27 aprile 2015
Francesco Menetto, 65 anni. Medico pediatra con studio in un elegante quartiere borghese nel centro di Genova, non si dava pace da quando suo figlio Marco, 37 anni, farmacista, era finito agli arresti domiciliari perché accusato di aver trafficato in medicinali antitumorali rubati e rivenduti all’estero per ricavare più soldi
Francesco Menetto, 65 anni. Medico pediatra con studio in un elegante quartiere borghese nel centro di Genova, non si dava pace da quando suo figlio Marco, 37 anni, farmacista, era finito agli arresti domiciliari perché accusato di aver trafficato in medicinali antitumorali rubati e rivenduti all’estero per ricavare più soldi. Domenica sera invitò a cena figlio e nuora, poi, tranquillo come sempre, disse di dover andare a fare una visita urgente a un piccolo assistito. Prese sua moglie e salirono in auto. Arrivati fino al ponte monumentale che attraversa via XX Settembre, scesero dalla macchina. Spedirono un sms al figlio in cui gli dicevano di guardare in un certo cassetto di casa loro. Quindi Menetto scavalcò la balaustra e senza starci a pensare saltò di sotto, giù per venti metri. La moglie, forse troppo spaventata, esitò giusto il tempo per farsi notare da due agenti, i quali, appena la videro salire sul parapetto, corsero ad afferrarla al volo, riuscendo a salvarla. Nel cassetto indicato, una lettera di scuse e alcune disposizioni testamentarie. Nell’auto un biglietto: «La magistratura miope a volte uccide». Notte tra domenica e lunedì. Genova.