Martino Cavalli, Panorama 7/5/2015, 7 maggio 2015
MPS, L’AUMENTO NON TAPPA LA FALLA
I 40 mila sottoscrittori dell’obbligazione Mps Upper Tier II 2008-2018 aspettano con ansia il pagamento della cedola il 15 maggio, perché temono di restare a bocca asciutta. Da Siena, no comment. L’emissione, fatta per finanziare l’acquisizione di Antonveneta, prevede un codicillo che all’epoca pochi avranno letto e ancora meno avranno valutato: «In caso di andamenti negativi della gestione, il diritto alla remunerazione può essere sospeso...». Può succedere che una banca «salti» un pagamento, ma certo non gioverebbe al «sentiment» sul Monte dei Paschi di Siena poco prima del nuovo, ennesimo aumento di capitale: 3 miliardi che secondo Fabrizio Viola, amministratore delegato, consentiranno di presentarsi con le carte in regola (anzi, «con il vestito stirato») per l’aggregazione con un’altra banca. «Ma il vestito è ancora parecchio spiegazzato, e ci sono anche delle toppe» commenta un banchiere d’affari.
Mps ha una vera e propria montagna di crediti deteriorati, oltre cinque volte il capitale (24 miliardi di cui 8,5 in sofferenza). Cinque volte peggio di Intesa e Unicredit, dieci volte peggio del Credem. L’aumento di capitale di 3 miliardi, spiega il banker, porta questo indicatore solo al 313 per cento del capitale. Servirebbero altri 4 miliardi per scendere a un pur modesto risultato del 250 per cento. L’aumento di capitale dovrebbe essere addirittura di 15,7 miliardi per scendere a un rapporto di 100, quello di Intesa e Unicredit per intenderci.
Alessandro Profumo, presidente di Mps, non ha nascosto il suo malumore di fronte alla richiesta della Bce di chiudere entro luglio il derivato Alexandria stipulato con Nomura e nel mirino dei magistrati. La chiusura anticipata imposta da Mario Draghi, presidente della Bce, potrebbe costare fino a un miliardo, ma evidentemente la Bce preferisce fare pulizia una volta per tutte. E così dei tre miliardi di aumento, uno sarà subito «bruciato» dalla chiusura di Alexandria.
Ma più che a Francoforte, forse i problemi stanno a Bruxelles. Mps può risolvere i suoi problemi non solo aumentando il capitale ma anche riducendo i crediti deteriorati. Per farlo ci vuole una bad bank in cui «infilare la spazzatura», come hanno fatto gli spagnoli nel 2012. Ma allora, nel pieno della crisi, mezza Europa si affannava a salvare le proprie banche e purtroppo l’Italia, ricorda un eurofunzionario che ha avuto quei dossier sulla scrivania, all’epoca sostenne che tutto andava bene e non prese alcun provvedimento. Oggi l’Italia è rimasta col cerino in mano.
Anche se Matteo Renzi lunedì 4 maggio a Milano è stato molto ottimista, appena tre giorni prima il suo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva tutto un altro tono. «Altri Paesi hanno fatto passi in avanti perché hanno introdotto meccanismi per facilitare la ristrutturazione dei crediti in sofferenza, ad esempio la bad bank» ha detto giovedì 30 aprile. «Nel frattempo la regolamentazione è cambiata. Quando siamo andati a parlare a Bruxelles perché volevamo affrontare il problema, la Commissione ci ha risposto che non si poteva più fare perché le regole della concorrenza impediscono che gli Stati mettano garanzie».
Resta poi da vedere a quali prezzi i crediti deteriorati potrebbero essere ceduti alla bad bank: se emergessero forti minusvalenze, servirebbe comunque una nuova iniezione di capitali freschi. Fatto sta che su queste voci il titolo in borsa è salito sull’ottovolante e martedì scorso la quotazione è stata anche sospesa.
Intanto a Francoforte, ma anche a Roma, ci si prepara alle nuove regole del cosiddetto bail in: quando una banca è in difficoltà, prima di un sostegno esterno (bail out) è necessario che facciano i loro sacrifici gli azionisti e gli obbligazionisti (per i titolari di depositi e conti correnti non cambia nulla). L’Italia è in ritardo nel recepimento della direttiva (il testo ha appena iniziato il suo iter alla commissione Politiche dell’Unione europea al Senato) ma già oggi gli investitori possono essere chiamati a dare un contributo se hanno sottoscritto obbligazioni delle categorie più rischiosa.
Forse non è un caso se nei giorni scorsi il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, davanti alla commissione Finanze del Senato ha ricordato che le banche dovranno adottare «un approccio nei confronti della clientela coerente con il cambiamento fondamentale apportato dalle nuove regole, che non consentono d’ora in poi il salvataggio di una banca senza un sacrificio significativo da parte dei suoi creditori». A buon intenditor...