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 2015  aprile 27 Lunedì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 27 APRILE 2015

Si apre venerdì a Milano l’Esposizione universale intitolata “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Chiusura prevista: 31 ottobre 2015.

La prima Esposizione universale in Italia fu nel 1906, sempre a Milano, in omaggio al Traforo del Sempione. In realtà doveva svolgersi nel 1905, data prevista per la fine dei lavori del Traforo: dati i ritardi nella conclusione del tunnel, l’Expo fu posticipata all’anno successivo [1] Fabio Poletti, La Stampa 3/4.

Qualche numero su Expo 2015. Il sito si estende su un’area di circa 1 milione di metri quadrati situata a Nord-Ovest di Milano. Previsti 200 metri quadrati di spazi verdi e 12.000 alberi all’interno dell’area. Spazi espositivi: 130mila metri quadrati. Metri quadrati riservati a Palazzo Italia (edificio 50x50 a quattro piani): 12mila [2] Marco Cobianchi, Panorama 9/4.

Renato Pizzini: «L’area dell’Expo di Milano, vista dall’alto, ha la forma di un pesce grande come duecento campi da calcio. È attraversato da un viale di un chilometro chiamato Decumano, e sul lato corto da un altro viale chiamato Cardo. A lavori ultimati ci saranno ottantasei palazzi sui due viali. Più di cinquanta costruiti e gestiti dai Paesi che hanno voluto uno spazio tutto per loro, altri nove dove le Nazioni meno abbienti (o meno interessate) si sono messe insieme sulla base di “tematiche comuni”. Poi un’altra ventina di padiglioni gestiti da imprese o associazioni private, o dedicati ad argomenti specifici» [3] Renato Pizzini, Il Messaggero 7/4.

Partecipanti: 144 Paesi, tre organizzazioni mondali (Onu, Unione europea, Cern) [2] Marco Cobianchi, Panorama 9/4.

Parlando di soldi, si stima che nel periodo 2012-2020 i settori maggiormente interessati dall’impatto economico dell’Expo saranno l’industria (circa 6 miliardi di euro), i servizi alle imprese (4,8 miliardi), il turismo e la ristorazione (3,9 miliardi) [3].

L’importo appaltato a ottobre 2014 era di 575 milioni di euro Investimenti effettuati da parte dei Paesi partecipanti: un miliardo. Oltre 350 milioni di euro è il valore complessivo delle partnership stipulate con aziende nazionali e internazionali [3].

Alessia Gallione: «Fino al 2012, gli investimenti pubblici previsti per costruire la cittadella dedicata all’alimentazione e i collegamenti diretti ammontavano a 1,6 miliardi; poi, dopo un taglio deciso dallo stesso commissario unico Giuseppe Sala di 300 milioni e la rinuncia a pezzi del dossier ritenuti non fondamentali, sono scesi a 1,3 miliardi» [4] Alessia Gallione, Affari&Finanza 23/2].

Visitatori attesi: circa 20 milioni. Di cui il 70% italiano [5] Gianni Barbacetto e Marco Maroni, il Fatto Quotidiano 18/4.

Il biglietto per un giorno costa tra i 34 e i 39 euro, per andare in pari con gli investimenti bisognerebbe arrivare a 24 milioni di ingressi pagati [6] Carlo Verdelli, la Repubblica 9/4.

Nel cantiere stanno lavorando 1.300 operai e 4.000 maestranze [1].

La Repubblica Ceca è stata la prima a completare il proprio padiglione comprensivo di statua davanti all’ingresso: con un mese d’anticipo. Fabio Poletti: «Qui ormai gli operai vanno a birrette – ce ne sono bidoni ovunque – e sistemano infissi ed allestimenti interni. L’altro giorno per l’inaugurazione c’erano un bel po’ ministri cechi e pure Alena Seredova» [1].

L’Expo universale precedente fu nel 2010 a Shangai (con 73 milioni di visitatori, il record). Il tema era “Better city, better life”. Investimenti per 28,6 milioni di yuan (4,3 miliardi di dollari). Expo universale successiva: nel 2020 a Dubai. Tema: “Connettere le menti, creare il futuro”[2]

Il 1° maggio saranno passati sette anni e quattro governi (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi) da quel 31 marzo 2008 in cui la missione italiana al Bie si aggiudicò l’Expo, contro i pronostici, con 86 voti contro i 65 di Smirne [7] Maurizio Crippa, Il Foglio 17/4.

«Allora il sindaco Moratti commentò con un certo candore: “Sono contenta per la città, ma anche per tutto il mondo”. Nel che, c’era tutto l’ottimismo e la naïveté di un progetto fatto in fretta e fantasia, il cui tema-specchietto per le nazioni, “Nutrire il pianeta, energia per l’ambiente”, era un sacchetto di semi un po’ terzomondista (i voti dei paesi africani) e molto Carlin Petrini per un contenitore assai difficile da riempire» (Maurizio Crippa) [7].

Marco Travaglio: «Il grande baraccone che si inaugura, pare, il 1° maggio si annuncia come l’evento comico dell’anno, forse del decennio, se tutto va bene del secolo. Le cronache dal fronte dei lavori, peraltro proibito ai giornalisti, ai fotografi e ai cameramen per evitare l’effetto-gufi, sono strepitosamente esilaranti. Si parla di lavori completati soltanto per il 25 per cento: tre su quattro sono ancora in pieno cantiere e non saranno pronti che fra qualche settimana, o mese, o anno. E il calcolo comprende soltanto le opere di responsabilità Expo, esclusi dunque i padiglioni stranieri, anch’essi in altissimo mare» [8] Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 24/4.

Ma come siamo arrivati in un situazione di così grave ritardo? «Come sempre in questi casi, un po’ di colpa è anche della sfortuna. Infatti a un certo punto è arrivata, imprevista, la grande crisi economica, e il governo – ministro Tremonti – ha cominciato a tagliare a Milano un certo numero di finanziamenti. Poi, ancora più imprevisto, è arrivato il terremoto de L’Aquila, e i fondi per la costruzione della quarta linea della metropolitana milanese sono stati dirottati in Abruzzo. Ma la sfortuna, come sempre, non basta a spiegare. L’amara verità è che Milano ha commesso molti errori. A cominciare dal fatto che non ha saputo fare squadra. Ci sono stati litigi infiniti, e del gruppo dirigente iniziale è rimasta solo Diana Bracco, la presidente: gli altri sono cambiati tutti. Poi ci sono stati problemi per l’acquisizione delle aree. Poi ci sono stati gli episodi di corruzione, e le inchieste» [9] Michele Brambilla, La Stampa 1/4.

Il primo bando in assoluto per l’Expo fu pubblicato il 3 agosto 2011, a tre anni e mezzo dall’assegnazione. Riguardava la bonifica dell’area [2].

La prima ruspa, simbolica, sul campo di quella che sarebbe stata la fiera di Milano-Rho, compare il 28 ottobre 2011, con a bordo l’allora governatore lombardo Formigoni [6].

Nel 2013 si arriva al commissario straordinario, Giuseppe Sala, già in carica come direttore semplice da metà 2010. Sala, milanese, 57 anni, è un manager di lungo corso prima in Pirelli poi in Telecom [6].

Tutti pronti i 400 tornelli agli ingressi, tutti pronti a girare, e i 4 mila bagni pubblici: due terzi per le donne, un terzo per i maschi [6].

«Attorno al Padiglione Italia ci sono quattro gru sempre in movimento. Dentro a questi cinque piani di cemento biodinamico e vetro fumé operai col caschetto di protezione srotolano rotoli di catrame, lavorano di fiamma ossidrica, spostano scale e tirano fili elettrici che ancora penzolano. Nel cantiere di Expo 2015 che non dorme mai, 6000 operai sono al lavoro giorno e notte» (Fabio Poletti) [1].

Tutto il padiglione, composto da Palazzo Italia e da altri edifici lungo il cosiddetto cardo, tra costruzione e allestimenti sarebbe dovuto costare 63 milioni di euro pubblici. Arriverà a 92 milioni: quasi 30 milioni, il 50% in più, necessari per rivedere il progetto e poi per aggiungere operai che lavorano 24 ore su 24, mezzi e materiali. Spese extra che, spiega il commissario Sala, «saranno coperte dagli sponsor privati. Il bilancio del padiglione è in pareggio» [10] Alessia Gallione, la Repubblica 3/4.

L’Albero della vita, 35 metri di larice siberiano e anima di metallo, con una chioma di 45 metri di diametro. Ideata da Marco Balich, è considerato il simbolo dell’Expo 2015. Durante i sei mesi dell’evento la struttura garantirà più di 1.200 spettacoli, giochi di luci, colore, acqua e altro ancora. Da solo è costato 8,5 milioni di euro [11] Elisabetta Soglio, Corriere della Sera 4/3.

La società Expo un mese fa è stata costretta a indire una gara d’appalto da 2.685.200 euro per le coperture di abbellimento dette di «camouflage». Si tratta quei teloni che vengono innalzati per coprire le brutture di cantieri ancora aperti. In realtà i teloni stavolta dovrebbero servire solo per dare grazia ad alcune strutture non proprio gradevoli, tipo i container delle biglietterie, o i bagni chimici. «Ci sono attorno al sito vecchie strutture industriali che c’entrano poco con l’esposizione...», ha assicurato Giuseppe Sala [3].

Ai problemi interni al cantiere si devono sommare quelli esterni. Che sono parecchi e riguardano soprattutto i trasporti. La bretella autostradale che doveva collegare il nord di Milano con l’area espositiva non sarà in funzione nei giorni dell’inaugurazione. La nuova linea 5 della metropolitana è aperto solo a metà, e le stazioni più prossime all’Expo verranno inaugurate a fine mese ammesso che i collaudi vengano fatti in tempo. Per non parlare dell’altra linea (la Blu) che nei progetti iniziali doveva essere in funzione, ma la cui costruzione è stata rimandata al 2022 [3].

C’è un’ulteriore incognita: che cosa succederà dell’Expo dopo Expo? «Chi vigilerà, nei mesi successivi all’esposizione, perché l’area non si trasformi in una landa desolata tipo Fuga da New York, occupata da senzatetto e disperati? Ancora non si sa che cosa succederà dopo che i padiglioni saranno smontati. Con un problemino: non si è fatto avanti nessuno disposto a pagare i 314 milioni di euro necessari per assicurarsi la possibilità di “sviluppare” l’area (cioè costruirci su). La gara, nel novembre 2014, è andata deserta. Così non si sa chi pagherà a Comune di Milano e Regione Lombardia i 160 milioni (più oneri e interessi) messi sul piatto per comprare un’area privata: è il peccato originale di Expo, il primo realizzato su terreni non pubblici» (Gianni Barbacetto e Marco Maroni) [5].

«Eppure, al netto delle più che coerenti rimostranze sulla allegra, se non criminale, gestione economica, persino sull’incapacità di saper mettere in atto una vera politica di marketing urbano, oggi Milano sembra meno chiusa, meno oppressa dalla cortina fumogena della paura e della sicurezza. Oggi Milano sembra davvero una metropoli che riesce a dare del tu al resto del mondo. Con nuovi quartieri, nuove attività, nuovi musei, inaugurati proprio in prossimità di Expo. Grazie o nonostante Expo» (Gianni Biondillo) [12] Gianni Biondillo, Corriere della Sera 25/4.

Michele Brambilla: «Eppure l’inaugurazione del primo maggio a qualcuno ricorderà quella della casa “a comparti mobili” del decaduto conte Mascetti in Amici miei, con il Necchi-Duilio Del Prete che dice “pare che non c’è nulla invece c’è tutto”, e il Mascetti-Ugo Tognazzi che risponde amaro “pare che c’è tutto invece non c’è nulla”» [9].