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 2015  maggio 11 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - FORZA ITALIA CROLLA A TRENTO E A BOLZANO


REPUBBLICA.IT
RENTO - Percentuali mai così basse per i berlusconiani. Da Ala ad Avio, da Riva del Garda a Bolzano passando per Trento, nei Comuni capoluogo in cui Forza Italia si è presentata col proprio simbolo, la Lega è sempre riuscita a incassare risultati in alcuni casi quadruplicati rispetto alle percentuali portate a casa dal partito di Silvio Berlusconi. All’indomani delle elezioni comunali in Val d’Aosta e Trentino Alto Adige, infatti, emergono numeri chiari. Ad Ala, ad esempio, la lista azzurra di Fi ha registrato il 2,31% dei voti mentre al Carroccio è andato il 15,37 per cento. Ad Avio risultato a due cifre per i berlusconiani - 13,81% - ma al partito di Matteo Salvini va il 22,22 per cento. Situazione analoga a Riva del Garda dove Fi incassa il 4,69% a fronte di un 10,34% della Lega. Un punto percentuale in più - l’11,26% - se l’aggiudicano i leghisti a Bolzano dove Forza Italia si ferma a quota 3,73 per cento. E anche a Trento ai forzisti va il 4,25% mentre al Carroccio va il 13,06 per cento.
Cifre che fanno dire a Salvini: "A Trento e a Bolzano abbiamo triplicato i voti rispetto alle elezioni di due anni fa, abbiamo raggiunto il massimo storico della Lega di sempre. Siamo il secondo partito a Trento, terzo partito a Bolzano. Se tanto mi dà tanto è un bell’antipasto per il 31 maggio. Per quanto riguarda il calo di Forza Italia, lascio che siano loro a fare la riflessione necessaria".
Una riflessione che Giovanni Toti non tarda a compiere, tanto da chiedere "al più presto la nomina di un commissario" perché "i risultati del voto amministrativo in Trentino Alto Adige sono ampiamente deludenti. Ritengo siano il frutto di inadeguatezza di ricette, litigi, distinguo e totale incapacità della nostra locale classe dirigente - passata, presente e futura - di rappresentare i nostri elettori e le loro esigenze. Ritengo indispensabile - aggiunge ancora Toti - un ripensamento dell’intera struttura del nostro movimento politico in quella zona provvedendo al più presto alla nomina di un commissario. Forza Italia e la coalizione di centrodestra, dove si presentano uniti e con una squadra credibile, come accade in Liguria e in altre regioni, dimostreranno di essere non solo competitivi, ma vincenti. Aspettare il 31 maggio per credere".
L’affondo, però, arriva dal ’dissidente’ Raffaele Fitto: "A Trento e a Bolzano si è votato e siamo sotto il 4% come dato di Forza Italia e questo credo sia emblematico. Credo che sia necessario rifondare il centrodestra. Anche alla luce dei risultati che arrivano dal resto d’Italia si conferma che" il centrodestra messo in campo da Berlusconi "è abbastanza superato".
Ma sempre in merito a Forza Italia, e alla situazione finanziaria delle sue casse, oggi si apprende che Marina e Piersilvio Berlusconi scendono in campo con Forza Italia, non certo candidandosi, ma staccando due assegni da 100mila euro ciascuno per finanziare il partito del padre. Una scelta che avviene per la prima volta. E’ quanto emerge dalle dichiarazioni congiunte del 2014 e del primo quadrimestre del 2015, con i finanziamenti che i privati e le aziende danno ai partiti e che devono essere depositati alla Camera.
Tornando al piano elettorale, chi esulta e parla di "risultato straordinario" è il Movimento 5 Stelle. Il suo candidato sindaco a Trento, Paolo Negroni, commenta così l’8,7% ottenuto dalla lista grillina: "E’ un risultato assolutamente inaspettato, straordinario, tenuto conto che per noi era la prima volta".
Ma a stoppare la soddisfazione dei pentastellati e del Carroccio è, dal Pd, Lorenzo Guerini: "Siamo molto soddisfatti dei risultati delle elezioni amministrative in Trentino Alto Adige e Val d’Aosta" e "anche ad Aosta si profila una nostra vittoria al primo turno, togliendo la guida del municipio al centrodestra". Poi il vicesegretario del Pd sottolinea che chi ora esulta per un lieve guadagno percentuale ha in realtà perso la sfida contro i dem. I quali, però, vincono, certo, ma con risultati in calo rispetto alle europee del 2014.
A maggio dello scorso anno, infatti, in Trentino il Pd portò a casa il 49% contro il 30 delle attuali amministrative. Nel 2009 ci fu uno scarto
analogo tra le due competizioni elettorali: il 37% alle europee contro il 29% alle comunali. Voti che con tutta probabilità sono stati fatti propri dal Patt (il Partito autonomista trentino tirolese) che ad esempio a Cles ha strappato il sindaco al Pd.

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Se ancora serviva un segno per parlare di crisi in casa Forza Italia, il risultato delle elezioni amministrative in Trentino Alto Adige è solo l’ultimo colpo. A poche ore dallo scrutinio il responso per gli azzurri è dei più amari: la Lega Nord triplica i risultati del partito di Silvio Berlusconi (fermo a sotto il 5 per cento) e addirittura a Bolzano il candidato più votato del centrodestra è il consigliere di Casapound Andrea Bonazza che ottiene il 6,86 per cento. “Diciamolo sottovoce, c’è qualche problema in Fi”, ha commentato il segretario leghista Matteo Salvini, “il nostro è un risultato storico, che dite la gente si sta svegliando?”. Intanto il candidato azzurro in Liguria Giovanni Toti chiede un commissariamento del partito, mentre il dissidente Raffaele Fitto ne approfitta per attaccare la leadership dell’ex Cavaliere: “Risultato deludente”, ha detto Toti, “e frutto di inadeguatezza di ricette, litigi, distinguo e totale incapacità della nostra locale classe dirigente”. Le urne mezze vuote disegnano una situazione complessiva dove il Carroccio cresce, il Partito democratico resiste, mentre gli azzurri sono vicini alla scomparsa. I 5 Stelle invece entrano in consiglio comunale a Trento e crescono (di poco) a Bolzano con il 9,5 per cento.
Vince ancora una volta il non voto. L’affluenza è crollata di sei punti percentuali (dal 69,8 delle scorse amministrative al 63,7 per cento) e fino all’ultima scheda scrutinata c’è stato il timore che in sei comuni si dovesse procedere al commissariamento perché l’unico candidato sindaco non aveva superato il quorum necessario (alla fine sarà così solo a Faedo). Il sindaco di Bolzano invece sarà deciso al ballottaggio (il centrosinistra è in vantaggio), mentre è stato riconfermato il sindaco Pd Alessandro Andreatta a Trento e il renziano Fulvio Centoz è passato al primo turno ad Aosta.
Esulta il Partito democratico, o meglio tira un piccolo sospiro di sollievo dopo le tensioni degli ultimi giorni e in vista della più difficile prova delle Regionali: “A chi in queste ore”, ha detto il vicesegretario Lorenzo Guerini, “esulta per qualche punto percentuale in più di voti, ricordiamo sommessamente che non siamo più nella prima Repubblica: in questo tipo di elezioni conta solo chi arriva primo. Si rassegnino: anche stavolta il Pd ha vinto, loro hanno perso”. E così anche la collega Debora Serracchiani: “Questo è un partito in buona salute”. Ridimensionata la Svp: “Siamo stati puniti noi che ci siamo presentati in quasi tutti i comuni”, ha commentato il segretario Philipp Achammer, “paradossale che il crollo della presenza alle urne sia avvenuto in consultazioni che di solito sono molto sentite dai cittadini”.
Perdono voti in assoluto quasi tutti i partiti, mentre il Carroccio raddoppia i consensi. C’è il crollo annunciato di Forza Italia: a Trento nel 2009 come Pdl aveva preso il 7,19 per cento (3487 voti), mentre oggi ha ottenuto il 4,25% (1963 voti). Storia simile a Bolzano: nel 2010 ottenne il 21,61% (9798 voti) mentre ora è al 3,73% (1042 voti). Resiste in generale il Partito democratico anche se non è indenne dal calo complessivo: a Bolzano è al 17,71 per cento con 4953 voti, mentre nel 2010 era al 17,26% con 7826 preferenze; a Trento ottiene il 29,58 (13.666 voti) contro il 29,80 per cento del 2009 (14.460 voti). Cresce invece la Lega Nord: dal 7,6 al 13,6 a Trento (da 3.777 voti a 6.033) e dal 5,52 all’11,26 per cento a Bolzano (da 2505 voti a 3149). I 5 Stelle entrano per la prima volta in consiglio comunale a Trento con l’8,69 per cento (4017 voti), mentre a Bolzano crescono rispetto al 2010: dal 4,10 per cento al 9,33, anche se l’aumento è ridotto se si guardano i voti assoluti (da 1.858 a 2.609).
Ballottaggio a Bolzano tra Pd e Forza Italia
Gli elettori del capoluogo torneranno alle urne tra due settimane per scegliere tra il sindaco uscente Luigi Spagnolli (Pd), che ha ottenuto il 41,58%, e il candidato del centrodestra Alessandro Urzì fermo al 12,74%. Al terzo posto Carlo Vettori della Lega Nord. Cecilia Stefanelli, appoggiata da Verdi-Grüne-Verc e Sinistra ecologia libertà con Vendola, ha raggiunto il 10,45%, Rudi Rieder del Movimento 5 Stelle il 9,52% e Giovanni Benussi, sostenuto da Liste Benussi e Casapound, ha raccolto il 6,83%.
Spagnolli paga l’uscita dalla coalizione della sinistra, che ha preferito presentarsi con un proprio candidato sindaco e ora dovrà cercare di ricucire i rapporti. Per quanto riguarda i voti di lista il Pd in città è stabile ottenendo le stesse percentuali di 5 anni fa. Grande sorpresa è il Carroccio che raddoppia i voti, pur orfano dell’ex leader Elena Artioli, recentemente passata al Pd. I commentatori attribuiscono l’exploit all’effetto Salvini, che aveva tenuto un comizio in piazza con moltissimo pubblico a poche ore dall’appuntamento con le urne. Crolla Forza Italia che non ha sfiorato il 4% e in calo anche la Svp che lascia sul campo quasi 4 punti percentuali.

“Non abbiamo vinto, ma neanche perso, visto che nessuno ci ha battuto”, ha detto il sindaco uscente di Bolzano, Spagnolli, che per la prima volta dopo due mandati dovrà affrontare il ballottaggio. Il candidato primo cittadino ha annunciato che, prima del secondo turno, non cercherà un accordo con le altre forze del centrosinistra che non lo hanno sostenuto al primo turno. “Decidono gli elettori, non i partiti”.

A Trento confermato il sindaco Pd Alessandro Andreatta
A Trento Alessandro Andreatta è stato confermato per il suo secondo mandato: ha ottenuto il 53,7% dei voti con la coalizione di centrosinistra autonomista che lo aveva fatto vincere anche nel 2009, col 64,42%. Queste le percentuali degli altri candidati: Claudio Cia (Civica Tr., Pt, Fi, Ln, Fdi-An) 31,0%; Paolo Negroni (M5s) 8,4%; Antonia Romano (L’altra Trento a sinistra) 4,5%; Paolo Primon (Popoli liberi) 2,4%. Il Pd resta il primo partito col 29,6% (aveva il 29,8% alle precedenti comunali), seguito dalla Lega Nord al 13,2% (aveva il 7,8%), dal Cantiere civico democratico all’11,9% (che era Upt e aveva il 17,1%) e dal Partito autonomista trentino tirolese al 9,8% (aveva il 4,7%). M5s subito dietro con l’8,7%.

Il renziano Centoz vince al primo turno ad Aosta
Fulvio Centoz, 40 anni, segretario regionale del Partito democratico e renziano della prima ora, sposato e con tre figli, laureato in Giurisprudenza, è infine il nuovo sindaco di Aosta. Guidava una coalizione composta dal Pd e dai movimenti autonomisti di maggioranza (Union valdotaine, Stella Alpina, Creare Vda) che ha ottenuto oltre il 50% dei voti evitando il ballottaggio. Vice-sindaco è stata eletta Antonella Marcoz (Uv).

Partiti: Marina e Piersilvio Berlusconi finanziano FI
Emerge da dichiarazioni congiunte depositate alla Camera
(ANSA) - ROMA, 11 MAG - Marina E Piersilvio Berlusconi
scendono in campo con Forza Italia, non certo candidandosi, ma
staccando due assegni da 100mila euro ciascuno per finanziare il
partito del padre. Una scelta che avviene per la prima volta. È
quanto emerge dalle dichiarazioni congiunte del 2014 e del primo
quadrimestre del 2015, con i finanziamenti che i privati e le
aziende danno ai partiti e che devono essere depositati alla
Camera.(ANSA).

TOMMASO LABATE SUL CDS DI STAMATTINA
ROMA «La conosce “Que reste-t-il de nos amour”?. Allora mi accompagni pure, maestro…». E così sabato sera, in un ristorante di Portofino, Silvio Berlusconi ha «sequestrato» il chitarrista che girava per il locale e ha iniziato a intrattenere il suo e gli altri tavoli con la nota canzone di Charles Trenet. La stessa che, a suo dire, era stata un cavallo di battaglia suo e di Fedele Confalonieri all’epoca in cui cantavano sulle navi da crociera. Con lui, oltre alla fidanzata Francesca Pascale e qualche amico, c’era il candidato alla presidenza della Regione Giovanni Toti, con la moglie. Mentre, tra i passanti che stanziavano di fronte al locale, si segnalava lo stilista Domenico Dolce, con cui il numero uno di Forza Italia si sarebbe intrattenuto per un po’.
L’episodio, unito alla narrazione che i berlusconiani fanno di un Berlusconi «carico come non lo si vedeva da tempo», sembra dare la misura di un uomo pronto a rilanciarsi in politica con lo stesso spirito che aveva perso a seguito della condanna per frode fiscale. Infatti qualche ora dopo, e siamo a ieri mattina, Berlusconi ha disegnato a grandi linee il partito chiamato a sostituire FI. «Basta con tutti i frazionamenti nel centrodestra. Dobbiamo arrivare al grande movimento dei Repubblicani d’Italia».
Tatticamente l’ex premier insiste su una formula che tenga dentro ogni singolo partito della ex Casa delle libertà. Dai centristi di Angelino Alfano alla Lega di Matteo Salvini, passando per Fratelli d’Italia. In fondo, è uno schema su cui lavora il suo consigliere Toti, che non a caso in Liguria è riuscito nell’impresa di tenere tutti dentro la sua coalizione.
Ma la tattica è una cosa e la strategia un’altra. Non sono in pochi a pensare che, in prospettiva, Berlusconi pensi prima a costruire il nuovo movimento e poi a lasciare agli «alleati» la scelta se aderire o meno. Secondo questa scuola di pensiero, il numero uno di FI non avrebbe per nulla la voglia di ricostruire il cartello dei moderati mettendo in palio anche la leadership. Infatti anche ieri, nel comizio di Perugia, s’è lasciato sfuggire una frase che non sarà piaciuta né ai leghisti di Salvini né agli ex An ora con Meloni. «Dobbiamo alzare gli occhi dall’Italia e guardare quello che succede in Europa. I casi di Inghilterra e Francia dimostrano che la destra estrema non può battere la sinistra».
Strano ma vero, è la stessa teoria su cui Raffaele Fitto sta costruendo una scissione tutta particolare da FI. «Quelli che mi chiedono quando esco dal partito», ha confessato l’eurodeputato ad alcuni amici che lo hanno raggiunto ieri a Lecce per una manifestazione con duemila persone, «non hanno capito che non è in Italia che devono guardare. Ma all’Europa…». Fitto, che aveva scritto una lettera al Telegraph per sostenere la corsa di Cameron in Gran Bretagna («Quando nessuno lo dava vincente», ricorda lui), non si staccherà da una Forza Italia «affidata allo sfasciacarrozze» (mentre è critico anche sul nuovo movimento: «Berlusconi pensa che il partito repubblicano possa essere un partito con la logica del club Forza Silvio. Prende il nome da un altro Paese e lo colloca in un sistema diverso, lì ci sono le primarie»). Ma si sgancerà dal Partito popolare europeo per aderire, a strettissimo giro, al gruppo di Conservatori e Riformisti trainato proprio dai britannici di Cameron. «Sarà quella», ripetono i fittiani, «l’ora X». Non succederà a Roma o a Bari. «Ma a Bruxelles».
Tommaso Labate

PAOLO ROMANI
«La spaccatura purtroppo è già nei fatti con i fittiani, e sento parlare di rottura anche dei verdiniani... Il gruppo di FI è unito, ha lavorato affinché prevalessero alcune nostre proposte sulle riforme. Ecco, non vorrei che il mio partito si frantumasse prima ancora di prendere una posizione ragionata e meditata».
(a Paola di Caro)