Fabrizio d’Esposito, il Fatto Quotidiano 26/4/2015, 26 aprile 2015
BELLI CIAO, LOTTI RENZIZZA ANCHE LA LIBERAZIONE: VENDITORI DI BOTTIGLIE E RIFORME A BUON MERCATO
Il renzismo e la Liberazione. Il Pd e il settantesimo anniversario del 25 aprile. Per mettere le mani avanti contro eventuali moti di Resistenza, con la maiuscola, all’autoritarismo dell’attuale presidente del Consiglio, il di solito silenzioso (e giovane) Luca Lotti si fa intervistare da Repubblica, house organ del pensiero forte renziano, e avverte: “Non accetto l’idea che quella storia appartenga solo a una parte del Pd e a noi no. È il momento che il 25 aprile diventi davvero la festa di tutto il Paese”.
Sembra di vederlo Lotti che canta Bella ciao insieme agli ex berlusconiani Denis Verdini e Sandro Bondi. Partigiani dell’inciucio eterno e del nascente Partito della Nazione, partito pigliatutto e pigliatutti (catch-all party) senza distinzione di destra e sinistra, figuriamoci di centro. Del resto, è proprio Lotti il braccio esecutivo di questo disegno alle prossime regionali, dove il Pd renziano sta imbarcando riciclati del fu centrodestra in dosi massicce.
L’ultimo caso è quello del pugliese Euprepio Curto, che si è schierato con il candidato governatore del Pd, Michele Emiliano. Agli occhi del rampante e pragmatico renzismo, Curto soddisfa due condizioni essenziali. Viene dalla destra missina poi berlusconiana e ha una certa idea della politica. Quando venne beccato per aver fatto assumere 22 tra amici e parenti in un concorso pubblico nella sua città, Francavilla Fontana, lui si difese dicendo che i suoi “parenti erano meno del 10 per cento”.
Questione di cifre, non altro. Un’altra volta, sollecitato in tv da un finto faccendiere si mise a disquisire serenamente di tangenti. Puglia, Campania, Liguria: sono decine i riciclati smaniosi di salire sul carro del nuovo vincitore. Ed è stato Verdini, il banchiere plurinquisito che ha fatto lo sherpa azzurro del patto del Nazareno, ad aver coniato le parole d’ordine dell’esodo. È stato quando ha gridato in faccia al Condannato la seguente verità: “Silvio tu non sei più il numero uno e non lo sarai mai più. È Matteo il nuovo numero uno”.
È questa la prima e unica regola d’ingaggio che aggiorna l’eterna vocazione italica al trasformismo. La regione dove la transumanza procede a un ritmo quotidiano è la Campania. Gli ex cosentiniani, gli ex fascisti della Destra, adesso persino qualche ex Responsabile dei tempi d’oro scilipotiani come Arturo Iannaccone. Con il condannato De Luca, candidato governatore del Pd, c’è anche Malvano, ex senatore azzurro. Non c’è più differenza ormai.
Il renzismo ha fatto dissolvere per sempre i confini del Pd su questione morale e identità di sinistra. La mutazione genetica cammina di pari passo con il revisionismo su Resistenza e Liberazione. Altrimenti come chiedere i voti alla destra? Fu lo stesso Renzi, alla prima campagna per le primarie, quelle che perse contro Bersani, a presentarsi al debutto a Verona senza il simbolo del Pd e ad annunciare il suo programma: “Punto all’elettorato di Berlusconi”.
Ed è ancora Renzi, stavolta da premier e da leader del Pd, che vorrebbe togliere il nome del socialismo dal gruppo europeo. In Italia, l’attuale linea di frattura passa per l’Italicum e le riforme della Boschi. Prima ancora ci sono stati il Jobs Act e la guerra all’articolo 18. A differenza del berlusconismo, che ha sempre subìto o snobbato o criticato la festa della Liberazione, il renzismo è costretto in un certo modo a sfruttare il 25 aprile e a piegarlo ai suoi scopi di potere. È l’ultimo inganno, stavolta un po’ doloroso. Cantare Bella Ciao con Euprepio Curto, oltre che con i toscani Verdini e Bondi, può far male.
Fabrizio d’Esposito, il Fatto Quotidiano 26/4/2015