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 2015  aprile 18 Sabato calendario

COME VIVERE DA RICCHI NELLE CASE DEGLI ALTRI


Sto conducendo un’esistenza da ricca e famosa, pur non essendo né l’una né l’altra cosa. Giro il paese inseguendo il bel tempo e i miei capricci, passando da un’abitazione di lusso all’altra. L’anno scorso ho alloggiato in una villa di Washington a pochi passi dalla residenza dell’ex senatore John Glenn, in una casa appartata nei boschi di Chapel Hill in North Carolina e in un ampio appartamento nell’esclusiva Rittenhouse square di Philadelphia.
Al momento mi trovo in una villa sulle colline di Santa Barbara, California. Nel giardino, la bouganville scarlatta condivide la luce del sole con gli agapanti e i boccioli color lavanda delle jacarande. All’orizzonte il Pacifico appare come una striscia indaco. Farò qualche bracciata in piscina – senza bisogno di indossare il costume – e mi godrò una doccia nel lussuoso bagno dai pavimenti riscaldati. Per i miei due mesi di permanenza avrò a mia disposizione una Mercedes bianca d’epoca, che ha anche un soprannome: “zolletta di zucchero”.
Quanto mi costa vivere in tanto splendore? La cura di tre gatti, l’onere di versare ogni tanto un po’ di mangime per pesci nell’acquario e di spruzzare acqua sulle felci.
Sono una house sitier e, in quanto tale, appartengo a una fiorente rete di vagabondi a tempo pieno o part-time. L’house sitting é il prodotto del social networking e della sharing economy e, a differenza del couchsurfing (in cui la persona che mette a disposizione la propria casa viene pagata), non prevede una remunerazione in denaro.
La mia prima esperienza si è presentata tempo fa in maniera inattesa: una conoscente di Santa Barbara stava cercando qualcuno che si prendesse cura dei suoi gatti per due settimane, ma non trovava nessun amico in grado di aiutarla. Poiché all’epoca, per sfuggire al freddo letale e al caldo orribile di St. Louis, già trascorrevo ogni inverno e ogni estate tra le quattro e le sei settimane in California, colsi quell’occasione al volo.
In seguito reclamizzai la mia disponibilità sul portale di annunci Craigslist, ma non ottenni alcuna risposta. Pensai allora di contattare università in cerca di professori in partenza per l’anno sabbatico, ma la cosa sembrava assai complicata. Alla fine, digitando su Google le parole «house sitting», mi sono imbattuta in diversi siti che si occupano di mettere in contatto proprietari di casa e aspiranti house sitter. Pagando un’iscrizione (che varia tra i 10 e i 100 dollari all’anno) si possono leggere tutte le offerte.
I proprietari pubblicano un descrizione della loro casa e degli eventuali animali di cui occorre prendersi cura, indicano il periodo richiesto – da un fine settimana a diversi mesi – mentre i candidati forniscono a loro volta una breve descrizione di se stessi, specificando esperienze pregresse e referenze. A leggere tutti gli annunci vengono le vertigini: mi interessa trascorrere tre settimane in Gran Bretagna, in una tenuta con un cavallo? O un mese in Costa Rica, in una proprietà che si affaccia sul Pacifico?
Dopo ricerche approfondite, mi sono iscritta a due siti: TrustedHouseSitters.com, un’organizzazione nata tre anni fa in Gran Bretagna, e HouseCarers.com, che ha sede in Australia ed è attiva dal 2000. Entrambi propongono opportunità negli Stati Uniti, Australia, Europa continentale e un po’ in tutto il mondo. Perché mai, vi domanderete, si dovrebbe affidare la propria casa, e tutto ciò che contiene, a degli sconosciuti? Alcuni proprietari non amano lasciare la loro abitazione vuota, soprattutto se prevedono di stare via per molto tempo, e le statistiche dimostrano che una casa occupata è più sicura. Tuttavia, «nell’80% dei casi, chi cerca qualcuno che venga a stare a casa propria lo fa per non lasciare solo uno o più animali»: è quello che sostiene Andy Peck, fondatore di TrustedHouseSitters.com, che ha iniziato il proprio lavoro stabilendosi per un po’ in una magione multimilionaria in Spagna. «Chi ha degli animali desidera che rimangano nel proprio ambiente in tutta comodità», ha aggiunto. «Molti house sitter amano prendersene cura, specie se questo consente loro di godersi una vacanza immersa nel lusso, talvolta esagerato, in luoghi spettacolari. È una soluzione gradita da entrambi le parti».
A oggi mi sono presa cura di gatti, qualche pesce e un cane. Scorrendo le richieste di chi cerca qualcuno che si prenda cura dei propri animali c’è da restare senza parole: c’è chi chiede di tagliare le unghie a tredici gatti che vivono in casa o sfamare con il biberon un cane diabetico e incontinente, facendogli compagnia nei suoi ultimi giorni terreni mentre i suoi proprietari se la spassano in Costa Rica. C’era addirittura chi cercava una persona che si prendesse cura di «quattro cavalli, due cani, otto gatti e un porcellino domestico, oltre a galline, anatre e due capre socievolissime».
I siti non propongono alcun possibile abbinamento tra proprietario e house sitter, né garantiscono l’accuratezza delle descrizioni fornite: spetta alle persone interessate stabilire la reciproca compatibilità contattandosi via email, Skype o telefono e, in alcuni casi, incontrandosi di persona. Inoltre i siti specializzati incoraggiano i sitter a pubblicare le referenze e a fornire un documento che testimoni l’assenza di precedenti penali, proponendo alcuni modelli di contratto in cui vengano specificate le responsabilità per entrambe le parti.

La maggior parte degli house sitter sono baby boomer in pensione e freelance come me, in grado di lavorare ovunque si trovino a patto di avere con sé un computer portatile e uno smartphone. A proporsi però sono anche le famiglie, desiderose di trascorrere una vacanza diversa (nelle descrizioni, i proprietari specificano se la loro abitazione è adatta ai bambini e molti di loro incoraggiano la presenza di famiglie). Spesso sono loro stessi a servirsi di un house sitter quando se ne presenta la necessità.
Esistono naturalmente dei rischi. Oltre ai furti o agli eventuali danni, c’è la possibilità che i “badanti della casa” diano forfait all’ultimo momento, mandando in fumo una vacanza costosa. Anche gli house sitter però possono dover affrontare alcuni imprevisti: un mio amico, dopo aver accettato di trasferirsi per un mese nel Colorado in una casa in stile vittoriano, si è accorto che uno dei due cani di cui avrebbe dovuto prendersi cura era una specie di «mastino dei Baskerville». Quanto a me, l’unico contrattempo è stato farmi beccare nuda in piscina – è successo due volte – a Santa Barbara, perché il guatemalteco che si occupava della manutenzione aveva inaspettatamente cambiato orario per poter assistere sul divano alla Coppa del Mondo in maxischermo. C’è da dire, però, che mi trovavo nella parte dove la vasca è più profonda, e l’acqua più alta.
L’anno scorso ho venduto casa, mi sono sganciata da un indirizzo fisso per assecondare per dodici mesi la mia voglia di viaggiare. Ora fino a febbraio dell’anno prossimo sono piena di prenotazioni. E scegliendo le offerte più attraenti ho dovuto rinunciare a quella casa con vista sull’Oceano Pacifico in Costa Rica, a un mese nel quartiere di Beacon Hill a Boston e a un cottage sui Cotswolds. Inizio a pensare che un anno potrebbe non bastarmi.
Traduzione Marzia Porta