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 2015  aprile 21 Martedì calendario

I TEDESCHI SBAGLIANO COME NOI

Cos’hanno in comune un delfino di terra ferma, una promessa elettorale, e un fucile da guerra che si scioglie come un gelato? Niente, tranne che sono notizie ghiotte per quanti detestano i tedeschi e il fatto che quasi sempre, pur non perfetti, fanno tutto meglio degli altri europei. Una Germania che fa l’italiana ci rassicura. Anche loro come noi, ma si tratta di casi rari nella patria di Frau Angela, e che spaventano i suoi connazionali: temono di non essere più come erano in passato.
Durante l’ultima campagna elettorale, incalzata dai suoi fastidiosi cristianosociali, partito fratello della Baviera, la Cancelliera proclamò solennemente: mai con me e sotto di me ci sarà un pedaggio sulle nostre autostrade. Puntuale il pedaggio ci sarà, a partire dal prossimo primo gennaio 2016, come abbiamo già scritto. Angela ha mancato di parola? Nein. Il Maut, il pedaggio, sarà dovuto solo dagli automobilisti stranieri (i camionisti lo pagano già). Dunque, la Merkel ha mantenuto la parola, rivolta solo ai tedeschi. Il pedaggio dovrebbe servire a risanare le Autobahnen, ma difficilmente, detratte le spese, porterà una cifra sufficiente nelle casse statali. Ma adesso a Berlino non ufficialmente i deputati di tutti i partiti, scrive lo Stern, confidano come andrà a finire: Bruxelles boccerà sicuramente il “trucco” escogitato dalla Grosse Koalition, perché viola le leggi europee. Allora si annuncerà che il Maut sarà esteso anche ai tedeschi. Per colpa dell’Europa naturalmente. E, dal 2017 Angela non sarà più cancelliera, perché ne ha abbastanza e non si ripresenterà. La sua Ehrenwort, la parola d’onore, sarà salva.
Norimberga non sta sul mare ma ha voluto a tutti i costi un gigantesco delfinario, come a Rimini. Un bacino costato 31 milioni di euro, una cifra spropositata, ma i delfini sono una grande attrazione e dovrebbero mettere a posto il bilancio dello Zoo. Nessuno si è accorto che il bacino non era a tenuta stagna. Le pareti di plastica a causa della pressione delle migliaia di metri cubi sono porose e perdono. Il danno ecologico è grave: prima che ci si accorgesse del difetto, il bacino ha perduto 6400 metri cubi d acqua salata, con contaminando la zona con oltre 80 tonnellate di sale. Come rimediare? L’impianto va rifatto, ma dovrà rimanere chiuso per una stagione e non si sa dove sistemare nel frattempo i delfini. Di chi è la colpa? Della commissione edilizia cittadina che ha esaminato l’impianto o dello studio di architetti che l’ha progettato e costruito? Lo studio si lava le mani, con quale acqua non si sa: «Nel contratto non si richiede esplicitamente che il bacino doveva essere impermeabile». Ma gli architetti non sono italiani.
Ultima panne: il G36, sigla che indica il Maschinengewehr, il fucile a ripetizione o mitra, non sono un esperto, in dotazione all’esercito. Leggero, pesa con il magazzino pieno di pallottole appena 4 chili e 470 grammi, e il ministero della difesa ne ha comprato 178mila per un prezzo di 180 milioni. Neanche caro, a prima vista. Peccato che sia leggero perché una parte della canne è in plastica. Niente di straordinario, la plastica si usa per le auto e perfino per alcune componenti delle capsule spaziali. Peccato che, se si spara in fretta, il fucile diventa impreciso perché la canna comincia a squagliarsi come un gelato da passeggio. Nessuno se ne è accorto in tempo? Eppure, il G36 è stato adottato nel lontano 1995, e nel maggio del 2014 la ministra della Difesa, Frau Ursula von der Leyen, ne ha ordinato un’altra partita di 3770 unità. Che non funzioni non è certo imputabile alla signora. In tutti questi anni nessuno si è lamentato? I primi a denunciare i difetti dell’arma sono stati nel 2010 soldati impegnati in Afganistan, in uno scontro a fuoco durato otto ore, il più intenso in cui è stato coinvolto l’esercito tedesco dalla fine della guerra, spararono con G36 ben 28mila colpi senza uccidere o ferire un talebano. E caduti tedeschi furono tre. Ma per cinque anni il rapporto è finito insabbiato. Ora si denuncia che la Heckler & Koch, la fabbrica del mitra, ha versato ai cristianosociali bavaresi 70mila euro dal 2002 al 2010, cifra regolarmente denunciata, e neanche considerevole suddivisa su otto anni. Si indaga, difficile, forse impossibile, trovare i responsabili. Ed ora, incredibile, si cerca di trovare una scusa per la fabbrica fornitrice: la colpa è delle donne, da quando possono arruolarsi chiedono armi sempre più leggere. E si cerca di accontentarle.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 21/4/2015