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 2015  aprile 27 Lunedì calendario

RABBIA

«Occorre cambiare atteggiamento anche durante la settimana. Bisogna avere rabbia, determinazione e voglia di risultati. Così non va bene. Se vogliamo arrivare in alto non possiamo accettare certe cose. Dobbiamo svegliarci e dare molto di più» (Miralem Pjanic e la crisi della Roma).

TRANCE «Già a Lecce si intuiva il futuro di Conte. È nato per fare il tecnico: le sue squadre vivono sempre in trance e non mollano mai. Se fossi il presidente di un club, lo prenderei subito per un ciclo vincente, ma proprio per le sue caratteristiche ha fatto bene a separarsi dalla Juve: il feeling rischiava di spezzarsi. Come lo vedo c.t.? Non è il suo ruolo naturale, ma all’Europeo può far bene» (Zibì Boniek).

GINOCCHIA «Mi guardo le ginocchia e le cicatrici mi ricordano i campetti in terra battuta dove ho iniziato con il Club Napoli di Castellammare di Stabia. Sì, ero veramente scarso fuori, ho provato a fare l’attaccante ma alla fine mi mettevano in porta» (Antonio Mirante).

ARTE «Io ai sensi mi sono sempre abbandonato. Per questo ho detto che Pastore è meglio di Ronaldo e di Messi. Chiaro che loro sono fenomeni. Ma io nei passaggi che fa Pastore, per come è capace di uscire dalla difesa, di creare un corridoio, ci vedo arte pura» (Eric Cantona).

CAMBIAMENTI «Mancini mi dà consigli importanti, ogni posizione in cui gioco per me va bene. La fiducia mi viene dal mister che mi parla spesso e non è mai duro con noi. La mia vita non è ancora cambiata» (il giovanissimo talento dell’Inter Assane Gnoukouri).

TESTA «Non esagero se dico che in certi momenti topici dei match importanti, quelli in cui essere freddi o avere il braccio che trema può decidere un titolo Slam, Boris è nella mia testa. Nell’ultima finale dell’Australian Open contro Murray, per esempio, Boris è stato importantissimo. Mi basta sapere che lui è lì, in tribuna, a guardarmi: un sostegno morale fondamentale» (Novak Djokovic parlando del suo coach Becker).

IMBARAZZO «Non sto certo aspettando il giorno in cui lo ritroverò in pista, anzi, rivederlo mi infastidirà molto. In passato l’ho rispettato, era un bell’agonista, mi ha spinto a dare il massimo. Ma poi si è scoperto che era dopato... Ho provato le stesse sensazioni che credo provino dei genitori quando un figlio combina qualcosa che non dovrebbe e li mette in imbarazzo» (Usain Bolt parlando di Tyson Gay).