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 2015  maggio 09 Sabato calendario

“MILIBAND, IL FLOP DELLA SINISTRA CHIC”

[Intervista a John Lloyd] –
John Lloyd è firma di punta del Financial Times, cofondatore del Reuters Institute di Oxford e in Italia editorialista per La Repubblica.
Signor Lloyd, la vittoria di Cameron è chiara e va persino al di là delle aspettative.
David Cameron ha ottenuto questo risultato perché ha scelto una strategia giusta: ha detto che l’economia stava andando bene e che doveva continuare così con un nuovo mandato ai Tories. Inoltre, il premier ha sottolineato come i laburisti avrebbero dovuto chiedere in parlamento i voti dei nazionalisti scozzesi per formare il governo. In cambio di una pensante contropartita in loro favore, ovviamente.
Disastro Labour: è colpa di Ed Miliband?
Oltre ad essere percepito come troppo “di sinistra” dagli elettori più centristi, l’ex leader laburista aveva molte pecche. La gente si ricorda che Ed Miliband ha fatto fuori politicamente il fratello David, l’ha percepito come un intellettuale della Londra bene, ha temuto le troppe concessioni alla Scozia a spese dell’Inghilterra, ha pensato che faceva troppe promesse che non poteva mantenere. E poi, la sua idea di mettere le promesse elettorali su una pietra nel giardino di Downing Street era folle.
Ukip, spauracchio di queste elezioni, prende solo due seggi. Farage è persino fuori e ha lasciato la guida del partito. Però gli euroscettici arrivano al 13% dei voti popolari e sono la terza forza a livello nazionale.
Il prossimo banco di prova sarà in referendum sull’Unione europea nel 2017. Se si realizza il cosiddetto Brexit, ovvero l’uscita dalla Gran Bretagna, allora Ukip è finito. Se invece, al contrario, si vota per rimanere, il partito può continuare ad avere una base solida e crescere. Lo stesso accadrà se l’immigrazione nel Regno Unito aumenterà.
L’ex ministro laburista Peter Mandelson ha dichiarato che il suo partito è stato “schiacciato tra due nazionalismi” da un lato quello scozzese dello Snp, dall’altro quello inglese di Tories e Ukip. Condivide questa analisi?
No, non concordo sull’idea di un forte elemento nazionalista in Inghilterra. Mi sembra che gli inglesi vogliano piuttosto mantenere il Regno Unito. Ma certo, una tendenza di questo genere potrebbe crescere in futuro.
L’Inghilterra va a destra con l’eccezione di Londra e delle roccaforti rosse del nord-est, mentre la Scozia è tutta in mano agli indipendentisti. Qualcuno azzarda che Cameron potrebbe essere l’ultimo primo ministro del Regno Unito prima che si frantumi.
Anche su questo tema è difficile vedere chiaro, al momento. Continuo a pensare che l’appoggio al partito nazionalista scozzese sia una cosa, mentre il voto al referendum per separarsi da Londra un’altra. Gli scozzesi vorranno continuare a stare nel Regno Unito.
Cameron può fare qualcosa per evitare la rottura con Bruxelles?
Posto che non credo alla reale possibilità del Brexit, Cameron può e deve certamente negoziare in sede europea.
Tornando alla notte elettorale e ai risultati: stavolta i sondaggi hanno sbagliato. Perché?
Tutto il sistema di sondaggi è calibrato su una struttura bipartitica, mentre quella multipartitica crea più difficoltà. Voi in Italia lo sapete bene…
E qual è la lezione che l’Italia può imparare?
Quella principale la sapete già: che i grandi partiti e movimenti non funzionano più. Non so se è più la Gran Bretagna un modello per l’Italia, o viceversa.
Andrea Valdambrini, il Fatto Quotidiano 9/5/2015