Simonetta Fiori, la Repubblica 1/5/2015, 1 maggio 2015
BASTONATE
Chiara Rapaccini conobbe Mario Monicelli nel 1975, sul set di Amici miei. Quarant’anni meno di lui, gonna blu a pieghe, appena le rivolse la parola disse: «Non farai mai l’attrice perché hai gli occhi stupidi». Lì per lì si offese a morte: «Poi avrei capito che era la sua prima provocazione. Mario faceva il contrario dell’innamorato. Non mi ha mai detto ti amo, se non alle cinque del mattino, confidando nel mio sonno profondo. Arrivava a punte di cattiveria. Una volta sotto uno splendido cielo stellato chiese agli attori e alla sua troupe di esprimere un desiderio. Ma guai a dirlo, si raccomandò, perché se lo dite non s’avvera. Quando toccò il suo turno, scandì a voce alta: voglio vivere tutta la mia vita insieme a Chiara». Rimasero insieme per trentacinque anni: «Grazie all’ironia e all’anticonformismo. La prima volta che cucinai per lui, venne da me all’improvviso: scusami cara, ma sentirti spiattellare come una mogliettina mi mette tristezza. Trascorremmo la nostra serata d’amore da Settimio in via del Pellegrino, un depresso Paolo Stoppa nel tavolo accanto». Si lasciarono e ripresero molte volte: «Io me ne andavo con grandi scenate, mentre lui imperturbabile continuava a leggere il giornale. Una volta restai fuori due o tre mesi. E lui si fece listare il braccio a lutto con una fascia nera. Una mia amica me lo riferì e io capii subito: mi stava dicendo che era triste ma era anche un modo per sfottermi». Secondo la Rapaccini, la tempra di Monicelli era consegnuenza dell’educazione: «Sei figli maschi cresciuti da una madre intelligentissima e severa. Quando litigavano, lei li bastonava uno dietro l’altro. Mario ne era fiero perché in fondo aveva una tempra militaresca, da uomo d’altri tempi. Così ci si doveva prendere cura della donna ma senza troppo romanticismo» (Simonetta Fiori, la Repubblica 1/5).