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 2015  aprile 26 Domenica calendario

#IOSONOBUONISTA E CHI INVECE NO

Non è un problema di buonismo ma solo di condizione umana, io sono umano se capisco cosa significa esserlo e anche se cerco di capire i perché di un fenomeno e mi adopero per capire come risolverlo, quel fenomeno. Senza questa consapevolezza c’è la reazione istintiva di pancia e parla la “bestia” umana, senza che ci si renda conto che è permesso sparare sciocchezze o atrocità solo perché un caso, un vero caso, ha permesso di essere del colore giusto e nascere qui anziché là. Non sono sciacalli, Padellaro, ma fanno parte dell’equilibrio della natura.
Riccardopratt

Comunque nessun “buonista” ha ancora spiegato cosa succederà poi quando ne accogliamo un milione e poi due e via così. Dopo 5-10 anni. Già oggi non c’è lavoro e non ci sono case. Aumenteranno solo le file di disperati poveri. E il loro sogno di una vita migliore sarà svanito. Certo, tanti politici o giornalisti con ricco stipendio e vita bellissima non sapranno mai come si vive in una baraccopoli.
Wastepo

Guardi che tra chi si indigna e “chi ne gode”, come li definisce lei, ci sono anche molte mezze misure. Io invece non sopporto i ragionamenti come il suo. Perché devo essere classificata come una che gode per la morte di queste persone se dico che basta, non ce la facciamo più, non possiamo accogliere e mantenere migliaia di immigrati che arrivano qui ogni giorno, e che anche grazie a loro l’Italia sta andando a rotoli perché non ci sono più soldi, né lavoro, né case per nessuno? Se io in casa mia posso ospitare dieci persone, e alla porta suonano in cento, al massimo stringendo stringendo ne posso ospitare 15, ma poi le altre le devo lasciare fuori altrimenti non vive più nessuno.
Eponine

Con l’hashtag #iosonobuonista, non intendevo certo negare la realtà delle cose e lo so bene anche io che le migrazioni di massa, se non adeguatamente governate e contenute, rischiano alla lunga di fare saltare per aria l’Italia e poi l’Europa. Non è il pietismo che può risolvere i problemi, ma neppure la diffusione dell’odio viscerale per gli immigrati fine a se stesso, fomentato dai soliti trafficanti di voti un tanto al chilo. Contro ciò bisogna ribellarsi: non il giusto allarme per un problema gigantesco, ma il cinismo ributtante dei tanti che dicono e scrivono: muoiano pure affogati, peggio per loro. Le centinaia di messaggi che ho ricevuto (in maggioranza “buonisti” ma anche ferocemente contro) dimostra che nella percezione collettiva quello dell’immigrazione di massa sta diventando il problema dei problemi. A cui i giornalisti possono e anzi devono dare una risposta non superficiale e tanto meno demagogica. Ma la cui soluzione spetta ai governi che per questo sono pagati. Quando vedo quei signori che si riuniscono a Bruxelles per partorire il nulla e constato la loro incapacità di concordare strategie efficaci almeno per contenere le stragi nel Mediterraneo. Quando a Roma sento proporre da quelli che hanno rottamato la vecchia politica il bombardamento dei barconi sulle coste libiche, pura idiozia a meno che non si voglia dichiarare guerra ai due governi di Tripoli e Tobruk. Quando insomma, a parte la produzione industriale di chiacchiere inutili, tutto resta immobile, confesso che comincio ad avere paura.
Antonio Padellaro, il Fatto Quotidiano 26/4/2015