Carlo Bertini, La Stampa 19/4/2015, 19 aprile 2015
AL VIA IN VENETO IL TOUR PER L’OPERAZIONE “CAPPOTTO”
La sfida è assai ardua e come tutte le sfide in salita attira il premier: che infatti ha deciso di metterci la faccia e di cominciare da qui la sua seconda campagna di primavera dopo quella dell’anno scorso, «perché ce la possiamo fare». Ormai è assodato che queste regionali hanno una «dimensione politica nazionale», come ha già fatto notare Renzi più volte e quindi è il caso di giocarsela fino in fondo. Magari sperando nel «cappotto», un 7 a 0 che potrebbe rivelarsi un sogno non irrealizzabile se è vero che in Campania già c’è un testa a testa tra Caldoro e De Luca. Lei, Alessandra Moretti, dopo il record di preferenze alle europee tra le cinque donne capolista del Pd, per aspirare al decollo ha bisogno di un effetto turbo sul consenso che solo Renzi le può dare. Certo, a riprova che ora il trend nazionale favorisce il centrosinistra, come dicono i sondaggisti, da qualche giorno la sfidante si è guadagnata qualche citazione beffarda di Salvini, «non basta esser belle donne per governare il Veneto».
L’arma del sondaggio
E quindi anche in Veneto esplode la guerra di sondaggi, basta sentire la sdegnata reazione contro la vulgata della sinistra «siamo a un’incollatura». Zaia cita l’ultimo dato Swg che gli conferma dieci punti di distacco. Dal quartier generale Pd dicono che la forbice con l’inossidabile governatore uscente si è ridotta e alcune rilevazioni come quelle di IPR mostrano che c’è una distanza assottigliata del cinque per cento. «Dopo la discesa in campo di Tosi ci aspettavamo un azzeramento del distacco di 10 punti con Zaia che però non c’è stato», ammettono gli spin doctor renziani che siedono sulla tolda di comando delle elezioni: monitorate passo passo, diciannove milioni di elettori tra comunali e regionali sono un test nazionale eccome. E vanno accompagnati per mano quei candidati che più hanno bisogno di una spinta decisiva in campo avverso. Dunque proprio su input di Renzi la Moretti è stata affidata alle cure della società di comunicazione fiorentina Dotmedia, che curò le campagne dell’allora sindaco: cura maniacale dell’immagine e attenzione ad ogni dettaglio per una candidata che deve apparire come «donna operosa del Nord Est». Quindi anche il look è stato ritoccato, taielleurini blu scuri, profilo istituzionale e gambe in spalla in mezzo al popolo. Lei ce la sta mettendo tutta, ha girato 500 comuni e non si ferma.
Zaia teme l’astensione
«Ma ormai la battaglia si è polarizzata, o voti per la sinistra o per noi, il fatto che scenda in campo il premier conferma che è una partita tutta politica. E oggi sono più motivato perché ho di fronte l’avversario vero che non è lei. Un avversario che se perde dovrebbe trarne le conseguenze», attacca Zaia chiedendosi quale prezzo pagherà il premier se dovesse lisciare di molto il «cappotto». Il governatore si infiamma, «perché i veneti non sono idioti e sanno bene i nostri problemi da dove provengono. Siamo l’unica regione a non applicare le addizionali irpef, abbiamo la spesa sanitaria pro capite più bassa d’Italia. Noi perdiamo solo con l’astensionismo e il governo sta facendo di tutto per non farli andare a votare fissando il voto in un mega ponte». Nessuno scambio di cortesie con Tosi «che ha rosicchiato più voti alla sinistra che a noi». Già perché la lotta in casa leghista è aspra, a Verona il Carroccio si è spaccato a metà e non passa giorno che i capi delle sezioni non mandino comunicati del tipo «io sto con Tosi», «io sto con Salvini».
La battaglia di Tosi
Bollano Zaia come «parolaio» gli uomini del sindaco scaligero, il quale mentre gira nei comuni del padovano sfodera l’orgoglio del combattente, «io corro per vincere puntando sulla concretezza delle mie proposte e su un programma che non è il libro dei sogni come quello dei miei avversari». Ma gli strateghi del Pd si lamentano che Tosi non cresca tanto da aiutare la corsa della Moretti: partendo da Verona lui prova a sfondare a Padova e Vicenza, feudo della Moretti per lambire Treviso, feudo di Zaia. «Ma Tosi non arriva alle due cifre e Alessandra è intorno al 30%». Ecco perché la sfida è improba tanto da stuzzicare gli istinti bellicosi del premier. Consapevole che se Zaia dovesse cadere sarebbe un colpo durissimo per Salvini. Il quale si è acconciato a riagganciare Berlusconi visto che Forza Italia alle Europee ha preso un buon 14%.
La voglia di cambiare
E quindi Renzi tornerà ancora in Veneto di qui a fine maggio per sostenere la sua paladina. E la Moretti è convinta di potercela fare, «siamo in crescita costante e manca ancora più di un mese, nel mio viaggio nei comuni registro entusiasmo ma anche tanta voglia di cambiare dopo anni di governo Zaia-Galan». Oggi al teatro Toniolo di Venezia la sinistra si presenterà compatta, dovrebbe esserci anche Felice Casson, che da tenace dissidente Pd in Senato ormai è il candidato sindaco del partito; e dunque tutti insieme appassionatamente, lui e la Moretti dietro al turbo Renzi.
Carlo Bertini, La Stampa 19/4/2015