Marzia Paolucci, ItaliaOggi 21/4/2015, 21 aprile 2015
DETENUTI ALLO SCANNER DEL CSM
Dal prossimo maggio fino a ottobre sette detenuti della Casa circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso saranno impegnati per sei mesi nella digitalizzazione di circa 900 mila pagine di atti del Consiglio superiore della magistratura. Una parte di quelle centinaia e migliaia di fascicoli oggi stipati nei locali dell’ufficio adibito a deposito atti di viale Trastevere di proprietà dell’Agenzia del demanio (che ne chiede la restituzione).
Atti che peraltro si sarebbe dovuto distruggere in base alla delibera della precedente consiliatura e che invece saranno in parte digitalizzati da cinque detenuti e trasportati dall’ufficio al laboratorio informatico del carcere romano, da altri due. In particolare, si tratta di 595 fascicoli dell’Ufficio studi dal 1970 al 2002, 90 faldoni della Sezione disciplinare dal 1980 al 1990, 253 faldoni della Commissione antimafia dal 1985 al 2001 e di 2662 fascicoli personali dei magistrati, già fuori servizio nel periodo 1985-2001. Un progetto seguito dalla Commissione di sorveglianza sugli archivi ricostituitasi a febbraio scorso e composta dal vicepresidente Csm, vicesegretario generale, un funzionario dell’Archivio di stato e uno del Ministero dell’interno. L’ obiettivo è quello di ridurre il materiale cartaceo del Consiglio e creare opportunità lavorative per i detenuti nel laboratorio informatico dell’istituto romano come già avvenuto per un analogo progetto relativo alla digitalizzazione dei documenti del tribunale di sorveglianza di Roma. L’importo complessivo del progetto, pari a 43.130 euro, è quasi interamente a carico del Csm e servirà a finanziare la formazione, il pagamento degli stipendi dei detenuti e l’acquisto di cinque scanner in sostituzione dei vecchi già in dotazione a Rebibbia. Per parte sua, il ministero della giustizia, attraverso la Cassa delle ammende sostiene la spesa di 780 euro per l’acquisto di carburante e materiale di cancelleria. Un’intesa interistituzionale tra il Consiglio superiore della magistratura e il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria la cui fase di realizzazione è affidata alla Direzione della Casa circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso su cui per ora vige il più assoluto riserbo visto che né il Csm né il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria hanno fornito maggiori ragguagli in merito. L’unica fonte di riferimento è la delibera che appare sul sito del Consiglio all’indirizzo www.csm.it, dal titolo «Progetto di de materializzazione dei documenti del Consiglio superiore della magistratura situati presso l’immobile di proprietà dello stato sito in Roma, viale Trastevere». Ed è lo stesso testo della delibera che cita la creazione all’interno del carcere di Rebibbia di «una struttura organizzata per l’informatizzazione dei dati cartacei attraverso la scannerizzazione dei documenti». «Questa attività», è scritto nel documento, «oltre che portare a una significativa professionalizzazione del settore, successivamente spendibile all’esterno, ha permesso di dare lavoro negli anni a molti detenuti creando nella struttura un’attività consolidata che, in via permanente, può garantire quei servizi ad altre amministrazioni pubbliche e private». Ed ecco come funzionerà il servizio a cui si vuole evidentemente dare un profilo tecnico di lungo respiro: due detenuti ammessi al lavoro esterno trasporteranno i faldoni dall’archivio di viale Trastevere a Rebibbia per poi restituire i documenti in digitale al Csm. Digitalizzazione che avverrà su supervisione del Consiglio Superiore da parte dei restanti cinque detenuti formati sui programmi software di scansione e indicizzazione dello stesso Consiglio mentre il controllo di garanzia sulla riservatezza dati sarà congiunto, con la partecipazione sia del personale Dap-Dipartimento amministrazione penitenziaria sia del Csm.
Marzia Paolucci, ItaliaOggi 21/4/2015