Tonia Mastrobuoni, La Stampa 26/4/2015, 26 aprile 2015
VOLKSWAGEN, PIECH SI DIMETTE WINTERKORN VINCE SU TUTTI I FRONTI
Non è solo l’ennesimo colpo di scena nella saga Volkswagen: è la mossa che mette fine alla carriera di uno dei grandi patriarchi dell’industria automobilistica tedesca. Ferdinand Piech e sua moglie Ursula si sono dimessi ieri, dopo due ore di riunione del presidio, dal Consiglio di sorveglianza del maggiore colosso automobilistico europeo. Lo ha comunicato l’azienda, aggiungendo che sarà per ora il suo vice, Berthold Huber, ad assumere il suo incarico, finché non sarà deciso un successore.
La decisione del nipote settantottenne del fondatore della Porsche è arrivata dopo due settimane di duello ai vertici di VW con l’amministratore delegato, Martin Winterkorn e dopo una movimentata riunione di due ore del comitato ristretto della sorveglianza, che si è riunita ieri pomeriggio d’urgenza. E che la notizia sia bombastica quanto inattesa, lo dimostrano le reazioni a caldo di alcuni giornali: «Una fine cattiva per una buona vita», persino «Sigfrido è sconfitto», con riferimento all’invincibile eroe dei Nibelunghi.
Il grande freddo
Due settimane fa Piech aveva consegnato allo «Spiegel» quattro parole che avevano scatenato il finimondo: rispetto al suo protetto di sempre, Winterkorn, aveva detto «mi sento a distanza». Una frase rimasta poi nel mistero, interpretata variamente come un riferimento alle difficoltà del gruppo sul mercato americano o ad altre pecche della gestione manageriale, ma mai chiarita. Nei giorni successivi, però, era emersa la debolezza vera di quell’uscita: Piech era solo. Prima di pronunciare quella condanna, non si era garantito l’appoggio indispensabile di nessuno dei soci.
Messo da parte
Il 17 aprile, alla prima riunione convulsa del comitato di sorveglianza dopo l’infelice uscita, il patriarca si era ritrovato isolato, nel consesso dei sei. Che aveva diffuso immediatamente dopo l’incontro, anzi, un entusiastico comunicato definendo Winterkorn il «miglior amministratore delegato possibile» e rendendo noto di volergli addirittura prolungare il mandato oltre il 2016. In quella data, secondo una volontà espressa proprio da Piech negli anni scorsi, il manager più pagato della Germania avrebbe dovuto succedergli a capo del comitato di sorveglianza.
Le pressioni per la moglie
Ma forse Piech aveva altri piani, nel frattempo. Qualcuno mormora che negli ultimi tempi avesse destinato segretamente la moglie Ursula a quel posto, alla fine del mandato di Winterkorn. E in ogni caso, negli ultimi giorni erano emerse di nuovo indiscrezioni sulla volontà di Piech di andare avanti nella sua guerra isolata contro il suo ex pupillo. Giovedì alcuni media avevano riportato la notizia che il capo del consiglio di sorveglianza stesse lavorando sotto traccia per rovesciare la posizione del presidio e costringere l’ad a lasciare addirittura prima della prossima assemblea generale, il 5 maggio. Come possibili successori, Piech aveva già individuato dei nomi: l’attuale capo di Porsche, Matthias Müller oppure il numero uno di Skoda Winfried Vahland. Il grande vecchio di Volkswagen ha smentito categoricamente la notizia: «Ci siamo chiariti la scorsa settimana. E collaboreremo insieme. Non sto lavorando ad una sostituzione di Winterkorn». Ma la notizia di ieri delle sue dimissioni sembra la conferma che la faida non era finita. E che stavolta non ha perso solo la battaglia, ma la guerra.
Tonia Mastrobuoni, La Stampa 26/4/2015