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 2015  aprile 22 Mercoledì calendario

SESSO BESTIALE

Sadici, masochisti, travestiti, cannibali erotici... Il tutto con un armamentario riproduttivo degno del bar di Guerre Stellari. Comunque la si metta, in fatto di sesso il mondo animale non ha proprio niente da imparare dagli umani. Anzi. E se l’obiettivo è sempre lo stesso, cioè la riproduzione degli individui, i modi scelti da Madre natura per raggiungerlo sono ben più fantasiosi delle Cinquanta sfumature di grigio della nostra specie.
Prendiamo le chiocciole terrestri. Questi diffusissimi molluschi sono ermafroditi e si fecondano reciprocamente durante il rapporto. Quattro sessi in due sembrerebbero più che sufficienti per dar vita a un kamasutra invidiabile, ma alle chiocciole evidentemente non basta. Durante il rapporto, infatti, i/le due si pugnalano il corpo con uno stiletto calcareo, procurandosi dolore in quantità. Perché lo fanno? Non si sa. Di certo c’è soltanto che questo comportamento sadomasochista ha il suo prezzo, dato che le pugnalate, come si è sperimentato, accorciano la vita dei due amanti. Così come non si capisce bene per quale ragione i maschi delle cimici dei letti, non contenti di tormentare gli uomini, usino in modo così sadico il loro apparato copulatore, simile a una siringa, per “iniettare” gli spermatozoi nelle femmine. Le pungono un po’ dovunque sul corpo, e in modo così violento che a volte le partner muoiono dopo il rapporto.
Di fronte a questi estremi, non si può dar torto a John Maynard Smith, il famoso evoluzionista, che negli anni Sessanta osservava: «L’evoluzione del sesso è uno dei problemi più grandi della biologia».

CAVATAPPI. Da allora, però, una risposta è stata trovata. Anche se sembrano perversi, questi sistemi raggiungono tutti lo scopo, e cioè unire i patrimoni genetici dei partner. Il metodo non conta: se funziona, si fa. Tanto peggio se a noi umani “evoluti” certi comportamenti, come quello dei maschi di alcune specie di anatre, sembrano inaccettabili. I comuni germani, ma non soltanto loro, infatti, attuano metodicamente stupri, a volte addirittura di gruppo, nella stagione della riproduzione. In soldoni, tengono la femmina sott’acqua e la violentano a turno mentre lei cerca inutilmente di scappare. Va detto che, almeno dal punto di vista genetico, la vittima alla fine si prende una rivalsa. La femmina possiede infatti una vagina a forma di cavatappi con fino a 8 diramazioni, nella quale si inserisce il pene, anch’esso a spirale, del maschio. Il tutto rende macchinoso l’accoppiamento ma consente all’anatra, una volta subito l’assalto, di “decidere” di quale partner saranno gli spermatozoi che feconderanno le uova (gli altri sono indirizzati in vicoli ciechi).

BANCHETTO NUZIALE. A far da contraltare alle violenze maschili ci sono quelle femminili, tipiche degli invertebrati e quasi immancabili nei ragni, i cui maschi, d’altra parte, sembrano disposti a tutto, ma proprio a tutto, pur di soddisfare sessualmente le loro partner. Sono decisamente più piccoli delle femmine e queste ultime, quasi cieche, difficilmente li distinguono da un insetto commestibile. Per evitare equivoci, essi cercano dunque di avvicinarsi all’oggetto del loro desiderio con molta, molta cautela, e di accoppiarsi con infinita precauzione.
I maschi di alcune specie, come quelle del genere Xysticus o Nephila, tessono per prudenza una tela attorno alle zampe della signora ragno, per fermarla in caso le saltasse in mente di assalirli. Altri, più cortesi, si fanno precedere da un regalo (un insetto avvolto nel filo) e mentre la femmina è presa dal pranzo si accoppiano. Altri ancora fungono loro stessi da pranzo: si buttano volontariamente tra i cheliceri (le mandibole) di lei per essere divorati. Un vero sacrificio rituale, che consente alla femmina di mangiare, e quindi di essere più robusta quando depone le uova.

EUNUCHI. In questo senso non è poi così paradossale il comportamento della specie Nephilengys malabarensis, un ragno che abita il Sud-est asiatico. Il maschio, che rispetto alla femmina è minuscolo (5 millimetri contro 1,5 centimetri), dopo l’accoppiamento deve difendere la sua conquista da altri pretendenti; e non ha trovato modo migliore che staccarsi i testicoli e mangiarseli. Liberato dal loro peso combatterà più agilmente e con maggiore aggressività. Un po’ drastico, ma evidentemente raggiunge lo scopo. Che, per ogni individuo di qualunque specie vivente, è unire le cellule sessuali femminili, le uova, a quelle maschili, gli spermatozoi. «La ragione di tutti questi sforzi sembra essere una corsa agli armamenti contro i parassiti», spiega Andrea Pilastro, che insegna evoluzione all’Università di Padova (ed è autore del libro Sesso ed evoluzione, Bompiani). Un esercito di protozoi, virus, batteri, nematodi non aspetta altro che trovare una “porta d’entrata” per assalire un corpo. E poiché
negli accoppiamenti si uniscono i patrimoni genetici del padre e della madre, si creano nuove combinazioni che mettono in difficoltà i parassiti. «Nuovi geni», aggiunge Pilastro, «significano proteine o molecole mai viste, che attaccano batteri o virus con più efficacia, o impediscono loro di assalire le cellule».
Questo è il progetto comune. Maschi e femmine rimangono però due entità diverse, che “investono” in maniera differente nella riproduzione. Le femmine, in particolare, spendono più energia per fare le uova e, di conseguenza, sono più attente a selezionare il partner nel grande mercato delle offerte sessuali. «Nella maggior parte delle specie la scelta è femminile», conferma Lisa Signorile, autrice di II coccodrillo come fa. La vita sessuale degli animali (Codice edizioni).

BISEX. In qualche caso, tuttavia, il problema “chi sceglie chi” è risolto salomonicamente, come in certe specie di pesci nelle quali gli individui nascono maschi e a una certa età diventano femmine (come l’orata) o viceversa (le cernie). Non che, dal punto di vista erotico, con questi scambi di ruolo gli esemplari in questione ci guadagnino molto: i due sessi in pratica non si toccano mai e si fecondano rilasciando separatamente in mare uova e spermatozoi, che poi se la vedranno da soli (campione in questo settore è il pesce luna, la cui femmina “depone” 300 milioni di ovociti). Ma anche sott’acqua il mondo è bello perché è vario, e lo squalo ha scelto, rispetto ai pesci appena citati, una strada ben diversa, anzi due: sfodera infatti una coppia di peni-pinna con cui feconda la femmina in un rapporto piuttosto violento e mordace.
Doppio pene anche per il tentatore supremo, ovvero il serpente. Il quale, per quanto superdotato sia, in alcune circostanze (è il caso del serpente giarrettiera), non teme di travestirsi da femmina, assumendo la livrea e addirittura l’odore dell’altro sesso per raggiungere le partner senza farsi bloccare da rivali più forti.

CON L’OSSO. Nel variegato universo sessuale dei viventi, i mammiferi, quanto a gusti e abitudini, sono senz’altro quelli più vicini a noi, ma spesso sfoderano un’arma in più. Si tratta dell’osso penico o baculum, a garanzia di erezioni rigide e prolungate per le specie più varie, dai leoni ai cani ai pipistrelli a gorilla e scimpanzé. Nessuna paura di fare cilecca, per loro, anche se tale virilità quasi scompare di fronte all’umile cirripede, crostaceo che passa la vita abbarbicato sott’acqua, allietato però da un organo sessuale 40 volte la lunghezza del corpo.
Il catalogo potrebbe proseguire a lungo, ma la domanda, alla fine, è la stessa: come mai gli animali affrontano tutti questi equilibrismi per riprodursi? Come abbiamo visto, la risposta di fondo è “cercano il modo perfetto per trasmettere i propri geni”. Ciò non toglie che il kamasutra dei viventi continui a stupire i ricercatori. L’ultima scoperta riguarda il Caerostris darwini, un ragnetto trovato nel 2010 in Madagascar. Il Caerostris indulge, ha registrato puntiglioso un team di zoologi sloveni, in straordinarie prestazioni orali durante l’accoppiamento.
I più fantasiosi, non c’è che dire, rimangono gli aracnidi.
Marco Ferrari