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 2015  aprile 20 Lunedì calendario

HONG KONG-SHANGHAI, LA CAPITALE DEGLI SCAMBI

Tutto è avvenuto in poco meno di un mese. Dopo un avvio lento, l’asse Hong Kong-Shanghai ha fatto esplodere tutto il suo potenziale, e la borsa dell’ex governatorato inglese ha superato di colpo la piazza Usa, e grazie al link con le Borse del Dragone si è attestata come il primo mercato al mondo per capitalizzazione. Seconda piazza finanziaria dopo Cme group, che controlla il Nyse e il Nasdaq unite, la Cina era considerata prossima al sorpasso, ma non in modo così repentino. Il grande balzo, infatti, è avvenuto nelle ultime settimane, con un incremento del 65% del prezzo delle quotate al listino dell’Hong Kong Exchanges & Clearing group, che ha spinto il valore di mercato di azioni e derivati a 44 miliardi di dollari americani. A incendiare il listino è stata la differenza tra il valore delle quotate a Shanghai rispetto a Hong Kong, un gap che ha fatto schizzare in alto i volumi di scambio. In un solo giorno si è toccato il record, un trading pari a 37 miliardi di dollari americani, più di un day trading a Londra, Parigi e Francoforte messe insieme. Tutto è dipeso dalla cosiddetta Stock Connect Program, fulcro della riforma finanziaria varata dal governo guidato dal presidente Xi Jinping e dal premier Li Kegiang, che a novembre dello scorso anno ha aperto le porte della Borsa di Shanghai agli investimenti stranieri diretti. E’ solo l’inizio, sostengono gli esperti di Hsbc. Una grande massa di azioni si prepara a inondare le borse cinesi entro i prossimi cinque anni. Soprattutto a sostegno della riforma delle Soe, state-owned enterprise, le società a controllo statale. «Sebbene l’andamento della riforma sia stato più lento di quanto alcuni investitori si aspettassero noi continuiamo a credere che la trasformazione delle Soe avranno impatti significativi sull’economia», commenta Bin Shi, gestore del fondo Ubs Equity China opportunity. Spiega Bin Shi: «Quella cinese è una grande economia con un grande mercato azionario che sta, a sua volta, conoscendo un cambiamento significativo. In queste circostanze ci sono sempre società che traggono vantaggio dal cambiamento. Riteniamo che le riforme sostengano la produttività e minori costi di capitale a vantaggio dei business più efficienti e che si sanno adattare. Da questo consegue che alcuni player inefficienti potrebbero perdere i privilegi che avevano in passato». Dopo la connessione Shanghai- Hong Kong, partirà quest’anno quella tra Shenzen e Hong Kong. E allora si dipanerà tutto il potenziale finanziario cinese. Ma l’obiettivo verso il quale punta il governo è di investimenti duraturi, e non certo di trading selvaggio, come quello attuale. Che però segna la temperatura del mercato, surriscaldato dalla novità e dalle grandi opportunità, che spesso si giocano proprio sulle differenze tra il prezzo di mercato e il valore reale delle azioni, che dovrebbe invece riflettere i fondamentali. La connessione tra le Borse era stata pensata per incrementare la liquidità in Cina e attrarre verso il Dragone capitali stranieri. Invece è successo il contrario: «La salita delle azioni è stata spinta dai trader retail commenta Christina Bastin, porfolio manager Asia di Muzinich& Co, società di investimenti ricchi cinesi, spesso con base a Hong Kong, plagiati dai grandi broker a fare subito cassa». Seppure più lentamente, anche gli istituzionali si stanno avvicinando con maggiore interesse. E oltre ai fondi tradizionali, è partita la corsa all’emissione di Etf. BlackRock, il più grande money manager al mondo, ha quotato la scorsa settimana iShares Msci China A Ucuts Etf sulla Borsa di Londra, dando ai clienti istituzionali e retail internazionali l’accesso diretto al mercato delle azioni cinesi A-Share, quello legate alla Borsa di Shanghai (quelle di Hong Kong sono denominate H-Share). Ci stiamo avvicinando alla fine della stagione delle trimestrali. Il rallentamento dell’economia si riflette in utili più deludenti. «In particolare, alcune società per cui gli investitori erano entusiasti – finanziarie, delle telecomunicazioni ed alcuni nomi del settore dell’energia – hanno registrato risultati poco incoraggianti. Com’era prevedibile, i titoli del settore energetico sono stati duramente colpiti dal crollo del prezzo del petrolio», racconta Kevin Chan, gestore di Gam Star China Equity fund. A oggi il fondo ha fatto registrare un incremento del 7,3%, contro il 5% di Msci China. «Questo grazie all’analisi dei fondamentali delle società che hanno iniziato ad avere la meglio in termini di driver della performance di Borsa», spiega Kevin Chan. Azioni che scendono, azioni che salgono. Sullo sfondo, le politiche di governo che, come in tutti gli altri paesi, cercano di bilanciare gli equilibri. «La caduta dei prezzi del petrolio ha consentito alla Banca centrale cinese di alleggerire la politica monetaria», commenta Jian Shi Cortesi, gestore di Jb China Evolution Fund di Swiss & Global Asset Management, fondo che finora ha fatto registrare performance superiori all’8%. Una politica che ha dato impulso al renmimbi, la valuta locale. «La volatilità dei tassi mondiali rende il renmimbi una delle più importanti valute globali», dicono gli analisti di Hsbc che hanno dedicato un recente report a questa currency, dal quale emerge che è in forte crescita il numero di imprese estere che stima di ottenere vantaggi facendo affari in questa valuta. Nel 2014 il renmimbi è stata la quinta valuta al mondo utilizzata per pagamenti globali. E nell’ultimo anno i pagamenti in Rmb si sono più che duplicati. Segno di una accelerazione anche in questo ambito. Uno scenario favorevole alle imprese. «Di un ambiente di bassi tassi potrebbero beneficiare soprattutto quelle aziende che devono affrontare un altro indebitamento – spiega Jian Shi Cortesi – I tassi bassi hanno d’altronde reso ancora più interessanti le azioni rispetto ad altre opzioni di investimento e il rafforzamento del mercato azionario ha aumentato la fiducia degli investitori locali e accresciuto le valutazioni delle società che partivano da livelli molto bassi. Ora che l’interesse degli investitori si rafforza, le aziende potranno emettere azioni per ripagare il debito». Un trend rialzista, questo annuncia il mercato.
Paola Jadeluca, Affari&Finanza – la Repubblica 20/4/2015