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 2015  aprile 26 Domenica calendario

LA CIA RIMUOVE IL SIGNORE DEI DRONI, L’UOMO CHE DIEDE LA CACCIA BIN LADEN

Nel film candidato a cinque premi Oscar, Zero Dark Thirty, si vede il capo dell’antiterrorismo della Cia praticare una preghiera secondo il rito musulmano, nel suo ufficio; il suo nome “di copertura” è Roger, ma nel film è, più semplicemente, “The Wolf”, l’uomo che organizzò la caccia a Bin Laden e fu a capo delle operazioni con i droni condotte dall’agenzia.
Un personaggio perfetto per un film, con quelle sue sigarette fumate una dopo l’altra, quasi senza sosta e un intreccio di contraddizioni difficili da conciliare con la realtà: Roger, infatti, si era convertito all’Islam proprio mentre la sua vita lo aveva posto al centro di un mondo in cui l’Islam appariva come il nemico da combattere. Un matrimonio con una donna musulmana lo aveva spinto a fare quel passo che tanto strideva con il suo impegno quotidiano a combattere al Qaeda e i terroristi del jihad.
Quando non fumava, e non organizzava blitz, Roger era solito allenarsi, per ore ed ore, correndo su un tapis roulant, divorando, una dopo l’altra, biografie di terroristi: nemici da individuare e distruggere. I suoi colleghi non lo amavano: il “lupo”, infatti, non si muoveva quasi mai in branco, ma in azioni solitarie, in assoluto contrasto con il senso di squadra che è spesso alla base delle azioni della Cia.
In più, molti lo ritenevano, in parte, responsabile dell’attentato suicida che, nel 2009, aveva ucciso, a Khost, 10 persone, incluso l’attentatore Al-Balawi che, approfittando della fiducia concessagli dall’agenzia, era riuscito a penetrare nella base e farsi saltare in aria. Fra le vittime anche Jennifer Matthews, protetta di Roger che l’aveva voluta a capo della base nonostante la mancanza di esperienza: ciò che, secondo molti, portò all’attentato per una valutazione non adeguata di Al-Balawi.
Nonostante la “pessima” reputazione come “team player” e i suoi frequenti attacchi di ira nei confronti dei suoi collaboratori, Roger è rimasto “in sella” per lungo tempo, molto più di altri colleghi più malleabili e gradevoli. Questo fino a qualche settimana fa, quando John Brennan, il nuovo direttore della Cia, ha annunciato che “The Wolf” era stato rimosso dal suo posto. Poche settimane dopo l’attacco con i droni che ha ucciso gli ostaggi Giovanni Lo Porto e Warren Weinstein, ora al centro delle polemiche.
La decisione rientrerebbe in una politica di ristrutturazione dell’agenzia che mira a rafforzare le energie sulle nuove generazioni di minacce terroristiche, molte delle quali viaggiano veloci attraverso il web. Nonostante il suo congedo, di Roger resta ancora nascosta, per motivi di sicurezza, l’identità, se non per il nome di battesimo, usato in qualche circostanza: Mike.
A svuotare il suo ufficio avrà impiegato pochissimo tempo: sebbene passasse lì gran parte della sua giornata, focalizzato sul lavoro come fosse sempre una questione di vita o di morte, Roger non aveva nessuna foto o particolare che lo legasse alla sua vita fuori di li. Una volta un disegnatore gli fece un ritratto a matita e glielo diede, lui lo prese, ne fece una palla e lo gettò via: “Non mi piace essere raffigurato” aggiunse, nascondendosi dietro il fumo della sua ennesima sigaretta.
Angela Vitaliano, il Fatto Quotidiano 26/4/2015