Carlo Cavicchi, Quattroruote 4/2015, 21 aprile 2015
SILICON VALLEY SARÀ LA NUOVA DETROIT?
I Saloni dell’auto, per gli addetti ai lavori, non sono soltanto una grande opportunità di vedere modelli nuovi o concept di quelli che arriveranno in un prossimo futuro: sono anche il posto giusto per incontrare persone dell’ambiente e scambiare visioni sul mondo dell’automotive. A Ginevra, per esempio, un tema piuttosto caldo è stato quello legato all’interesse verso la produzione di vetture da parte dei colossi legati al mondo di internet. Prima Google, poi Apple e quindi i cinesi di Leshi e Baidu. Non si sta parlando di aziende qualsiasi, ma dei big mondiali per fatturato e utili, ed è ovvio che, se questi si muovono, bisogna stare molto attenti a prenderli sotto gamba.
«Il fatto è che loro oggi sono quelli che hanno i soldi, soldi veri – diceva tra l’incuriosito e il preoccupato un grosso calibro di una marca straniera, disposto a commentare la faccenda a patto di non uscire allo scoperto – e possono venire sul mercato e portarci via tutti i cervelli migliori che abbiamo in casa».
In realtà, non si tratta solo di un pericolo, perché già lo stanno facendo. Il Wall Street Journal ha scritto, per esempio, che la Apple ha messo sotto contratto 400 persone che ora stanno lavorando al progetto Titan, la prima vettura della Casa di Cupertino attesa entro il 2020. E non si tratta di operai, ma di ingegneri e tecnici rastrellati sul mercato internazionale saccheggiando i centri di ricerca e sviluppo dei principali costruttori.
Ovvio, nel mirino di Google, Apple, Leshi e Baidu non c’è la produzione di vetture tradizionali a propulsione termica, bensì auto esclusivamente elettriche e tutte pensate per la guida autonoma. Sbaglia chi prende sottogamba la faccenda ritenendo queste vetture troppo futuribili e, comunque, destinate a un mercato troppo piccolo. Fosse anche vera la ricerca presentata dal settimanale The Economist, secondo la quale il mercato delle auto senza guidatore nei prossimi trent’anni non potrà mai superare il 25% del totale, si tratta pur sempre di 20 milioni di veicoli: un traguardo non male, considerando che per ora il primo produttore al mondo si ferma a 10 milioni.
La Silicon Valley potrà far paura a Detroit? Detta così potrebbe sembrare una grossa bestemmia, ma l’interrogativo aleggia tra i più accorti esperti del settore. Quelli che ricordano come vent’anni fa nessuno prevedeva che i telefonini potessero cambiare lo stile di vita delle persone come invece poi è successo. Oggi molti ragazzi guardano i vecchi pc come reperti storici, così come la generazione precedente guardava le macchine per scrivere. Andiamo così di corsa che entriamo ormai nel futuro senza nemmeno riuscire a immaginarlo e nessuna previsione ha molto senso. Di sicuro la rete ha rivoluzionato settori molto diversi tra loro – musica, giornali, libri, negozi al dettaglio, mappe ecc. – e credere che il mondo dell’auto ne resterà immune è piuttosto ardito. È più facile pensare che l’automobilista del 2035 guarderà alle auto del 2015 con la stessa incredulità di un ragazzino di oggi di fronte a un telefono a gettoni.
Carlo Cavicchi