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 2015  maggio 09 Sabato calendario

«ITALIA, BENE L’ENERGIA SULLE RIFORME LA GRECIA? LA SOLUZIONE SI TROVERÀ»

ROMA L’intesa con la Grecia sarà raggiunta e comunque i rischi aperti sono solo politici. Quanto all’Italia, il governo saprà risolvere al meglio anche il nuovo problema delle pensioni. Il presidente dell’Eurogruppo, il ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselbloem, parla a tutto campo col Corriere della Sera , dichiarandosi subito ottimista. In visita ufficiale a Roma, ha incontrato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, con cui ha discusso soprattutto di Grecia, unione monetaria ed investimenti.
E di pensioni, dell’impatto della sentenza della Corte Costituzionale sui conti pubblici italiani ne avete parlato? Ritiene che possa mettere a rischio il livello di deficit concordato con Bruxelles?
«Non siamo entrati nel merito della questione. L’Italia è legata al rispetto del fiscal compact e quindi è impegnata a risolvere anche questo problema. Sono fiducioso che il governo troverà la soluzione più giusta».
Qual è il messaggio dell’Eurogruppo all’Italia?
«Di continuare sulla strada delle riforme: mercato dei prodotti, procedure legali, giustizia. Non tocca a me indicarle. Anche perché questo governo ha mostrato una grande energia e molta ambizione nel farle. Tutto ciò è importante per l’Europa perché l’Italia è un grande Paese. E in questo momento non c’è molto da dire sul vostro Paese».
Perché? Gli strascichi della recessione sono ancora significativi...
«L’economia va meglio, la ripresa è tornata e si rafforzerà il prossimo anno. Il problema-chiave dell’Italia, ma non solo il suo, è rilanciare gli investimenti e riguadagnare competitività che sono strettamente legati alle riforme da fare. Ma ci vuole anche tempo per vedere tutti gli effetti».
La Grecia e la sua crisi, potrebbero rappresentare un rischio, un pericolo di contagio sui mercati e produrre nuove tensioni sul debito sovrano?
«A rischiare sarebbe tutta l’eurozona, non l’Italia, ma non parlo di un rischio economico ma politico. Dal punto di vista finanziario infatti siamo più forti di 3 anni fa quando è scoppiata la crisi di Atene e c’è più fiducia ovunque nella ripresa. Politicamente invece dobbiamo dimostrare che siamo uniti nel risolvere i problemi. L’unione monetaria è forte ma deve contrastare la debolezza di quella politica».
Quanto è forte il rischio politico?
«Non voglio prenderlo in considerazione. Sono, siamo determinati, nell’Eurogruppo a mantenere la Grecia nell’area della moneta unica e a farla tornare sulla strada della crescita e della sostenibilità».
Ma un «piano B» lo avrete pure studiato, no?
«Noi siamo preparati, ovviamente, ad ogni cosa, ma siamo dei politici e come ho detto siamo determinati a fare diventare la situazione economica della Grecia sostenibile nell’eurozona».
L’accordo è vicino?
«Abbiamo fatto progressi, ma non siamo vicinissimi all’accordo. Sicuramente non sarà raggiunto alla riunione dell’Eurogruppo di lunedì. Occorrerà ancora del tempo, ma non so quanto. Non esiste una dead line per l’intesa con Atene».
Ma il governo greco non ha liquidità solo per qualche giorno?
«Non lo sa nessuno. O meglio lo sa il governo di Atene. E comunque è evidente che l’intesa dovrà essere raggiunta prima possibile».
Quali sono i principali punti di accordo e di disaccordo finora raggiunti? La Grecia ha presentato la lista di riforme che chiedevate?
«So che ha presentato un certo numero di proposte ma spetta alle istituzioni - Commissione europea, Bce, Fmi e Esm - entrare nel merito, discuterle, fare i conti. A noi dell’Eurogruppo interessano gli obiettivi finali, e cioè che Atene definisca il percorso per arrivare alla sostenibilità del bilancio - con il raggiungimento dell’avanzo primario (attraverso tagli di spesa e spostamento di risorse) - ad un ritorno alla crescita, anche grazie alle riforme necessarie, e alla stabilità finanziaria del sistema bancario. Sono le tre pietre angolari, i tre pilastri del piano».
Nella riunione dell’Eurogruppo e dell’Ecofin informale di Riga c’era stata una sorta di ribellione dei ministri al collega greco Yanis Varoufakis. Ma davvero l’ostacolo alla prosecuzione dei negoziati era lui?
«I problemi non sono mai legati ad una persona. A Riga è esplosa l’irritazione per l’assenza di progressi nella trattativa. Dopo quella riunione però i negoziati sono ripartiti col premier Alexis Tsipras, è cambiata la squadra dei negoziatori di Atene, le discussioni si sono concentrate a Bruxelles, e sono stati fatti progressi. Ma, ripeto, non siamo ancora arrivati all’accordo».
È vero che potreste essere più morbidi con Atene sulla ristrutturazione del debito?
«Io mi sono limitato a richiamare la disponibilità mostrata nell’accordo sul secondo programma di salvataggio definito nel novembre del 2012 che prevedeva una riduzione del peso del debito del 40%. A riguardo non c’è nulla di nuovo».