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 2015  maggio 11 Lunedì calendario

LO SPREAD DI GAZPROM CHE AIUTA LA GERMANIA

Margrethe Vestager, commissario alla Concorrenza, ha fatto qualcosa in altri tempi inimmaginabile: ha messo sotto accusa la società monopolista del gas russo, Gazprom. Il gruppo, controllato dal governo di Mosca e dal presidente Putin, starebbe violando le regole di mercato in Europa per molte ragioni. Una spicca sulle altre, perché Gazprom pratica prezzi più alti sui Paesi d’Europa centroorientale che dipendono maggiormente dalle sue forniture di metano. Più hanno bisogno del gas russo, più devono pagare per averlo. Polonia, Bulgaria e le tre repubbliche del Baltico sarebbero particolarmente penalizzate. È un problema per loro, anche se l’impatto complessivo sull’Unione europea è ridotto perché si tratta di economie relativamente piccole. Già, ma cosa succede ai prezzi praticati da Gazprom sui principali produttori industriali europei? La Germania ha il più grande settore manifatturiero del continente, l’Italia il secondo più grande. Entrambe si approvvigionano di gas russo in modo così sostanziale che le tensioni politiche e la guerra in Ucraina non l’hanno eroso. Se fra Germania e Italia ci fosse uno scarto di quotazioni all’acquisto del metano di Gazprom, ciò produrrebbe una forte differenza di competitività per settori industriali ad alta intensità di energia che fatturano centinaia di miliardi di euro. La distorsione di concorrenza nell’area euro sarebbe colossale. Lo spread sul gas russo importato dalla Germania e dall’Italia c’è. Ed è sostanziale, al punto che per certi produttori italiani equivale a competere con i concorrenti tedeschi avendo un braccio legato dietro la schiena. Secondo James Henderson e Simon Piran dell’Oxford Institute for Energy Studies, nel 2013 la Germania ha pagato il gas russo all’ingrosso 366 dollari per mille metri cubi, l’Italia 399 dollari. Un differenziale del 9% per due sistemi produttivi concorrenti fra loro in un regime di moneta unica nel quale le svalutazioni competitive sono impossibili. I contenuti dei contratti d’importazione sono un segreto industriale. Ma sembra che nel 2014 la situazione non sia cambiata anche se gli accordi sono stati in parte rinegoziati: l’Italia continua a pagare il gas russo più della Germania. E la dipendenza italiana da Gazprom è aumentata anziché diminuire. Fra il 2007 e il 2014 il consumo di metano in Italia è crollato del 27%, ma la quota russa è salita dal 28 al 42% del totale dell’import (per la Germania Gazprom pesa per circa un terzo). Non è detto che questo scarto sia solo colpa di Putin, che per motivi politico-industriali potrebbe aver deciso di praticare alla Germania un prezzo di favore. In parte magari è colpa di un mercato opaco e pieno di ostacoli in Europa e nella stessa Italia. Ma finché questo spread con la Germania non si sarà richiuso, una ripresa davvero solida e duratura resterà un miraggio di primavera.
Federico Fubini, Affari&Finanza – la Repubblica 11/5/2015