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 2015  aprile 25 Sabato calendario

CALIGARI TORNA SUL SET “IL MIO FILM SULLA FINE DEL POPOLO DI PASOLINI”

ROMA
Claudio Caligari, a 17 anni da un film di culto come L’odore della notte , torna alla regia con Non essere cattivo. La realizzazione del film è una battaglia vinta da Valerio Mastandrea: «Da L’odore della notte, avevo voglia di rimettere in pista Claudio, di rivederlo al lavoro». È a lui che si deve il nuovo film, alla sua tenacia nel cercare finanziamenti «perché non sopportavo che un autore, diventato di culto dopo Amore tossico , fosse tenuto da parte per la sua idea di cinema, basata sul rigore e sull’integrità». Mastandrea ha persino scritto una lettera aperta a Martin Scorsese, uno dei miti di Caligari. «Non ha risposto, ma è successa comunque una cosa incredibile, la lettera ha smosso qualche coscienza nel nostro paese». Per produrlo si è costituito un insolito insieme, Kimerafilm, RaiCinema, Taodue, Leone Group. Mastandrea ha seguito le sei settimane di riprese in veste di produttore delegato, ma anche aiuto regista, organizzatore, factotum, con Maurizio Calvesi, direttore della fotografia e tutta la troupe ha sostenuto il regista, indebolito da problemi di salute.
Caligari, nato ad Arona nel 1948, ha esordito con quattro documentari. Ed è di taglio documentaristico Amore tossico dell’83 su un gruppo di ragazzi di borgata dipendenti dall’eroina, che per procurarsi la dose vagano tra Roma e il Lido di Ostia, i luoghi di Pasolini. Presentato alla Mostra di Venezia da Marco Ferreri, il film esplose, divenne un culto che poi ha attraversato le generazioni. Ed è da quei luoghi e da quell’umanità che Non essere cattivo riparte. È la storia di Cesare (Luca Martinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi), legati da «una forte amicizia virile, spero che qualcuno non dica omosessuale, per me è fratellanza » spiega Caligari «È un legame che resiste anche quando separano i loro destini, Vittorio cerca di salvarsi e di integrarsi attraverso il lavoro, mentre Cesare affonda nell’inferno della droga e dello spaccio, finché durante una rapina viene ferito».
Non essere cattivo è ambientato a metà degli anni Novanta, perché, secondo il regista, «come Pasolini aveva intuito, è il momento in cui muore il mondo pasoliniano. I ragazzi di Amore tossico avevano una sorta di ingenuità, rubavano per farsi e prendere da chi aveva di più era per loro un modo di rimediare all’ingiustizia della disparità sociale. Cesare e Vittorio rappresentano gli ultimi di quella umanità. È da allora che si diffondono le droghe sintetiche, che si ruba non solo per farsi, ma per accumulare, comprare lusso, Rolex, macchine potenti, scarpe griffate: gli “accattoni” sono entrati nella malavita organizzata, hanno assunto i valori borghesi dei soldi e del consumismo». Se il mondo di Pasolini è scomparso, Caligari resta fedele al suo stile definito “brechtiano”, rigorosamente attento alla verità, anche nel linguaggio. «I miei personaggi non hanno ancora assunto il modo idiota di parlare yuppie, pieno di stupidi inglesismi», dice.
Maria Pia Fusco, la Repubblica 25/4/2015