Roberta Carlini, D, la Repubblica 3/5/2015, 3 maggio 2015
LA BANCHIERA SU ALL’ULTIMO PIANO
[Maria Concetta Morra]
La giacca rossa l’aveva messa all’ultimo momento nel trolley, per il giorno dell’inaugurazione. Così, nella foto ufficiale dell’Abor – l’Administrative Board of Review, organismo nuovo di zecca insediato ai vertici delle istituzioni bancarie europee – è entrata con una macchia di colore e tre primati: unica donna, unica italiana, unica under-65. Molto under, perché Concetta Brescia Morra, professoressa di Diritto dell’economia, di anni ne ha 51. Insieme ai colleghi avrà un compito duro: accogliere le lamentele delle banche dell’eurozona sulle decisioni della Bce in tema di vigilanza, farsi un’idea indipendente e sfornare un parere per il board di Draghi. Brescia Morra, scelta come vicepresidente (vice-Chair), ora è “vice” anche in famiglia per i due figli di 11 e 16 anni. Un altro pezzo del soffitto di cristallo che cade, e grazie solo all’invio di un curriculum. Nell’ottobre 2013, quando JanetYellen veniva scelta per la Fed e in sequenza “cadevano” in mani femminili anche le banche centrali di Russia e Israele, il quartier generale della Bce contava zero donne al vertice. Poi qualcosa si è mosso: una tedesca nell’esecutivo della Bce, quattro fra i membri del nuovo Ssm – Single Supervisory Mechanism – tra le quali presidente e vicepresidente. Brescia Morra non giurerebbe che siamo alla svolta, ma qualche segnale lo vede. «Anche nel bando per l’Abor si auspicava un equilibrio di genere, oltre che geografico». E quel bando lei lo stava aspettando. Quando l’ho letto ho capito che avevo una chance. Ho lavorato per 15 anni in Banca d’Italia, alla vigilanza, prima di andare a insegnare all’università e lavorare da indipendente». Il problema, dice, non è la competenza ma la carriera: in Banca d’Italia arrivano frotte di neolaureate a ogni concorso, ma solo da qualche anno è caduto il “muro” del direttorio. Gli americani la chiamano old boys network, la rete dei ragazzi abituati a stare tra loro, dai college agli spogliatoi dei club. «Quella rete c’è, invisibile ma forte. Più nelle professioni, meno nell’accademia». Semmai la nostra università ha altri primati, penalizza i maschi quanto le femmine: per dirne una, Brescia Morra da noi è in attesa di cattedra. Ha vinto il concorso nel 2011, ma tra tagli di risorse e nepotismi, non ha ancora preso servizio. A Francoforte che fa? «Esaminiamo i ricorsi delle banche che vogliono contestare un provvedimento della Bce in tema di vigilanza. Diamo la nostra opinione e possiamo chiedere al Supervisory board della Bce di modificare il provvedimento. Un meccanismo di revisione interna dei provvedimenti, prima o invece di andare alla Corte di giustizia europea». Come mai l’hanno scelta come vicepresidente? «Mi hanno proposto loro, mi ha fatto piacere». È l’inizio di un nuovo corso al femminile? «Le quote rosa sono utili: non in astratto, ma in questo momento storico. Servono, in una fase transitoria, per rompere l’impasse. E non accetto l’obiezione: “cosi dobbiamo prendere le donne anche se incompetenti”. A parte il fatto che nel nostro paese il criterio nelle scelte degli uomini per ricoprire incarichi di potere è stato di rado quello della competenza, io dico: scegliamole competenti, poi tra dieci anni ne riparliamo».