Giampaolo Visetti, Affari&Finanza – la Repubblica 11/5/2015, 11 maggio 2015
URBANESIMO FINITO A PECHINO CAMBIA LA FORZA TRAINANTE DELLA RIPRESA
La Cina scopre che il «miracolo dei migranti» è finito. Nelle campagne il bacino di manodopera giovane a basso costo si svuota. Nelle metropoli esplode l’invecchiamento della popolazione accelerato dalla legge del figlio unico. Il «punto di svolta di Lewis», il momento in cui in una nazione in via di sviluppo la forza lavoro cala e i salari aumentano, è arrivato anche nella seconda economia del mondo. Alla fine del miracolo del migrante cinese, simbolo umano della crescita globale degli ultimi trent’anni, il Financial Times ha riservato un’inchiesta per capire quale sarà la figura a cui si aggrapperà la ripresa nel prossimo decennio. La previsione è incerta ma la fine di un’era è un dato di fatto e allarma i mercati internazionali. Dal 1978, circa 300 milioni di contadini sono stati trasferiti dai villaggi rurali ai distretti industriali. I cinesi residenti in città superano quelli nei borghi agricoli. L’esodo interno però si è interrotto. Tra il 2005 e il 2010 il tasso di crescita annuo dei migranti è stato del 4%. Lo scorso anno non è andato oltre l’1,3%, nel 2015 il saldo sarà negativo. Intanto si sgonfia la crescita del Pil. Tra il 1995 e il 2009 era in media del 9,8%. Nel quinquennio 2011-15 la frenata lo farà scendere al più 7,2%, per crollare al 6,1% tra il 2016 e il 2020. Non disporre più di una riserva umana infinita e sottomessa manda in crisi il modello-Cina. Le rivendicazioni sindacali dilagano, assieme alle richieste di paghe dignitose. La perdita di competitività induce le multinazionali a lasciare la fabbrica del mondo per delocalizzare nei nuovi paradisi low-cost. Il cortocircuito del sistema-migrante non scoppia però solo a causa di esaurimento dei contadini giovani e invecchiamento del cinese medio. In Cina a precipitare è l’attrattività della vita metropolitana, fondata sulle opportunità di consumo. I giovani cinesi sono istruiti e fuggono da catena di montaggio e città sempre più care e inquinate. La crisi è aggravata dal calo dell’export che costringe migliaia di aziende a chiudere e a licenziare. Si profila una frattura tra Cina operaia e Cina contadina, tra giovani e anziani, città e campagne: i fattori che hanno reso possibile la crescita record si annullano. L’estinzione del migrante cinese annuncia un impatto globale. Europa e Usa hanno l’opportunità di recuperare lavoro e produzione. Per la Cina la sfida sono hi-tech, gestione d’impresa e apertura ai capitali stranieri.
Giampaolo Visetti, Affari&Finanza – la Repubblica 11/5/2015