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 2015  aprile 25 Sabato calendario

Londra, il boom degli infermieri made in Italy: «Siete i più bravi» – Circondato dagli alberi, alto appena un piano, l’ospedale del Suffolk è quasi nascosto dentro a un parco di 19 ettari

Londra, il boom degli infermieri made in Italy: «Siete i più bravi» – Circondato dagli alberi, alto appena un piano, l’ospedale del Suffolk è quasi nascosto dentro a un parco di 19 ettari. È il punto di riferimento sanitario delle circa 300 mila persone che abitano in una zona di paesini nati intorno alle abbazie gotiche, a 50 chilometri da Cambridge. In questo periodo ha una carenza di personale, sta cercando infermieri per la chirurgia, la cardiologia, il pronto soccorso. Non in Inghilterra però. A Palermo. Dal 28 al 30 aprile prossimi, in un albergo della città siciliana si terranno i colloqui per le assunzioni. Ce la farà chi ha in tasca la laurea triennale e parla un buon inglese di base. Ai primi di maggio arriverà il responso, i selezionati firmeranno il contratto e partiranno subito, con biglietto aereo e primo mese di affitto pagati. Il Regno Unito è a caccia di infermieri italiani. Da alcuni mesi i giovani appena usciti dall’università, ma anche professionisti con più esperienza, sono nel mirino di agenzie private di reclutamento, che per chiudere i contratti scendono a Milano, Roma, Bologna, Firenze e fanno le “interview” ai candidati. Solo nelle prossime due settimane sono previsti quattro appuntamenti. Gli italiani sono ambiti, e in questo periodo non è complicato convincerli: da noi è sempre più difficile trovare un buon lavoro, a causa delle assunzioni bloccate dalla crisi. Molti di quelli che restano devono accontentarsi di contratti a termine in cliniche private. Così centinaia di infermieri ogni anno lasciano l’Italia, ai primi posti nella classifica dei paesi europei che rimpolpano il servizio sanitario di Sua Maestà insieme a Portogallo, Spagna, Grecia, Polonia. Non è difficile immaginare perché francesi, tedeschi o olandesi non si sognerebbero mai di andare a lavorare nel Suffolk. «L’anno scorso abbiamo reclutato nel vostro Paese tra i 250 e 300 infermieri. La maggior parte giovani». Colette O’Neill è una manager dell’agenzia Kate Cowhig, una delle più attive all’estero, con sedi a Dublino e Londra. È questa l’azienda che tra pochi giorni manderà i suoi collaboratori a Palermo. Ci sono molte altre realtà del genere nel Regno Unito, ad esempio Cpl, che ha in programma colloqui a Roma e Milano nelle prossime tre settimane per conto di un ospedale londinese e di uno del Devon. «Un tempo gli italiani disposti a spostarsi in UK per fare gli infermieri non erano molti — spiega sempre Colette O’Neill — Il fenomeno è cresciuto nell’ultimo anno, anno e mezzo. Facciamo prima colloqui telefonici con chi ci manda il curriculum, poi c’è l’intervista, dove vengono scartati, soprattutto per problemi con la lingua inglese, circa il 40% dei candidati». Lo stipendio di ingresso è 21.600 sterline l’anno, poi c’è possibilità di progredire. Cifre più alte di quelle pagate in Italia, che convincono molte persone a spostarsi. E a fare comunità. Fabrizio Benatti ha aperto una pagina Facebook dedicata agli infermieri in UK con migliaia di visitatori. «Quando pubblico i bandi delle agenzie ho un sacco di contatti — spiega — A ogni colloquio vedo iscriversi decine di colleghi. Da un anno e mezzo nel Regno Unito c’è un’invasione di italiani». Il sistema sanitario locale si regge da tempo sugli immigrati. Le stime parlano di un 40% di stranieri che lavorano in corsia. Fabrizio è uno di “vecchi”, nel senso che è arrivato prima del boom, nel 2011. È in organico all’ospedale di Chelmsford nell’Essex. «Lavoravo a Guastalla, al pronto soccorso, e ho deciso di cambiare a 34 anni. L’inglese? L’ho migliorato con i videogiochi in rete oppure guardando i film in lingua originale. L’importante è essere “fluent”, parlare senza incespicare». Un consiglio da tenere a mente per chi vuole raggiungere il verde del Suffolk.