Debora Alberici, ItaliaOggi 21/4/2015, 21 aprile 2015
CHI NASCONDE L’INFERTILITÀ PAGA LA SEPARAZIONE
La separazione può essere addebitata al coniuge che nasconde l’infertilità e poi decide unilateralmente di interrompere i tentativi di fecondazione assistita.
Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 7132 del 9 aprile 2015, ha accolto il ricorso di una donna alla quale il marito aveva nascosto l’infertilità e l’alcolismo.
Il Tribunale di Potenza aveva dato la colpa della rottura del matrimonio all’uomo. La Corte d’Appello aveva poi ribaltato il verdetto. Ora la Cassazione lo ha cambiato di nuovo.
In particolare, ad avviso del Collegio di legittimità, la pronuncia di addebito non può fondarsi soltanto sulla violazione dei doveri coniugali ma nella specie la violazione del dovere di lealtà ha caratterizzato la condotta continuativa e le scelte unilaterali e non condivise dell’uomo, così da minare il nucleo imprescindibile di fiducia reciproca che deve caratterizzare il vincolo coniugale.
Per i Supremi giudici, insomma, il fatto che l’interruzione dei tentativi di fecondazione fosse avvenuto quattro anni prima della separazione è del tutto irrilevante.
Infatti in ordine alla esclusiva valorizzazione della mancanza di consequenzialità cronologica tra la condotta contestata d’interruzione del progetto procreativo all’insaputa della moglie e la domanda di separazione ha condotto la Corte territoriale a omettere di considerare che vi è stata da parte dell’uomo prima nel non rivelare di essere la causa esclusiva dell’infertilità di coppia e successivamente nel non condividere con la moglie le difficoltà di accettazione del progetto procreativo assistito una costante violazione dell’obbligo di lealtà reciproca che caratterizza non soltanto con riferimento alla sfera sessuale, la comunione affettiva posta a base del vincolo coniugale. La frustrazione che consegue alla reiterata mancata conferma dell’affidamento riposto sull’osservanza degli impegni reciproci assunti dai coniugi è del tutto idonea a costituire la causa dell’impossibilità di proseguire nel rapporto matrimoniale.
Debora Alberici, ItaliaOggi 21/4/2015