Paolo Mastrolilli, La Stampa 26/4/2015, 26 aprile 2015
ECCO PERCHÉ OBAMA NON HA PARLATO
Il presidente Obama sapeva della morte di Giovanni Lo Porto, quando aveva ricevuto il premier Renzi a Washington il 17 aprile scorso, ma non ha potuto informarlo perché l’intelligence americana non aveva ancora completato le sue analisi, e bisognava finalizzare i preparativi per informare tutte le parti coinvolte. A confermarlo è la stessa Casa Bianca, attraverso una dichiarazione ufficiale data a La Stampa, con l’obiettivo di chiarire la vicenda e possibilmente chiudere la polemica.
La dichiarazione viene da Ned Price, Assistant Press Secretary e Director for Strategic Communications al National Security Council, cioé l’ufficio presidenziale che si occupa della politica estera. «C’erano molti passi - spiega Price - da compiere nella raccolta di tutti i fatti necessari, la conduzione delle analisi, e i preparativi per informare le parti rilevanti.
Questi passi non erano stati completati in tempo per la visita del Primo Ministro Renzi. Se tale processo fosse stato finalizzato, il presidente Obama avrebbe certamente informato il suo stretto partner, quando il premier era a Washington». Dunque è vero che il capo della Casa Bianca sapeva mentre riceveva Renzi, ma la mancata informazione è dipesa dal processo in corso per analizzare e rendere pubblico l’attacco in cui erano morti i due ostaggi, e non dalla scarsa fiducia nell’Italia o nel suo primo ministro.
Una fonte di intelligence direttamente a conoscenza dei fatti spiega così la dinamica. Quando avvengono operazioni del genere, che non vanno come previsto, la cosa immediata e fondamentale che si fa è una valutazione dei danni. Poi, prima di fornire qualunque informazione al pubblico, l’intelligence deve condurre un assessment per capire cosa può rivelare senza compromettere i metodi e le fonti del suo lavoro. È un processo fondamentale, per evitare di rovinare rapporti internazionali e operazioni future o in corso. Tutti sono obbligati per legge a rispettarlo, incluso il presidente. Quindi anche se Obama avesse voluto raccontare subito l’incidente a Renzi, non avrebbe potuto.
La versione di Washington
La dichiarazione della Casa Bianca in sostanza significa che la valutazione dei danni e delle informazioni divulgabili non era stata ancora completata, quando Renzi è andato a Washington, e questo è il motivo per cui Obama non ha potuto parlare. Nello stesso tempo le parti coinvolte, dai famigliari alle varie agenzie governative, non erano ancora state tutte informate, ed era necessario finalizzare il piano completo della comunicazione prima di procedere. Dunque quando il presidente in conferenza stampa ha detto che non aveva parlato di droni col premier, si riferiva solo l’ipotesi che l’Italia li avesse chiesti per colpire in Libia.
Gli errori dell’intelligence
L’intera dinamica dell’operazione, secondo un analista come Edward Luttwak, non è tanto problematica per la comunicazione, quanto per la sua esecuzione: «La verità è che non abbiamo più intelligence sul terreno, e questo lo ammette lo stesso capo della Cia Brennan, che infatti vuole riformare l’agenzia. Quando avevano il problema dell’Ira in Irlanda, gli inglesi la infiltravano, e lo stesso facevano in Medio Oriente. Ora noi potremmo penetrare facilmente gruppi come al Qaeda e Isis, perché cercano di reclutare gli occidentali, ma abbiamo rinunciato a farlo. Questo significa che la nostra intelligence viene solo dalla sorveglianza elettronica, che ci espone ad errori come quello avvenuto in gennaio».
Paolo Mastrolilli, La Stampa 26/4/2015