Giorgio Terruzzi, Panorama 7/5/2015, 7 maggio 2015
FORMULA CORINNA
Amori in corsa. È il suo destino. Michael prima. Mick adesso. Da ora in poi, visto che il figlio, data di nascita 22 marzo 1999, anni 16, ha vinto al debutto nelle corse automobilistiche dopo aver gareggiato per anni con i kart utilizzando il suo cognome. Betsch. Una scelta obbligata e protettiva che ormai non ha più senso. «M. Schumacher», infatti. Questa la scritta applicata sulla piccola Formula 4 nera, per un esordio svelato, seguitissimo e commovente. Mick: predestinato e poi destinato, ormai deciso a portare in pista, insieme alle proprie ambizioni, una memoria che coinvolge e pesa. Lei, Corinna: silente e pronta, come sempre. Ad accompagnare, mascherando ansia e sofferenza, un’altra avventura a rischio. Consapevole che il rischio, appunto, sta ovunque: tra le curve di un circuito veloce, così come sulla neve ai bordi di una pista battuta.
Ama l’ombra, questa signora di 46 anni, nata ad Halver, nei pressi di Duesseldorf, diplomata in ragioneria, moglie di Michael Schumacher dall’1 agosto 1995 dopo fidanzamento lungo anni quattro, dopo breve relazione con Heinz Harald Frentzen, ex compagno, ex amico di Schumi ai tempi del loro apprendistato in Mercedes. Discreta, discretissima, dalla postura all’abbigliamento. Biondi i capelli. Per il resto, una vocazione alla normalità come contraltare necessario all’eccezionalità del marito. Un iradiddio in pista, un ragazzo dall’abbigliamento sempre un po’ urlato, a base di stivali e camicie vistose. Lei appartata, abituata a seguire percorsi defilati, per poi apparire soltanto nei momenti del trionfo, pronta a indossare la parrucca rossa in Malesia, anno 2000, per festeggiare il primo Mondiale di Schumi ferrarista. Tecnici, meccanici, Michael e Corinna. Sciolta, finalmente, nelle foto. Dichiarazioni: ai minimi termini. Nell’ombra, altroché. Anche quando Michael ebbe quel terribile incidente a Silverstone, 1999. Un’esperienza che la portò, tempo dopo, ad un unico, significativo commento: «È stato il giorno più brutto della mia esistenza».
Vivere al fianco di un pilota comporta sempre qualche compromesso intimo, un patto utile alla sopravvivenza, capace di produrre addirittura una consuetudine, una specie di normalità. Qualcosa che, per Corinna, risale a un tempo remoto e che pure l’ha costretta a una replica quando ha compreso che quei due, padre e figlio, avrebbero fatto coppia.
È stato Schumi senior a portare in pista Schumi junior. Insieme sui kart. Un bambino e un fenomeno deciso a divertirsi ancora, a tenere stretto attraverso il figlio il suo strepitoso bisogno di agonismo. Insieme sulle piste del Mondiale Junior sino a pochi giorni da quel terribile incidente sugli sci, 29 dicembre 2013; insieme proprio lì, il sangue sulla neve, l’elicottero del soccorso alpino francese, l’inizio di una tragedia simile a un capriccio fuori tempo massimo.
Mick somiglia alla sua mamma. È delicato nei tratti, tenero d’animo. A differenza della sorella, Gina Maria, più simile a papà. Di fronte a quel dramma, Mick parve devastato. Muto e cupo per giorni, poi mesi. Silenzio e fatica per un tempo lungo. Dentro il quale, al pari di sua madre, ha scovato una forza magnifica, per molti versi sorprendente. L’immagine della signora Schumacher è cambiata, ha preso spessore, ha destato ammirazione. Per sei mesi, dagli ultimi giorni del 2013 al giugno 2014, quando Michael venne trasferito a Losanna, Corinna ha percorso i 180 chilometri che separano l’ospedale di Grenoble dalla grande villa sul lago a Gland, due volte al giorno. Un autista a guidare l’auto, un’energia scovata chissà dove. Abbastanza per tutelare l’intera famiglia assaltata dai media, per comunicare con i tifosi, per sostenere i medici, per confortare e ringraziare ogni infermiere, prima di concedersi momenti di sconforto in totale solitudine, a fianco del marito.
È stata lei a organizzare e sovraintendere ogni fase di un decorso problematico, è stata lei ad attrezzare nella casa di Gland una struttura giudicata tra le più moderne (e costose) al mondo. È lei a sostenere i due figli in un calvario che pare ancora lunghissimo. Così, la decisione di Mick di riprendere le corse è sembrata un passo verso la normalità. Vita. Emozioni, sentimenti all’aria aperta. Il prezzo, connesso ai rischi di chi sceglie l’automobilismo, come un ritorno a una condizione nota. Da trattare con un filo di fatalismo. Un’opera di ricostruzione cui ha partecipato un vecchio amico, Jean Alesi, il cui figlio Giuliano corre al fianco di Mick, di Mick è intimo.
Corinna, lottando e soffrendo in silenzio, è riapparsa in pubblico nell’agosto 2014 a Caen, in Francia. Una competizione internazionale. Cavalli, il suo mondo, da anni. Dopo aver accompagnato Schumi ovunque, dopo essersi stancata di fare shopping a Milano come a Montreal, ha dato spazio a un’antica passione. Stile Western o, meglio, Reining, disciplina nata in America, basata sul lavoro di redini durante la monta. Evoluzioni e manovre ispirate al lavoro dei cow boy. Corinna: non una semplice praticante.
Tosta e determinata al punto da vincere l’oro ai Campionati europei 2010 mentre, con la piena collaborazione di Schumi, metteva in piedi il suo CS Ranch, una vera e propria città equestre a Givrins, in Svizzera, dove allevare, ospitare e vendere campioni; dove organizzare manifestazioni (con Schumi protagonista nelle esibizioni di gala), dove costruire uno tra i più grandi maneggi indoor d’Europa. Corinna è diventata ambasciatrice dei Giochi organizzati lo scorso anno in Normadia, si occupa attivamente di Peta, organizzazione che si batte per il trattamento etico degli animali. Accompagnata da Gina Maria. La quale, pochi giorni prima del debutto di Mick, ha impressionato giudici e pubblico montando con piglio ed eleganza in una competizione internazionale a Kreut, in Germania.
«È facile sostenere ciò che tocca il tuo cuore. Gli animali lo hanno sempre fatto con il mio». Corinna va avanti, persegue, non molla. Ha venduto l’aereo, un Falcon 2000EX a 8 posti, prezzo base 15 milioni; ha mantenuto l’attività del ranch; si batte ogni giorno per stimolare, sorvegliare Michael. «Non sarà più il viaggiatore che è stato» si è lasciata sfuggire. Come dire: la vita è cambiata, la vita va avanti. Mick, di un aereo privato non ha ancora bisogno.