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 2015  maggio 09 Sabato calendario

PERISCOPIO

Sto studiando la pillola del sesso dopo. Massimo Bucchi, scrittore satirico, il venerdì.

(mfimage) La mia compagna dice che potrei fare lo Tsipras di Monza. Pippo Civati, deputato che ha abbandonato il Pd. Agenzie.

Alla fine ho votato Renzi sennò qui non si vince mai. Vignetta di Mario Biani, manifesto.

«Lavoro non ce n’è!». «Mi trovi un job, allora?» Vignetta di Altan.

Di Renzi non mi piace quasi niente. Ho contrastato fin dall’inizio l’ingresso e la sua ascesa all’interno del Pd. Sono stato tra i primissimi a parlare con D’Alema e con i suoi a Firenze, avvertendoli del pericolo, esponendo dei dubbi, ponendo delle domande: «Ma questo Renzi? L’avete sentito? Ma vi rendete conto? Non si son resi conto di nulla». Breve pausa. Sensibile innalzamento vocale: «Di nulla». Sergio Staino, 75 anni in giugno, è furibondo. Ma la rabbia giovane investe i quasi coetanei. D’Alema, come sempre, ha risposto con alterigia: «Ma Sergio? Ma che mi dici? Ma cosa te ne frega? Renzi tanto finisce». E quello intanto cresceva. Sergio Staino, disegnatore satirico, inventore di Bobo, l’operaio Pci (Malcolm Pagani). Il Fatto.

La cessione del Milan mi fa molta impressione perché Berlusconi diceva che tutto è business ma il Milan è amore. Quando ci siamo conosciuti, più di venti anni fa, mi chiese se mi piaceva il pallone e siccome gli risposi di no, mi guardò come si guarda un pazzo. Se venisse la più bella donna del mondo durante la partita del Milan, mi diceva, le direi di aspettare il novantesimo. Antonio Martino, ex ministro degli esteri Fi (Mattia Feltri). la Stampa.

Secondo il premier, c’è bisogno che la macchina dello stato dimagrisca. Parla proprio lui che avrà messo su almeno dieci chili. Durante la sua conferenza stampa abbiamo appreso anche che, grazie agli accertamenti fiscali, nei primi mesi di quest’anno c’è stato un boom delle entrate. Penso si riferisse a quelle dei cetrioli nel sedere degli italiani. Dario Vergassola, comico. il venerdì.

Non nego che si possano porre questioni di merito anche giuste sulla riforma elettorale, ma questa riforma aspetta da anni e nel Pd c’è stata una lunga discussione durante la quale s’è tenuto conto anche di modifiche proposte dalla minoranza. Chiederne altre adesso significava fare come sempre: dilazionare, rimandare, e poi affossare. E pure la polemica sul fatto di non fare la legge con le opposizioni non mi convince. È stata Forza Italia a rompere l’intesa, ma questo testo è, nel merito, frutto di un accordo con Fi, l’opposizione che è stata disponibile a discuterne. E Renzi è stato messo in croce per il rapporto con Berlusconi. Goffredo Bettini , europarlamentare, ed ex coordinatore nazionale del Pd (Francesca Schianci). La Stampa.

La parola caudillo è una decorazione involontaria sul giubbotto di pelle del teppista fiorentino che s’è messo in testa di governare l’Italia sfidando la neghittosa servitù, e volontaria, dei corpi intermedi italiani nei confronti di un malinteso senso del potere, purché sia lento, vischioso e paludato. Da qui spicca il salto di qualità semantico debortoliano, con la definizione di Renzi come un «maleducato di talento» che interpreta il potere spregiando le istituzioni, senza tollerare le critiche e, ma è ancora tutto da dimostrare, i limiti costituzionali presidiati da Mattarella. Maleducato, Renzi lo è, o dà l’impressione di esserlo; senza dubbio è talentuoso nella comunicazione e nel tramestìo politico; non so se lo sia anche in quanto riformatore, come invece De Bortoli afferma, rivendicando il sostegno offertogli dal Corsera. Alessandro Giuli, il Foglio.

La politica sognata da Enrico Letta è una comunità di volontà e di intenti, come sodalizio delle intelligenze e delle anime, come progetto e capacità di convincere, persuadere, di ricercare consenso, come arte di coltivare le élite o poteri che, se non proprio forti, almeno sono così così? La politica insomma alla Battisti-Mogol, pensieri e parole? Lanfranco Pace. il Foglio.

Sulla nuova metrò 5, di Milano, linea automatizzata, senza conducente. Dalla vetrata del vagone di testa, il tunnel si snoda livido, illuminato da luci fredde. Il treno segue i suoi binari lucenti e corre sicuro dal Sempione a Garibaldi: cinque minuti appena, fantastico. Ora costeggia il Cimitero Monumentale - mi immagino a pochi metri da qui i marmi neri, e le linee superbe delle tombe di famiglia - ma non si ferma, anzi accelera. Un sistema elettronico individua eventuali ostacoli sui binari: non c’è bisogno di alcun uomo, in cabina. Capiterà, nelle ore morte, d’estate, di trovarsi assolutamente soli su un vagone, penso fra me. Quando ero piccola, sui tram c’erano ancora i bigliettai, che emettevano il biglietto girando una manopola con uno scampanellio breve; e parlavano, con i viaggiatori, in dialetto. Su questa metrò che corre da sola, con gli occhi fissi al fondo della galleria, mi sento addosso la pressione del tempo che passa e trasfigura. A Milano, poi, è come se, ultimamente, il tempo avesse accelerato, e ne sentissi il fiato addosso. Questi giganti di vetro e di acciaio, a Porta Nuova, si ergono in tutta la loro mole attorno alla guglia altissima del grattacielo dell’Unicredit, anzi ora del Qatar. E mi sembra un’altra guglia di un altro Duomo, di un’altra Milano. Marina Corradi. Tempi.

Per anni la Finlandia è stato il paese modello dell’euro, con un’economia che correva a basso deficit, tanta crescita e altissima tecnologia. Grazie al 40% del mercato mondiale dei telefonini, Nokia trascinava un intero paese fornendo da sola il 4% del pil, il 25% della crescita, quasi un quarto delle tasse aziendali. Pochi paesi si sono identificati così profondamente con una sola, grande azienda. Poi, nel 2012, Nokia perde il suo primato mondiale, e appena un anno dopo getta la spugna vendendo a Microsoft le ultime ridotte del suo impero telefonico. Raffaele Oriani, il venerdì.

Ieri mi sono messo a cucinare già dalla mattina alle 9. È un mese che cucino fisso. Faccio bollire di tutto. Infatti butto in piedi degli odori mai sentiti prima. Pensa che nel campo rom vicino a me sono arrivati a dirmi: «Fratello, noi non ci siamo mai lamentati con l’Arpa e non lo faremo nemmeno stavolta, ma per curiosità come fai a fare quell’odore così potente?». Io: «Non lo so!». Loro: «Secondo me fai bollire il polistirolo». Maurizio Milani, Lettere d’amore. Wingsbert House editore

Dopo una vita nell’aldiqua, come puoi temere l’aldilà? Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 9/5/2015