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 2015  aprile 28 Martedì calendario

ORMAI È CHIARO: RENZI HA DUE AVVERSARI. UNO A ROMA, CHE È GIÀ IN CASA SUA, A PALAZZO CHIGI, RAFFAELE CANTONE. E L’ALTRO A PARIGI, ENRICO LETTA

Che sia la volta buona che andiamo alle elezioni? I miei amati «segnali deboli» indicano che è possibile, perché, in un modo o nell’altro, conviene a tutti, in primis a Renzi. Oggi parlerò di lui, a seguire degli altri e di come mi preparo, da analista, alle prossime elezioni politiche, nell’ipotesi che ci siano. Tutto nasce da un tweet, di cui mi sono «liberato» proprio il 25 Aprile: «Dilemma Dem: meglio votare contro e andare alle urne o votare a favore e andare alle urne?». E proprio il 25 Aprile è uscita una lunga intervista del direttore del Foglio, Claudio Cerasa, a Raffaele Cantone, l’ultimo «segnale debole» che mi mancava.
Inquadro le interviste in tre tipologie:
a) da guerra santa, dove, alla fine, intervistato e intervistatore (come i grandi scacchisti) si odiano, in teoria potrebbero persino uccidersi (inarrivabili quelle di Oriana Fallaci);
b) di scopo, sono tranquille, spesso finiscono 0-0, ognuno si accontenta di aver portato a casa qualcosa;
c) ruffiane, sono in maggioranza, mitiche quelle di David Letterman, sdraiato sul tappettino con il democrat Obama, idem quelle di Rai3 verso il «Prodi anti Cav». Questa di Cerasa-Cantone è stata di tipo b), entrambi ne escono vincitori, uno professionalmente, l’altro politicamente, e non poteva essere diversamente, sono due persone perbene, preparate, miti. Anche Renzi sarà contento, ha avuto conferma di ciò che aveva intuito: ormai è chiaro, ha due avversari, uno a Roma, addirittura già a Palazzo Chigi, Cantone, l’altro a Parigi, Enrico Letta, meglio liberarsene ora che sono in fasce.
Pericoloso il primo, perché la maggioranza silenziosa del paese, dopo la sciagurata campagna mediatica sulla corruzione, cavalcata dalle élite per biechi interessi di bottega, è ormai matura per essere governata da un magistrato, che operi contro questa «spuzza» di corruzione (mai termine fu più felice).
A differenza di quello che pensano tutti, la fine del Nazareno è stata sì mortale per Berlusconi (si è giocata al tavolo verde Forza Italia, e l’ha persa) ma il danno maggiore l’ha avuto Renzi: è rimasto nudo. Gli unici che l’hanno capito, una dozzina di giornalisti di grande valore, di diverse testate o ospiti itineranti di talk show, uniti da un curioso innamoramento per lui, sono da tempo alla ricerca di dargli un nuovo profilo, convinti che ne abbia bisogno. Lo penso anch’io, ogni mese che passa appare sempre più per quello che è, un Obama de noaltri: l’uno incanutì di colpo, l’altro scarica lo stress creando tessuto adiposo aggiuntivo.
Chi studia le dinamiche delle leadership, sa che nel momento stesso in cui un leader arriva al potere, inizia il suo declino. Apparentemente è concentrato sul suo lavoro, determinato a perseguire i suoi obiettivi, ma a un occhio attento non sfugge la sua focalizzazione, esclusiva e maniacale, per scoprire dove si nasconda l’uomo che gli vuole sottrarre la «campanella». Deve in ogni modo evitare un successore, anche teorico, perché, ai suoi occhi, costui, psicologicamente, impersona la sua morte.
Renzi, dopo un anno, è molto in ritardo nella costruzione della sua leadership, le sue grandiose fantasie hanno mostrato di non aver consistenza, rispetto alle ambizioni realistiche del fare che aveva dichiarato e gli erano richieste. Temo stia precipitando in quella terra di nessuno dove iperattività e conflittualità si mischiano, un mondo di fantasie di onnipotenza da un lato, e la spietata realtà esterna dall’altro, si scontrano. L’iperattività diventa allora una modalità insana per affrontare i problemi, nel momento in cui la sua psiche li classifica come pericoli, significa che i meccanismi naturali di difesa sono saltati. L’investimento emotivo è stato eccessivo, siamo entrati nella sindrome che il mio maestro Kets de Vries definisce: personalità orientata alla «posizione narcisistica». Immagino si sappia che il narcisismo è la malattia infantile del leaderismo, una brutta bestia, credetemi.
Qui mi taccio, faccio l’analista non lo psicanalista. Di positivo è che l’Italia ha ora due alternative a Renzi, una a Roma (Cantone), una a Parigi (Letta), e questo è positivo per la nostra democrazia, anche se non lo è sul breve. Quando i problemi (il tuo lavoro) li consideri pericoli, significa che sei entrato nel mondo della leadership-paranoia (sempre KdV). Come leader ti conviene allora resettare il tutto. Cosa meglio delle elezioni? E allora elezioni siano, visto che tu sei certo di vincerle, e gli altri sono costretti a scommettere sul come.
Riccardo Rugger, ItaliaOggi 28/4/2015