Filippo Facci, Libero 24/4/2015, 24 aprile 2015
CORSIVI
Questa Milano maschilista. Eppure il maggior esperto di relazioni internazionali della sinistra italiana, Oscar Farinetti, l’aveva detto subito: "Dopo Pisapia speriamo che il prossimo sindaco sia una donna". Ed ecco che la lagna delle invocatrici di quote rosa ha messo la pilota automatica. Rosaria Iardino, che è consigliera comunala a Milana (si perdoni l’omaggio alla presidenta Boldrina) ha quindi scritto un lungo intervento "perché si parla poco di una donna per il dopo-Pisapia". E ha ragione: "Nel nostro paese l’equilibrio tra i sessi è una pura chimera e nemmeno nella progredita Milano, la città dei diritti, giornalisti, opinionisti o politici che vogliono lanciarsi in proiezioni sul dopo-Pisapia, evitano di prodigarsi nella ridda di nomi in cui il maschile esercita un ruolo dominante". Sintassi a parte, ha ragione: tanto che la signora fa un elenco di candidature improbabili "fatte non si sa quanto credendoci", tipo la ministra Maria Elena Boschi, la parlamentare Lia Quartapelle o l’assessora Cristina Tajani. L’intervento di Rosaria Iardino è ben fatto, cita statistiche sugli incarichi istituzionali che sono in mano agli uomini, fa paralleli con la corsa alla Casa Bianca di Hillary Clinton, se la prende giustamente con questa Milano maschilista. Per chiedersi, amaramente: "Delle donne, mi domando, perché ci si dimentica sempre?". In nessuna parte del lungo intervento si ricorda che l’ultimo sindaco, prima di Pisapia, era una donna.