Umberto Reano, CorrierEconomia 11/5/2015, 11 maggio 2015
A SAN MARINO VA DI MODA L’ORO DEI VISCONTI, SIGNORI DI MILANO
Ultimamente le quotazioni dell’oro, si sa, hanno perduto alcuni punti. Non da Nomisma, a San Marino, dove l’oro monetato «vale» fino a 10 mila euro al grammo. Si tratta certo di oro particolare, come quello impiegato per la coniazione di un fiorino milanese. Quello di Luchino e dell’arcivescovo Giovanni Visconti che, morto Azzone, il 17 agosto 1339 il Consiglio generale proclamò signori di Milano. Per assicurarsi l’affascinante moneta, pesante 3,5 grammi, e inserita nella vendita de 12-13 maggio della casa d’aste attiva sul Titano (www.nomismaweb.com), occorre disporre di almeno 35 mila euro. Su un lato la moneta propone lo stemma dei Visconti e il drago alato raffigurato nell’atto di ingoiare un bambino. Sembra che ad ucciderlo, dopo che il bestione aveva seminato il terrore nei dintorni di Milano, sia stato Umberto Visconti che per questa eroica impresa divenne leggendario. Ambrogio, il santo vescovo con pastorale e staffile, è invece mostrato sull’altro lato della moneta. Lo scorso anno, anche allora vendita Nomisma, un esemplare di questo aureo monetato partito dalla stessa stima di 35 mila euro, totalizzò 45 mila euro, mentre un altro esemplare, in vendita Nac del 2000, fatturò 50 mila franchi svizzeri. Allora la conservazione sfiorava però il fior di conio, mentre l’esemplare ora offerto è un po’ più di splendido, a significare sia pur minime tracce di alcuni passaggi di mano in mano. A seguire una variante del ducato di Galeazzo Maria Sforza (per saperne di più sulle monete milanesi di questo periodo c’è il corposo volume Le monete di Milano dai Visconti agli Sforza, dal 1329 al 1535, di Carlo Crippa o il più svelto La Zecca di Milano da Carlo Magno alla chiusura delle officine, 774-1887, di Alessandro Toffanin, edito dal pavese Varesi), che assieme al profilo del signore milanese ripropone, in una versione graficamente differente, lo stemma e il drago che si appresta a nutrirsi con un bambino. Conservazione pressoché fior di conio e partenza da 25 mila euro. Non meno interessante lo scudo del 1600 di Giovanni I Doria per Loano che torna sul mercato dopo l’incanto Varesi nel 1999. Moneta «vissuta», al pari di molti tondelli monetati d’argento, entrerà in sala
con una stima di 35 mila euro. Relativamente più a buon mercato – la valutazione è di 2.500 euro – il fiorino da 24 soldi di papa Martino V per Avignone, che presenta immagini di una moderna essenzialità. Più elaborato, ma anche più costosa (15 mila euro), la quadrupla dell’Immacolata di Gregorio XV. Con 6 mila euro si può partecipare all’acquisto delle 50 lire del 1868 di Pio IX, mai spesa e di conseguenza in grado di ostentare un fior di conio impeccabile. La conservazione, si sa, è capace di far salire o scendere le quotazioni monetate. Lo dimostrano i 3 mila euro (quotazione tagliata del 50 per cento) che il catalogo della vendita assegna ad un altro esemplare di questa moneta che documenta l’adozione del sistema decimale negli Stati della Chiesa, la quale presenta una conservazione meno perfetta della precedente.