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 2015  aprile 19 Domenica calendario

NEL REGNO DELLA CPL TRA AMICI DEL BOSS AFFARI, COOP E ACCUSE

Quando a febbraio i carabinieri del Noe hanno eseguito gli scavi a Casal di Principe, su delega dei pm di Napoli, per verificare se davvero i tubi del metano erano stati interrati a soli 30 centimetri – come raccontato ai pm dal pentito Antonio Iovine – invece che a 60, lui era lì. L’uomo con la paletta spedito dalla coop rossa Cpl ad aiutare i carabinieri, fotografato dai giornali locali, è Leopoldo Martino, secondo il boss pentito Antonio Iovine, il suo autista nella latitanza. Questo 35enne di San Cipriano D’Aversa, paese natio del boss della camorra Iovine ma anche del simbolo dell’anticamorra Lorenzo Diana, è l’ennesimo rebus di San Cipriano, un paese dove è difficile tracciare linee nette. Per capire la storia della metanizzazione realizzata – secondo il boss pentito – dalla premiata ditta Coop & Camorra bisogna venire in questo paese di 13 mila abitanti che confina con Casal di Principe ed è la vera capitale del bacino dei sette comuni metanizzati una dozzina di anni fa dalla coop rossa Cpl con la benedizione politica della sinistra e quella criminale della camorra. A San Cipriano a cavallo del passaggio di millennio, quando questa storia è iniziata, comandava la sinistra allora guidata dal sindaco Angelo Reccia sotto l’ala protettrice del senatore dell’allora Pds della commissione antimafia Lorenzo Diana. Sempre a San Cipriano c’è oggi la sede della Cpl, in via Roma, in un palazzo di proprietà di un cognato del cognato di Iovine. Parentele distanti si dirà. Se non fosse che secondo Iovine entrambi i cognati accompagnavano i suoi familiari agli incontri con lui quando era latitante usando proprio il garage della sede della Cpl per cambiare auto. E sempre a San Cipriano, nella casa di Giovanni Di Tella, uno degli imprenditori che ha fatto la parte del leone nella metanizzazione avrebbe trascorso fino al 2004 la latitanza Iovine, stando alla versione offerta al pm Henry John Woodcock.
Insomma non ci si può stupire se, dopo gli arresti dei dirigenti della Cpl Concordia per la corruzione di Ischia, a San Cipriano si avverta una grande tensione per l’indagine dei pm Cesare Sirignano, Catello Maresca e Maurizio Giordano, con l’accusa, ben più grave, di camorra.
Tra i nomi citati da Iovine nei verbali ci sono pesci grandi come l’imprenditore Antonio Piccolo, considerato dal pentito l’intermediario dell’accordo dell’altro boss dei casalesi Michele Zagaria con la Cpl. E ci sono anche i pesci piccoli come l’impiegato della Cpl che aiutava il Noe. “Leopoldo Martino – ha messo a verbale il 26 settembre 2014 Iovine – è persona a me legata, era solito accompagnarmi, durante la mia latitanza, quando io mi incontravo con gli affiliati per concordare affari e strategie. Io mi mettevo nel cofano della macchina e lui la guidava. Martino è stato assunto dalla Cpl grazie alla raccomandazione del Senatore Lorenzo Diana”. Il Fatto ha incontrato il presunto autista del boss: “Io non conosco né Iovine – ci ha detto – né Diana. Però dopo l’articolo la Cpl mi ha sospeso dal servizio”.
È ora di pranzo, dalla villetta con giardino in cui vive la sua famiglia esce il tipico profumo di passata di pomodoro. Il padre è un tecnico radiologo, il fratello minore fa l’infermiere precario. Leopoldo abita un appartamento al piano terra ricavato dalla casa di famiglia. Davanti c’è un bel giardino. “Devo mantenere tre figli”, più altri tre del fratello maggiore in carcere, Luigi Martino, arrestato nel 2011 come braccio destro del boss Giuseppe Setola, quello che ha sterminato i familiari dei pentiti e ha ordinato la strage di Castelvolturno dove morirono sei immigrati di colore, definiti da Luigi Martino mentre era intercettato: “Sacchi di carbone”.
Tutti dicono che il fratello Leopoldo è un’altra pasta. “Se fosse l’autista del boss si sarebbe notato un cambiamento del tenore di vita”, spiega un vicino. “La mia parola – si chiede Martino – varrà più di quella di un uomo che ha ucciso?”. Sulla raccomandazione di Angelo Reccia, sindaco del Pds in quegli anni, lui dice: “Non è il compito della politica creare lavoro? Altri avrebbero rifiutato il mio posto. Per anni sono stato un co.co.co. a 500 euro al mese”. Quando gli chiediamo di Setola e del fratello, diventa triste: “Ora si può parlare facendo i nomi di chiunque. Non era così prima (degli arresti, ndr). Se 20 anni fa i magistrati avessero fatto le indagini io non avrei un fratello detenuto e un altro amico in carcere”.
A poche decine di metri da casa di Martino c’è la sede della Cpl. Non si fanno i cambi di auto con i cognati dei boss raccontati da Iovine ma ci sono le scene più ordinarie dei vecchi clienti arrabbiati con le bollette in mano che protestano con gli impiegati della coop emiliana: “Erano meglio le bombole. Guardi qui: sono 180 euro per un bimestre”, ci dice un signore con la coppola. Nicola Cosentino gongola. La sua azienda di famiglia distribuiva le bombole in questa zona e ovviamente la metanizzazione è stata per lui una sconfitta politica inflittagli da Diana e una sconfitta economica subita dalla coop. Dopo aver letto l’intervista del suo rivale al Fatto ha tuonato durante un processo: “Diana ha detto in un’intervista di aver portato la Cpl nel Casertano per colpire Cosentino e la sua famiglia. Il suo scopo l’ha raggiunto: il fatturato dell’azienda della mia famiglia, che vendeva bombole di gas, passò dai 15 milioni di euro ai due milioni di euro”.
Un altro personaggio chiave in questa storia è Giovanni Di Tella, amico di infanzia di Leopoldo Martino e suo vicino. A due traverse dalla casa della famiglia di Antonio Iovine in via Torino sorge il palazzo dei Di Tella con il cortile sul quale affacciano le case di fratelli e cugini. Di Tella ha realizzato la metanizzazione per Cpl a Ischia a Frignano e molti lotti di San Cipriano. Iovine descrive il palazzo nell’interrogatorio con il pm Woodcock perché sostiene di essere stato ospitato in latitanza da Di Tella fino al 2004: “Di giorno stavo in casa loro e di notte mi arrangiavo in una casa diroccata all’inizio del cortile nella quale mi ero fatto aggiustare un piccolo bagno”.
Quando fu arrestato a Casal Di Principe, Antonio Iovine indossava un elegante maglioncino viola. A casa aveva borse di Louis Vitton e capi di abbigliamento griffati. Iovine ha raccontato che Di Tella aveva accettato di pagargli una quota fissa sui lavori. In più “fino a poco prima di essere arrestato, Giovanni Di Tella, oltre a sostenermi col danaro a titolo di amicizia, mi comprava perfino pullover e camice dal negozio di Brunello Cucinelli ubicato nel centro di Ischia. Giovanni era un mio amico e mi faceva questi regali anche quando lavorava a Ischia dal momento che grazie a me e a Zagarìa (tramite Piccolo Antonio) si è creato il suo rapporto con la Cpl Concordia che so essere ancora in corso”.
Giovanni Di Tella la racconta in modo diverso “mentre mi trovavo sul cantiere di Frignano fui prelevato in macchina da un soggetto, di cui né so il nome né, a distanza di tanti anni, saprei riconoscerlo che mi portò in un appartamento all’interno del quale trovai Antonio Iovine (detto ‘o ninno), il quale mi disse che se io con la mia ditta volevo continuare a espletare il subappalto per la Cpl Concordia nel territorio di Frignano, gli dovevo versare 10 mila euro al metro”. Richiesta esaudita ovviamente. Presto i magistrati dovranno decidere a chi credere. A prescindere dalla marca del pullover indossato nel 2010 dal boss.
Marco Lillo, il Fatto Quotidiano 19/4/2015