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 2015  aprile 28 Martedì calendario

MANCANO ALL’APPELLO, NEGLI STATI UNITI, 1,5 MILIONI DI PERSONE, DI SESSO MASCHILE E PELLE NERA. MUOIONO GIOVANI O SONO IN GALERA

Washington
Non tutti i conti tornano nella Superpotenza. Ci sono, anzi, importanti differenze tra le cifre che dovrebbero esserci e quelle che ci sono. Se tutti i dati comparissero nello stesso librone, questo avrebbe tante pagine bianche o mancanti, come strappate. Per esempio, nell’elenco di cifre o di persone che dovrebbero esserci e invece non ci sono.
Bisogna cercarli a una specie di sportello degli oggetti smarriti. In questo caso sono persone. Un milione e mezzo, tutte di sesso maschile, tutte di pelle nera. Con una grande diseguaglianza fra i due sessi. Mancano i maschi, tanti. A New York non rispondono all’appello 120 mila uomini di origine africana tra i 25 e i 54 anni di età. A Chicago 45 mila. A Philadelphia ne mancano 30 mila. Negli Stati del Sud diverse centinaia di migliaia. In totale, un milione e mezzo che dovrebbero esserci e non ci sono.
Una cifra impressionante e senza paragoni al di là delle frontiere. In totale, per ogni 100 donne a piede libero ci dovrebbero essere 83 uomini, che invece compaiono nella colonna dei «dispersi». Più «nera» è la composizione etnica di una città, più il deficit è importante. E più si nota che la sproporzione fra i sessi non esiste nelle altre componenti etniche degli Usa. Per 100 donne bianche ci sono 99 maschi. Per quelle nere di città come North Charleston, nella Carolina del Sud, manca all’appello un uomo su quattro, quasi un record. A far peggio c’è quasi solo Ferguson, la cittadina del Missouri che è da mesi nelle cronache mondiali per l’«incidente» di un paio di mesi fa del poliziotto che uccise un giovane nero disarmato: per ogni 100 donne di origine africana che ci abitano, ci vivono appena 60 maschi. Sono dati paragonabili a quelli prodotti, in una nazione popolosa, da una guerra mondiale (ai tempi in cui le donne non facevano il soldato).
Averne notizie è invece semplice: su quel milione e mezzo che manca in totale, 600 mila sono in prigione e 900 mila al cimitero. A evitare equivoci e a rendere le cifre più leggibili, si tiene conto solo degli adulti (fra i bambini la discrepanza non esiste) e degli anziani. Una percentuale importante dei «mancanti» rivela che non sono «deceduti per cause naturali». La ragione più frequente è l’omicidio, addirittura più ricorrente, in questa classe di età, dell’infarto e degli incidenti stradali o sul lavoro, soprattutto nell’età fra i 30 e i 40 anni. Non è dunque confermata dalle statistiche la diffusa convinzione che la fase più pericolosa della vita per gli americani dalla pelle nera sia l’adolescenza.
Di conseguenza i risvolti sociali del fenomeno sono più gravi, dal momento che a «sparire» anzitempo sono soprattutto gli uomini che dovrebbero essere sposati e mantenere la famiglia. La loro assenza è la causa principale della disgregazione del nucleo familiare e dei «disordini» dei giovani e dei ragazzi. Un’altra conseguenza è la scarsità dei matrimoni e, dunque, l’abbondanza delle giovani donne che vivono sole e delle famiglie con la sola madre e con i figli di padri multipli da relazioni brevi.
Ma la radice più tipicamente americana di questo fenomeno è, ancor più della mortalità, il sistema giudiziario. A parità di reato commesso, le sentenze degli Usa sono incomparabilmente più «alte» e più «lunghe» che in qualsiasi paese europeo. Si calcola un rapporto, per esempio in paragone con la Gran Bretagna, di uno a quattro. Gli ergastoli non sono eccezioni ma quasi la regola. In stati come la California, per esempio, è obbligatorio per i giudici comminare il carcere a vita per chi abbia commesso più di due reati, non importa di quale gravità, inclusi i furti di una pizza. La disposizione è conosciuta appunto come «tre pizze e un ergastolo». Ma anche altrove si può essere condannati a trent’anni per un furto e scomparire così dalla vita e dalle statistiche. E queste abitudini draconiane colpiscono soprattutto i giovani di colore. Non è esatto, dunque, che la colpa sia delle malattie.
Negli ultimi trent’anni la mortalità di questo gruppo razziale è diminuita di più di quella fra i bianchi, soprattutto nelle malattie come l’Aids, che inizialmente colpiva di più i giovani di pelle nera. Ha invece continuato a crescere la somma delle carcerazioni. Si muore di meno, fra i giovani blacks, ma si va più spesso e più a lungo in prigione. In ambedue i casi si «sparisce» nelle statistiche.
Alberto Pasolini Zanelli, ItaliaOggi 28/4/2015