Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 25/4/2015, 25 aprile 2015
ROMA Motovedette in operazioni di soccorso per affondare il barcone appena terminato il salvataggio dei migranti
ROMA Motovedette in operazioni di soccorso per affondare il barcone appena terminato il salvataggio dei migranti. Il giorno dopo la riunione di Bruxelles durante la quale è stato deciso il potenziamento di Triton ma non si è trovato un accordo sugli altri provvedimenti, l’Italia mette a punto il piano per fronteggiare l’emergenza. Mentre sbarcano sulle nostre coste altri 300 stranieri e le Regioni continuano a fare muro sull’accoglienza, il punto prioritario rimane la distruzione di gommoni e pescherecci utilizzati dagli scafisti. Ma anche la scelta di rimanere con il dispositivo navale a 30 miglia dalla Sicilia perché, come spiegano i tecnici del Viminale, «tornare a Mare Nostrum servirebbe solo a incrementare ancor di più l’attività dei trafficanti». I mezzi veloci Il primo incontro tecnico è stato convocato per lunedì. Gli esperti del Dipartimento immigrazione della polizia lavorano a stretto contatto con i responsabili di Frontex. Molti Stati hanno dato la propria disponibilità a inviare navi nel Mediterraneo per partecipare alle operazioni di pattugliamento. Ad alcuni si chiederà però di sostituirle con mezzi veloci, motovedette che possano essere attivate appena ricevuto l’sos oppure la segnalazione di una barca che sta arrivando. La nave delegata al salvataggio sarà dunque affiancata da un’imbarcazione più piccola che dovrà occuparsi della distruzione del gommone o del peschereccio dei trafficanti. Nel primo caso si provvederà a tagliarlo, nel secondo si potrà utilizzare una piccola carica esplosiva che in un tempo breve lo fa colare a picco. Il piano prevede che si rimanga fino al completo affondamento, proprio per evitare, come più volte accaduto nell’ultimo anno che i trafficanti tornino a prenderlo e lo utilizzino per altri viaggi. 120 milioni l’anno L’Ue si è impegnata a triplicare mezzi e risorse arrivando a una spesa che dovrebbe superare i 120 milioni annui. Attualmente la Finlandia e la Francia partecipano ognuna con un aereo; l’Islanda, il Portogallo e la Spagna con una nave; la Lettonia con un elicottero; Malta con un aereo, una motovedetta grande e una piccola; l’Olanda una motovedetta piccola. Il piano prevede uno spiegamento molto più imponente, la Germania manderebbe addirittura dieci navi standard, oltre a una da guerra; la Francia due aerei da ricognizione e una nave pattugliatore; la Gran Bretagna una porta elicotteri e due pattugliatori. Dai Paesi del nord come Norvegia e Svezia potrebbero arrivare anche aerei dotati di sistemi di sorveglianza satellitare. Ogni dettaglio dovrà essere deciso a Varsavia, sede di Frontex, entro la fine della settimana. Dopo le dichiarazioni ufficiali del portavoce della Commissione Bertaud — «L’area operativa di Triton sarà estesa» — l’Italia chiederà di non effettuare alcuna modifica rispetto al limite dalle coste. Il rischio paventato dagli esperti del Viminale è quello di un ritorno al modello Mare Nostrum perché, evidenziano, «ha incrementato le partenze per la consapevolezza degli scafisti che, una volta lanciata la richiesta di aiuto, saremmo arrivati fin davanti alla Libia per salvare le persone». Il soccorso e i salvataggi continueranno naturalmente a essere garantiti, «ma le navi dovranno stare in acque italiane». L’azione militare L’Ue ha preso tempo, affidando un mandato esplorativo alla rappresentante Federica Mogherini sulla possibilità di agire in Libia con azioni mirate contro le postazioni degli scafisti. Eppure l’Italia continuerà a insistere su questa linea come ribadisce il ministro dell’Interno Alfano quando definisce gli scafisti «la più macabra agenzia di viaggi del mondo» e, prima alla trasmissione di Raitre «Agorà» poi in numerose interviste e dichiarazioni, aggiunge: «Sarebbe utile affondare i barconi prima della partenza, ovviamente nell’ambito di un’operazione di polizia e in quadro di legalità internazionale». Una soluzione di questo tipo non potrà arrivare entro breve, anche perché l’Ue non l’ha posta come prioritaria. Dunque bisognerà fare comunque i conti con il costante flusso di arrivi che, questa è la previsione, aumenterà con l’avanzata della bella stagione. Per la prossima settimana è stato deciso un nuovo incontro con i rappresentanti dei Comuni e delle Regioni. Nella consapevolezza che, di fronte ad altri rifiuti sull’accoglienza degli stranieri, l’unico rimedio è requisire le strutture. fsarzanini@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina Corrente Pag. 11 Immagini della pagina