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 2015  aprile 25 Sabato calendario

Territorio ostile, dove solo gli informatori locali e i droni possono entrare. Operazione complessa che richiede precisione e interazione

Territorio ostile, dove solo gli informatori locali e i droni possono entrare. Operazione complessa che richiede precisione e interazione. È pedinando uno dei militanti — allora sconosciuto — che l’intelligence individua un grumo di case a Wacha Dara, villaggio nella valle di Shawal. Le talpe dicono che sia il rifugio di alcuni qaedisti, ospiti di un capo jihadista uzbeko. È probabile che l’informazione finisca sulla scrivania di Roger. Convertito all’Islam, energico, gran lavoratore, è il capo del Ctc, il centro antiterrorismo della Cia. Deve essere sempre rintracciabile. Perché a volte è lui ad autorizzare l’attacco dei droni. Anche sulla base del «ragionevole sospetto». È stato lui a chiedere briglia larga, l’ha ottenuta e non nasconde la soddisfazione per i fendenti portati: «Eliminiamo i terroristi più velocemente di quanto possano riprodursi», risponderà a chi gli chiede un bilancio della campagna che incrocia i destini di Giovanni Lo Porto e Warren Weinstein. Gli americani non lo sanno ma all’interno della casa dove si è nascosto uno dei bersagli ci sono anche i due prigionieri. Lo scopriranno solo dopo il raid del 15 gennaio. I satelliti spia confermano le segnalazioni delle fonti sul posto: dal rifugio distrutto dal drone hanno tirato fuori «sei corpi». E sei sono le tombe scavate. A Langley sono sorpresi: si aspettavano solo 4 vittime, tutti terroristi. Indagano. Le voci della valle parlano di «occidentali morti», lo ripetono i dialoghi tra i militanti intercettati dagli apparati elettronici. All’inizio di febbraio le autorità Usa informano la famiglia di Weinstein che probabilmente il loro congiunto è deceduto, ma non sanno ancora come. Ci vorranno ancora vari giorni e un lavoro di inchiesta prima che a Washington comprendano il disastro. Un periodo di tempo abbastanza lungo per le difficoltà logistiche. Non possono certo mandare la Scientifica a fare i rilevamenti. La storia emerge con maggiore chiarezza solo ad aprile, quando Obama riceve la prima comunicazione. Il dopo è ormai noto: Lo Porto e Weinstein sono stati uccisi dall’incursione Usa insieme al numero due di Al Qaeda-India, Ahmed Farouq. Le due tombe in più sono le loro. I dettagli sulla tragica fine sono seguiti da quelli sui negoziati avviati in questi anni per salvare Weinstein. Rapito a Lahore dal clan Haqqani, lo passano ad Al Qaeda. Ayman al Zawahiri, nel dicembre 2011, afferma di averlo nelle sue mani. Un anno dopo, i familiari riescono a pagare un riscatto di 250 mila dollari attraverso un negoziato parallelo, ma sono beffati. I jihadisti non lo liberano. Cambiano gli interlocutori e con loro il prezzo: ora vogliono il rilascio di alcuni complici, compresa Aafia Siddiqui, la «scienziata» di Al Qaeda. Ad un certo punto si ipotizza anche l’inserimento nel baratto che porta alla libertà il sergente americano Bowe Bergdahl, scambiato con 5 talebani. Illusioni, false piste, disperazione. Ci si aggrappa ai video che i terroristi fanno arrivare alla famiglia, ultime prove di vita. I jihadisti, per fare pressione, dicono alla moglie di Warren che gli «iracheni» sono interessati all’ostaggio. In concomitanza con l’esecuzione di James Foley. Un modo per dire: siamo pronti a cederlo al Califfo. Le minacce dei jihadisti restano tali, la via crucis degli ostaggi si chiude in modo traumatico quando il drone spara i suoi missili nel villaggio di Wacha Dara. Arriva all’epilogo anche la carriera di Roger. Il direttore della Cia John Brennan avvia la ristrutturazione e lo rimuove senza troppi com-plimenti insieme ad altri funzionari. Lui ha un nuovo incarico ma non gradisce. Tira altra aria anche alla Casa Bianca. Il presidente, che prima ha spinto per l’uso dei velivoli senza pilota, ora vuole rivedere le linee guida. Si è preso tutte le responsabilità ma — dicono — avrebbe avuto una reazione dura. Gli avevano promesso che un errore come questo «non sarebbe mai successo». Strano che uno navigato come lui abbia creduto ad una promessa impossibile. Guido Olimpio @guidoolimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina Corrente Pag. 9 Immagini della pagina