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 2015  maggio 09 Sabato calendario

80 ANNI A COLORI

Il regalo di compleanno è in lavorazione: una Chiesa sconsacrata del 1200 nel centro storico di Treviso, un tempo convento benedettino per ragazze di buona famiglia, ora in gran fermento di ristrutturazione, sotto la regia dell’architetto Tobia Scarpa: diventerà sede di convegni ed eventi con il pavimento che si alza e si abbassa, in modo da trasformarla da spazio per le Mostre in Auditorium. È il nuovo cadeaux che Luciano Benetton, il visionario della gran stagione dell’azienda, si fa e fa alla sua città per il suo ottantesimo compleanno, il 13 maggio, che verrà celebrato in intimità con tutta la famiglia, 35 persone fra fratelli, figli e nipoti.
Ed è il regalo che più onora la nuova passione della Terza vita di Luciano, quella per l’arte e la produzione contemporanea. Sì perché da quasi dieci anni si è buttato in un’impresa titanica, da Marco Polo 2.0: Imago Mundi , la mappatura delle manifestazioni visive nel mondo, in formato bonsai, con opere mignon da 10 centimetri per 12 realizzate da artisti in 200 Paesi, dagli aborigeni australi agli indiani d’America.
Dopo aver girato per sei anni e mezzo il mondo insieme alla compagna Laura Pollini sulla barca Tribù, superpremiata per il profilo ecologico, trascorrendo almeno due settimane al mese sul mare, adesso Luciano ha trovato un altro focus di eccellenza post-imprenditoriale su cui concentrare la sua passione. «In realtà è quasi una storia d’amore parallela che ora posso coltivare in modo pieno. Un modo per rimanere in contatto con Paesi e culture che ho frequentato durante gli anni di lavoro. E anche un modo per restituire qualcosa alla comunità. Realizzare questa sorta di mappatura universale per me vuol dire lasciare una testimonianza alle prossime generazioni: magari può servire». Il 18 maggio, cinque giorni dopo il compleanno, arriverà alla Fondazione Re Rebaudengo di Torino la mostra «Praestigium» dedicata all’Italia, a cura di Luca Beatrice con catalogo curatissimo stampato in italiano e inglese; mentre ad agosto alla Fondazione Cini di Venezia ci sarà una collettiva di 35 Paesi, con artisti noti come Christo, Igor Mitoraj o Mimmo Paladino, convinti per l’occasione a passare dalle grandi opere a gioielli mignon, ma anche debuttanti assoluti.
Esponente di punta di quella generazione felix del dopoguerra che con inossidabili entusiasmi ha vissuto una stagione irripetibile, Luciano Benetton è uno di quei Magnifici ottantenni che, come Giorgio Armani, Umberto Eco o Sophia Loren, hanno cambiato l’immagine dell’Italia nel mondo e che oggi quando li vedi non pensi davvero per prima cosa agli anni che hanno, complice un dna d’eccezione. Pensi piuttosto allo slancio invidiabile di quei primi anni Sessanta quando esplose in tutta energia una generazione non ancora viziata e in piena esplorazione. «Anni gloriosi. C’era qualcosa specialmente in Italia che ti trascinava, anche se allora era più facile avere visione, c’era tutto da fare e da rifare. Oggi è quasi tutto fatto» ricorda Luciano. Ci sarà anche stato molto da fare, ma bisognava saperlo fare: come avete fatto a imbroccare la strada giusta, a cambiare gli stili di vita degli italiani prima e poi di 120 Paesi nel mondo? «Mah, io son stato sempre molto a sentire gli altri, i pareri degli altri. Per esempio quella volta che ho messo il primo famoso maglione giallo che mi aveva fatto mia sorella Giuliana mi sono molto incuriosito quando ho visto che tutti lo volevano copiare, mi chiedevano dove lo avevo preso. E allora mi son detto: forse c’è bisogno di giallo, di colore». E allora lei ha colorato il mondo. «All’inizio ispirato da Kandinsky, il genio del colore. Praticamente mettendo sugli scaffali delle tinte che non esistevano. Ad ascoltare gli altri perdi qualche minuto, ma acquisisci valore aggiunto».
Da questa capacità di ascolto è nata una catena di intuizioni che ha saputo incrociare i bisogni dei nuovi mercati e di un pubblico in veloce trasformazione. Ma tutto con grande curiosità del mondo, sapendo anche, con imprevista audacia, mettersi in gioco. Come accadde con eco di scandalo nel 1993 quando su provocatorio suggerimento di Oliviero Toscani, Luciano Benetton si fece fotografare del tutto nudo per una campagna pubblicitaria, coperto solo in punto strategico dalla scritta «Svuotate gli armadi». E nonostante che nel frattempo fosse diventato senatore della Repubblica in quota repubblicani. Ridacchia Luciano e ricorda: «Son stato chiamato da Spadolini, che era il presidente del Senato. Mi chiedeva come era successo? Io gli risposi che era per una buona causa. Alla fine si convinse».
Ma oggi che quasi tutto è stato fatto, cosa consiglierebbe a un giovane che voglia distinguersi, nel frastuono mediatico? «Io cercherei di essere disponibile, di non stare un giorno senza lavoro, anche se non si trova quello ideale. Da cosa nasce cosa».