Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  maggio 08 Venerdì calendario

La regina Elisabetta deve avere tirato un grande respiro di sollievo ieri sera ascoltando alla televisione i risultati dei primi exit poll della Bbc: il 27 maggio pronuncerà il suo discorso all’apertura del nuovo Parlamento britannico, ma il rischio di vederselo bocciare qualche giorno dopo nella votazione alla Camera dei Comuni sembra ora ridotto al minimo

La regina Elisabetta deve avere tirato un grande respiro di sollievo ieri sera ascoltando alla televisione i risultati dei primi exit poll della Bbc: il 27 maggio pronuncerà il suo discorso all’apertura del nuovo Parlamento britannico, ma il rischio di vederselo bocciare qualche giorno dopo nella votazione alla Camera dei Comuni sembra ora ridotto al minimo. Già mercoledì, secondo quanto riferito ieri dal «Times», Buckingham Palace aveva rivisto la posizione che aveva assunto qualche settimana fa: nel caso che il primo ministro incaricato non avesse potuto contare su una maggioranza certa, non si escludeva la possibilità che a leggere il discorso fosse la leader della Camera dei Lord, la Baronessa Stowell, per evitare alla Regina l’imbarazzo di essere bocciata dai rappresentanti eletti dal popolo. Finora, era capitato solo una volta: al nonno di Elisabetta, re Giorgio V, nel 1924. Il «suo» nuovo governo I meccanismi della politica britannica sono tra i più complessi e stravaganti del mondo. Non esiste una costituzione scritta, monarchia e democrazia devono convivere, il potere legislativo e quello esecutivo non sono più nelle mani del sovrano, ma bisogna trovare soluzioni bizantine che facciano credere il contrario. Una volta l’anno a novembre, e comunque dopo ogni elezione, è dunque la Regina ad aprire il Parlamento con una cerimonia solenne, pronunciando un discorso nel quale illustra l’agenda del «suo» governo. Questo discorso è scritto dal primo ministro incaricato, ma si fa finta che non sia così per salvaguardare l’autorità della sovrana. Dopo alcuni giorni di discussione sui punti del programma illustrati, i parlamentari eletti esprimono il loro parere, che di solito era sempre favorevole. La preoccupazione maggiore di Elisabetta, nell’inedito caos politico di questi giorni, è quella di salvaguardare la propria neutralità. Non deve dare l’impressione di preferire un primo ministro a un altro, una coalizione a un’altra, né di condizionare le scelte del Parlamento. Se avesse rinunciato al discorso, avrebbe di fatto dichiarato di dubitare della reale esistenza di una maggioranza, esprimendo un giudizio politico che le è precluso. Farà dunque quello che ha sempre fatto: incaricherà il leader del partito che ha preso più seggi di formare un governo e pronuncerà il suo discorso, obbligata come sempre a usare un tono neutrale che non lasci trapelare quali parti del programma lei preferisce. Il rischio della bocciatura Fino al 2011, un no al discorso della Regina sarebbe stato considerato una ragione sufficiente a fare cadere il governo, come avvenne con Giorgio V. Ma il Fixed Term Parliaments Act, voluto dal leader dei Libdem Nick Clegg per sigillare l’alleanza con David Cameron, ha stabilito nuove regole: il governo cade se la mozione «Questa Camera ha fiducia nel governo di Sua Maestà» non passa, e se la mozione «Questa Camera non ha fiducia nel governo di Sua Maestà» viene approvata entro 14 giorni dal no alla prima. Gli exit poll hanno però allontanato questo scenario. Possono dunque cominciare i complessi preparativi per la cerimonia dello State Opening of Parliament, uno splendido retaggio del passato che mai come questa volta contrasterà con le più ordinarie necessità della politica. Elisabetta arriverà a Westminster in carrozza indossando i gioielli della corona. Nel frattempo, gli Yeomen of the Guard ispezioneranno le cantine alla ricerca di esplosivi, come si fa da quando i cattolici britannici cercarono nel 1605 di fare saltare in aria il Parlamento e uccidere Giacomo I. Un esponente della Camera dei Lord, il «Black Rod», busserà tre volte alla porta della Camera dei Comuni prima che questa sia finalmente aperta, per simboleggiare la riluttanza con la quale il Parlamento accetta l’autorità del sovrano. Elisabetta dal 1953 ha aperto 61 sessioni parlamentari, rinunciando in due sole occasioni, quando era in attesa dei figli Andrew e Edward. Non sarà certo un po’ di turbolenza politica a spaventarla: ne ha viste più lei di qualunque membro del Parlamento appena eletto.