vedranno stracciare nei mesi successivi quella delibera dalla Consulta. Un vero capolavoro.