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 2015  maggio 10 Domenica calendario

SILVIO E IL ROVESCIO DEL PREDELLINO DALLA RIVOLUZIONE ALLO SCIVOLONE

E patapùnfete, niente di grave. Ma sul piano dei simboli, nell’era dell’emozione pubblica e delle visioni a distanza, la pedana su cui Berlusconi è inciampato resta impressa, rovinosamente, come un predellino all’incontrario.
Nessi impalpabili e non solo metaforici legano la storia del potere a celebrate elevazioni e ingloriosi capitomboli. Si ricorderà quell’altra emblematica immagine, o forse no. Accadde comunque il 18 novembre del 2007, a Milano: per il centrodestra erano giorni di trepida incertezza, il governo Prodi allo stremo, Fini faceva i capricci, Berlusconi si fermò a piazza San Babila e in pieno bagno di folla, salito sul predellino dell’automobile, improvvisò la svolta politica che di lì a poco l’avrebbe portato alla fondazione del partito unico, anzi del “popolo” delle libertà, Pdl, e poi alla vittoria elettorale del 2008.
Impossibile, quasi otto anni dopo, non ripensare alla “rivoluzione del Predellino” dinanzi alle crudeli immagini dell’anziano leader che al momento del congedo, in un tripudio di applausi e bandiere, incespica, perde l’equilibrio, si accartoccia e finisce a carponi sul palco.
L’ultima parte del comizio berlusconiano di Genova, oltretutto, era stata a suo modo fantastica, un autentico numeraccio di interminabile e spudorato intrattenimento, il racconto di come ai servizi sociali imboccava le vecchiette con il sistema dell’aeroplanino, integrato con una pestata di piedi e un colpettino in testa, “così aprono automaticamente la bocca”, un po’ di tenerezza e di commedia nera; e poi la più vivida imitazione, voce, postura, espressione attonita, di un energumeno comunista e juventino convertitosi sulla via del berlusconismo filantropico e solidale...
Ma poi, al culmine del trionfo, ecco quel gradino di scena divenuto d’inciampo, ecco quel piede inesorabilmente in fallo, e lo scandalo della caduta, peggio, della vergogna. Triste e vano, a quel punto, per quanto ammirevole nella sua istrionica prontezza, si rivela lo sforzo di ritornare dolorante sui suoi passi per mostrare la maledettissima predella al pubblico, concedendogli pure un motto di spirito: “L’ha messa la sinistra!”.
Ma quale sinistra! Non una volta nel ventennio la sinistra è riuscita a far fesso Berlusconi; sempre, semmai, il contrario. La verità è che il tempo passa per tutti, il declino fisico non risparmia nessuno, la biologia prevale su qualsiasi trabocchetto politico e così i vecchi cascano per terra perché non vedono più bene e perché le caviglie, le ginocchia, le gambe non sono più quelle di un tempo — mentre proprio ieri, guarda i casi della vita, il giovane Renzi si consentiva un’atletica corsetta davanti alle telecamere ritornando da premier a Palazzo Vecchio.
Oh quanto impietose le leggi, le turnazioni, le peripezie e le vicissitudini del comando! Anche Berlusconi, ai tempi del Predellino, ogni tanto si metteva a correre all’improvviso davanti agli operatori della tv, oppure raccontava di aver sfidato e vinto i ragazzi della sua scorta “sui 60 metri”, strana misura. Aveva appena compiuto 70 anni, cominciava a fare il galletto con qualche insistenza, ma le speranze della scienza (la medicina predittiva di don Verzè) e le rassicurazioni di dottori cortigiani (l’indimenticabile Scapagnini) gli assicuravano la freschezza e il vigore di un quarantenne — lui diceva di un trentacinquenne. E vabbè.
Giusto quell’autunno cominciò a togliersi la cravatta indossando certi aderenti maglioncini girocollo, o la tuta, che la leggenda di Palazzo Grazioli voleva di cachemire. Si vantava di girare per le piazze senza canottiera né maglia della salute, arrivando a mostrare ad estatiche ed eccitate platea la propria pelle nuda, specie con il freddo. Più di una volta il Cavaliere esibì lividi e graffi procurati dalla folla che per amore lo toccava, lo spintonava, lo ghermiva. Erano le stimmate del potere, segno arcano e selvaggio di materialismo mistico.
Sotto la foto che ritraeva gli attimi fondanti e affollatissimi de “la svolta del Predellino” (con questo titolo ci fu anche un libro di Laura Della Pasqua, edito da Bietti, e un sito web fondato e diretto dal compianto Stracquadanio) il Tempo di Roma titolò: “In delirio per Silvio”. Guardando quelle immagini Fedele Confalonieri proclamò che dimostravano come Berlusconi possedeva “la potenza della fisicità”.
Bene, ecco dov’è finita, ieri mattina: patapùnfete, giù a quattro zampe, coram populo, se non bastasse davanti a un vaso di bianche azalee, a rendere ancora più ridicolo il tonfo.
In “Massa e potere” Elias Canetti ha lasciato un pagina terribile sulla gioia e sul riso che si provano, a bocca aperta e denti sfoderati, quando accade ciò che si è visto ieri sul proscenio: “Un uomo che cade assomiglia a un animale cacciato di cui si è provocata la caduta. Ogni caduta che suscita il riso fa ricordare la condizione indifesa del caduto: volendo lo si potrebbe trattare come una preda... Si ride invece di divorare”. Il potere, si sa, è abbastanza cannibale per non farci un pensierino.
Filippo Ceccarelli, la Repubblica 10/5/2015