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 2015  aprile 25 Sabato calendario

IL CALCIO INGLESE È UN PARADISO (FISCALE)


Un giornalista del Guardian, David Conn, ha seguito da vicino l’inchiesta molto approfondita del Tax Justice Network, un gruppo di pressione sovranazionale che combatte l’evasione fiscale, sulla proprietà dei 92 club calcistici iscritti alla Premier o a uno dei tre campionati sottostanti, Championship e le due Football League. Il risultato dello studio è che ben 28 di questi club – quasi uno su tre – appartengono ad azionisti basati in altri continenti; lo si sapeva, come si sapeva che in Premier la percentuale si impenna (9 società in mani straniere su 20, comprese le più importanti). La scoperta è che buona parte di questi club sono domiciliati in paradisi fiscali, ed è per questo che si è mosso il Network: così stando le cose, chi volesse vendere dribblerebbe con facilità il pagamento del capital gain, ovvero il guadagno rispetto alla cifra stanziata a suo tempo per l’acquisto. Stiamo parlando del 28% di un sacco di soldi.
Nel libro bianco edito dal Network si segnala che l’ondata di acquisti dei club inglesi da parte di proprietà estere è avvenuta prima che l’esplosione dei diritti televisivi aumentasse a dismisura il loro valore, il che renderebbe particolarmente profittevole una loro cessione, soprattutto se non devi pagarci le tasse. I club sono posseduti da società create ad hoc e domiciliate in alcuni casi nel Paese dell’effettivo proprietario (Abu Dhabi per il Manchester City dello sceicco Mansour, Malesia per il Queen’s Park Rangers, India per il Blackburn Rovers), in altri nei paradisi fiscali veri e propri. Il Manchester United, la cui proprietà riconosciuta è della famiglia americana dei Glazer, è iscritto al registro società delle isole Cayman. Altri tre club l’hanno seguito: Birmingham, Coventry e Cheltenham. In realtà la catena azionaria dello United è particolarmente complessa perché, oltre alla registrazione nelle Cayman – avvenuta prima della quotazione alla Borsa di New York – il club figura nella disponibilità dei Glazer attraverso alcuni family trust domiciliati nello stato del Nevada (quello di Las Vegas, con tasse molto basse). Il Guardian ha chiesto conto alla famiglia di questa complicata struttura, ottenendo in risposta un no comment. Silenzio anche da parte dei proprietari di Liverpool e Aston Villa, che non hanno voluto specificare in quale stato americano hanno domiciliato le società di controllo, mentre Stan Kroenke, padrone del 66% dell’Arsenal, ha ammesso di averlo piazzato nel Delaware, paradiso fiscale d’America per eccellenza: permette l’anonimato agli azionisti e non rivela il livello di tassazione. Scendendo a club meno famosi, troviamo i classici domicili dei libri di John Grisham: Jersey, Bermuda, Guernsey, Isola di Man, Bahamas e così via. Considerato che in Italia arriviamo sempre con una decina d’anni di ritardo, non sarebbe sbagliato dare un’occhiata ai domicili fiscali dei nostri club posseduti da investitori stranieri.