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 2015  aprile 19 Domenica calendario

COME GUADAGNARE COL CRAC GRECO

Ci risiamo. Manco il tempo di assaporare i frutti dell’azione della Bce ed il risparmio torna a tremare, sotto la pressione dell’aria di tempesta che soffia dalla Grecia. Come nel 2011, quando il default «pilotato» di Atene provocò grossi danni alle Borse ed ai titoli di Stato europei, Italia in testa. Il precedente rischia di provocare brividi ai risparmiatori nelle prossime settimane. Già perché tutto si deciderà da domani, 20 aprile, quando entrerà nel vivo la trattativa tra i rappresentanti della Ue e quelli di Tsipras, al 12 maggio, quando Atene dovrà saldare una tranche, pari ad un miliardo di euro, del debito verso l’Fmi. Il che significa che ci dobbiamo rassegnare a tre settimane calde per i nostri portafogli di azioni, obbligazioni, fondi ma anche mutui e prezzi delle case. Certo, l’Europa finanziaria, grazie a Mario Draghi, è oggi ben più robusta di quattro anni fa, protetta com’è dallo scudo del Quantitative Easing o dai test sui bilanci bancari che offrono qualche garanzia in più da brutte sorprese. Non è il caso, insomma di perdere il sonno. Ma è saggio adottare qualche precauzione per evitare bruschi risvegli. TITOLI DI STATO Il meteo-Bot è senz’altro in fermento. Masse di capitali imponenti fanno rotta verso i bund tedeschi, ormai ad un rendimento prossimo allo zero, così come sui bond svizzeri, che già sono in terreno negativo. Aumenta invece lo spread sui titoli a dieci anni di Italia e Spagna, risalito venerdì a 139 punti si è però toccato un massimo a 154 bp). Ma l’asticella, secondo gli esperti, può salire fino a 170-180 punti se e quando la tensione tra Bruxelles ed Atene salirà di tono. Gli scenari possibili, in sintesi, sono tre: a) si trova un accordo che soddisfi l’Eurogruppo, di modo che Atene possa ricevere i quattrini già concordati. In tal caso, riprenderà la convergenza tra Btp e Bonos spagnoli da una parte e Bund dall’altra. Con grande vantaggio per chi detiene titoli della periferia; b) si procede ad un default pilotato di Atene, che riceverà nuovi fondi ma a fronte di impegni precisi che consentiranno alla Grecia di restare nell’euro. A giudicare da quanto successo in passato, non sarà una soluzione indolore, ma stavolta i danni potrebbero essere limitati. In ogni caso, i mercati chiederanno più garanzie e tassi più elevati per i Paesi più deboli; c) non si chiude alcun accordo, la Grecia esce dall’euro. Si entra così in un terreno inesplorato, perché non è prevista una procedura di uscita dall’euro. Nessuno, in questo caso, se la sente di far previsioni. Nemmeno Draghi: «Questa ipotesi - ha detto - non la voglio neanche sentire». Come comportarsi di fronte a questi scenari? I risparmiatori che hanno acquistato titoli di Stato nei mesi scorsi, approfittando del rialzo dei prezzi dei Btp dai sette anni in su, hanno a disposizione due scelte: 1) snobbare le turbolenze e tenere i titoli in portafoglio, nella convinzione che, passata la tempesta, i titoli di Stato restano un investimento senza rivali per chi cerca il basso rischio 2) per chi non pensa di arrivare a fine corsa (soprattutto per i titoli a 15 o 30 anni), può essere arrivato il momento di vendere una parte del proprio tesoretto, monetizzando parzialmente i guadagni degli ultimi mesi. E chi è liquido? I più ottimisti possono sperare che si ripetano le condizioni per un grande affare, tipo quelle che hanno accompagnato il varo del primo Btp Italia: se i rendimenti schizzassero all’1,80% si potrebbe guadagnare fino al 20% sui prezzi attuali. Ma attenzione: i piccoli risparmiatori, a speculare, si fanno quasi sempre male. In sintesi: evitare le scadenze più lunghe, ma anche le vendite di impulso. Sul sistema vigila il paracadute del Quantitative Easing, ovvero quei 60 miliardi di acquisti al mese che proteggeranno i mercati dagli scossoni più violenti. Per sterilizzare il rischio euro, infine, la soluzione più efficace restano i T-bond americani. Meglio i Treasury indicizzati all’inflazione per sfruttare la risalita dei prezzi in Usa, così come il probabile aumento dei tassi da settembre in poi. IL MATTONE Cosa c’entrano i problemi dalla Grecia con l’immobiliare di casa nostra? Molto, perché la tensione sul fronte dei tassi si ripercuoterà sul livello dell’Euribor e, di riflesso, sul valore dei mutui variabili, ai minimi storici. Il rialzo delle rate dei mutui potrebbe spegnere l’ancora fragile «rimbalzino» delle quotazioni. Le fluttuazioni, però, saranno temporanee: il sistema, a differenza di quel che è accaduto nel 2011, non sembra correre il rischio di un nuovo credit crunch. Il consiglio: attenti ad evitare le punte dell’Euribor che potrebbero verificarsi nelle prossime settimane. I CONSULENTI È in circostanze come queste che si può misurare l’efficienza dei consulenti finanziari. I mercati sembrano arrivati a un punto di svolta: titoli di Stato e obbligazioni hanno ormai toccato rendimenti tra lo 0,20% e l’1,5%. Le borse dell’area euro hanno chiuso, a fine marzo, il miglior trimestre dal duemila; le migliori occasioni si profilano sul fronte dei mercati emergenti. Insomma, è il momento di chiedere agli esperti di rivedere la composizione dei portafogli. Chi ha investito in azionari e obbligazionari euro può monetizzare i guadagni e guardare, con prudenza, alle alternative più trascurate. Vale probabilmente la pena di fare una (piccola) puntata sulla Russia. O, con prudenza, su Wall Street. Finora, per motivi tecnici piuttosto che per reale convinzione, il peggioramento della crisi greca ha coinciso, a sorpresa, con la ripresa dell’euro. Ma il dollaro appare, in caso di turbolenza, il porto più convincente in quanto a sicurezza. Il consiglio: «stressate» il vostro consulente perché rinfreschi i vostri investimenti. Ma attenzione ai prodotti strutturati o alle soluzioni troppo sofisticate: a guadagnarci, in questi casi, sono soprattutto gli ingegneri della finanza. LA BORSA Il dramma di Atene minaccia di interrompere, almeno temporaneamente, il flusso dei guadagni di Piazza Affari anche perché, dopo mesi di grossi guadagni, molti pensano a incassare profitti e mettersi alla finestra in attesa di nuove opportunità. Potrebbero soffrire, in particolare, i titoli finanziari, banche ed assicurazioni, colpite da un rimbalzo dei tassi (come le utilities). Non sfuggiranno ad un’impennata di pessimismo i settori più ciclici come l’auto, regina del primo trimestre. Il consiglio? A Piazza Affari non mancano titoli che garantiscono cedole superiori al 4% o più, vedi Snam, Terna. Meglio ancora Eni o UnipolSai, entrambe sopra il 6%.