Stefano Montefiori, Corriere della Sera 19/4/2015, 19 aprile 2015
SALPA IL GALEONE DEI DUE MONDI (VIVA LA FRATERNITÉ CON GLI USA)
PARIGI Il comandante si chiama Yann Cariou e non La Fayette, i 32 cannoni non sparano proiettili ma fuochi artificiali, i marinai mangiano seduti ai tavoli invece che per terra come a fine Settecento e oltre alle vele ci sono due motori. A parte questo, il veliero «Hermione» salpato ieri sera dall’isola d’Aix alla volta degli Stati Uniti è la replica perfetta della fregata che il 28 aprile 1780 sbarcò a Boston con a bordo Gilbert du Motier, il marchese di La Fayette, fiero di annunciare l’aiuto della Francia agli americani nella guerra di indipendenza dalla corona britannica.
La ricostruzione della «Hermione» è cominciata grazie a un’idea concepita nel 1993 dallo scrittore Erik Orsenna con gli amici Benedict Donnelly e Raymond Labbé. Dopo finanziamenti per 26 milioni di euro (tra enti locali e donazioni private arrivate dai due lati dell’Atlantico), un cantiere rimasto aperto per 17 anni, l’uso di 2.200 metri quadrati di vele e 25 chilometri di corde, quel sogno personale è diventato un affare di Stato. Il presidente François Hollande, accanto alla ministra dell’Ecologia Ségolène Royal, ha presenziato alla cerimonia di ieri augurando «buon vento», il leader americano Barack Obama ha inviato un messaggio solenne letto dal console a Bordeaux.
Le sei settimane di navigazione della Hermione, che accosterà il 5 giugno a Yorktown ed entrerà nella baia di New York per le celebrazioni del 4 di luglio, si sono trasformate in una celebrazione dell’«indefettibile amicizia» di due Paesi che dopo le difficoltà degli anni passati hanno ristabilito relazioni eccellenti.
Ecco quindi che viene recuperato il mito dell’«eroe dei due mondi», che per Francia e Stati Uniti non è Giuseppe Garibaldi ma il marchese di La Fayette, 19enne aristocratico francese che nel giugno 1777 arrivò per la prima volta in Carolina del Sud e da allora mise l’entusiasmo giovanile al servizio della libertà americana.
Impetuoso, autoironico, idealista e pessimo ballerino: qualità che lo facevano sfigurare alla corte di Versailles ma che gli procurarono l’amicizia di George Washington e il successo nelle colonie in guerra contro Londra. La Fayette (o Lafayette come scrivono gli americani) fu lo strumento decisivo nelle mani dell’ambasciatore Benjamin Franklin per convincere Luigi XVI a inviare in America un corpo di spedizione di 4000 uomini. La guida del contingente venne affidata al più affidabile generale conte de Rochambeau; La Fayette, giudicato una specie di romantica testa matta, ottenne come premio di consolazione il comando della fregata Hermione e il privilegio di annunciare per primo, appena sbarcato a Boston il 28 aprile 1780, che i rinforzi francesi stavano arrivando. Poche settimane dopo Lafayette ebbe un ruolo importante nella battaglia di Yorktown che segnò una svolta nella guerra.
«I nostri due popoli sono uniti dalla libertà, conquistata grazie all’aiuto reciproco — ha scritto Barack Obama —. Siamo legati dai campi di battaglia della guerra di indipendenza e dalle spiagge dello sbarco (in Normandia, ndr )». François Hollande ha usato toni da sogno americano per invitare i connazionali a mettere da parte il broncio e il disincanto, per una volta: «Se ci sono ancora degli scettici, dei cinici, dei ciechi, per i quali è vano sognare, questa giornata è la migliore risposta che la Francia poteva fornire loro».