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 2015  maggio 03 Domenica calendario

22 MILIONI D’OCCASIONI PER IL PIL

Finalmente Expo si è messo in moto. Lusinghiera la partenza, con oltre 200 mila visitatori e 11 milioni di biglietti già venduti, sostanziali premesse per un grande successo di pubblico e si spera di ritorno per i nostri consumi interni. Gli studi fatti ipotizzano 20/22 milioni di visitatori, di cui almeno un quarto provenienti dall’estero e oltre il 40 da fuori Regione, un incasso di biglietteria vicino ai 500 milioni di euro, in grado di coprire gran parte dei costi di gestione dei 6 mesi di durata, e soprattutto un ritorno sull’indotto nazionale, in gran prevalenza milanese, viaggi, soggiorni, acquisti, stimabile in 0,4/0,6 punti di Pil nazionale. A fare la differenza nella forbice concorreranno molteplici fattori quali la capacità comunicativa di tenere alta l’attenzione sull’evento, la divulgazione internazionale, attraverso imprese sponsor e/o presenti, il coinvolgimento degli Stati partecipanti con propri stand e lo stimolo che sapranno attivare per far sì che i loro cittadini vengano a visitare Expo, la macchina dell’attrattività con offerte per soggiornare nei nostri mille luoghi dove andare a scoprire meraviglie artistiche, paesaggistiche, culturali, enogastronomiche, e infine come le strutture di Expo, realizzate con affanno, non solo reggeranno per il periodo della manifestazione, ma sapranno aggiornarsi con eventi, in modo da riattrarre anche visitatori precedenti. Ad integrazione dei motivi citati, serviranno mezzi di trasporto pubblici funzionanti e accessibili da varie parti di Milano, in primis aeroporti e stazioni, poi evitare scioperi selvaggi, per non dire dimostrazioni violente come quelle di venerdì e infine, il commercio e i servizi, oltre che essere di qualità, dovranno evitare di divenire ingordi nei prezzi. Se tutto questo si integrerà completandosi, il successo e i ritorni saranno al top della forbice. Guadagnare oltre mezzo punto di Pil straordinario, nel bel pieno dell’anno dell’ipotetico rilancio delle nostra economia reale farebbe bene non solo ai nostri conti, ma anche al morale e alla fiducia dei consumatori. Dieci miliardi di euro, anziché 5 o 6, di maggior Pil, farebbero una consistente differenza, soprattutto adesso che la Corte Costituzionale ha abrogato parte delle Norme Fornero sull’adeguamento delle pensioni, il pagamento del maltolto potrebbero costare ai nostri conti pubblici 5/6 miliardi di euro. Senza dimenticare che la ripresa è ancora fragile, con la disoccupazione che resta al top, le produzioni per i consumi interni al palo, e nuovi balzelli, diretti e indiretti, all’orizzonte da parte degli enti locali, non saranno indifferenti per le tasche degli italiani. Expo può essere, almeno per l’anno in corso, una manna con cui nutrire la nostra economia e renderla meno vulnerabile. Tocca al governo, in accordo con Regione Lombardia e Comune di Milano, far sì che Expo tiri per i 180 giorni previsti. L’utilizzo delle ambasciate, in maniera costante, quale vetrina permanente attrattiva di stimolo a visitare Expo e a rimanere sul suolo italico per più giorni possibili, dev’essere un punto fermo per alimentare l’attenzione verso la maxi fiera. Promuovere iniziative all’estero attraverso le associazioni che rappresentano le categorie economiche e le imprese, è un altro punto rilevante per convogliare turisti. Importante che le forze politiche evitino di confrontarsi, durante l’Expo, sul destino delle aree successivamente all’evento, adesso per arrivare a fare Bingo serve coesione e non polemiche sterili, destinate solo a ridurre la nostra reputazione internazionale che, già così, non è certamene alle stelle. Le categorie economiche che sono essenzialmente composte da micro imprese, fondamentalmente dedite ad attività entro confine, puntano sull’Expo per far riquadrare i conti che, da almeno 6 anni, languono. Milano ed interland sicuramente il ritorno economico l’avranno, per il resto dell’Italia, ci sarà meno effetto, ma ottenerne il massimo dev’essere un obiettivo primario per tutti.