Varie 20/4/2015, 20 aprile 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - ANCORA SUL GRANDE NAUFRAGIO
ROMA - "Quello che avviene in queste ore nel Mediterraneo è molto più di un naufragio ma è grave momento di crisi umanitaria che va affrontato come tale". Lo ha detto Matteo Renzi in conferenza stampa a Palazzo Chigi con il primo ministro di Malta Joseph Muscat (mentre in contemporanea il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferiva da Lussemburgo l’esito del consiglio Affari Esteri dell’Ue). Il premier ha ribadito alcuni concetti già affermati questa mattina, nel corso di un’intervista a radio Rtl 102.5.
"Siamo in presenza di nuovi schiavisti", ha continuato Renzi, e per fermarli occorre "una risposta solida di tutta la comunità internazionale per prendere questi criminali che stanno facendo tanti soldi e stanno rovinando tante vite". Ma ha ribadito che per ora non c’è "nessuna ipotesi di un intervento militare in Libia", perché non ci sono le condizioni per far fare la pace con un intervento militare. Obiettivo dell’italia sono "interventi mirati per distruggere un racket criminale che è fuori dal controllo in questo momento". E ha confermato il suo no a un blocco navale, "che sarebbe un regalo agli scafisti".
Da parte sua il premier maltese ha ribadito: "Ora è il momento che l’Europa faccia squadra. Gli scafisti non sono dilettanti, ma criminali organizzati".
Un consiglio europeo straordinario sull’immigrazione è stato convocato per giovedì prossimo: lo ha confermato con un tweet il presidente Donald Tusk. "Ho deciso di convocare un consiglio europeo straordinario questo giovedì per affrontare la situazione nel mediterraneo", ha scritto Tusk.
Le ipotesi in campo. Il blocco navale è un tipo di azione militare finalizzata a impedire l’accesso e l’uscita di navi dai porti di un territorio. Nella formula proposta da Salvini, fregate, corvette e pattugliatori posizionati a tre miglia dalle coste libiche e coordinati da una nave da assalto anfibio tipo San Giorgio sarebbero in grado di controllare in modo capillare l’area costiera intorno a Zawyah, la più vicina a Lampedusa, da dove salpano la gran parte dei barconi di migranti. Per Renzi, però, questa soluzione sarebbe un regalo agli scafisti che metterebbero le barche in mare e le lascerebbero andare e chi fa il blocco sarebbe costretto a prendere i migranti, "come una sorta di corridoio gestito dagli schiavisti". La seconda ipotesi, presa in considerazione dal nostro premier, sono "operazioni mirate" per arrestare i trafficanti di uomini. Ossia organizzare missioni di polizia con alto contenuto di specializzazione da schierare nelle aree da dove partono i barconi. La terza e ultima possibilità che, come ha ribadito Renzi al momento non è sul tappeto, sarebbe l’intervento militare di terra in Libia. Ipotesi impraticabile anche perché risulta difficile individuare, data la complicata situazione politica del paese, il nemico contro il quale intervenire.
Nessuna azione senza strategia. Come detto, già questa mattina il presidente del Consiglio ha iniziato a chiarire le intenzioni del governo in vista del vertice Ue: "In questo momento in Libia intervenire con forze internazionali in terraferma è un rischio assolutamente eccessivo", ha dichiarato a Rtl : "Non possiamo pensare di mandare decine di migliaia di uomini senza una strategia, sull’onda dell’emozione. Escludo la possibilità della presenza di uomini di terra, in questo momento". E ha rilanciato la pressione sull’Europa, cui già aveva scagliato una forte critica e una pressante richiesta di uscire dallo stallo alla fine della riunione d’emergenza di ieri pomeriggio a Palazzo Chigi: "Credo che il Consiglio europeo prenderà una posizione unanime e comune. Ne sono assolutamente convinto", dice riferendo di aver sentito anche Angela Merkel ieri al telefono. Parole di fatto confermate dalla intervista del presidente del Parlamento europeo Schultz a Repubblica: "Abbiamo fatto poco, bisogna cambiare strategia".
Salvini e Berlusconi. E poi, tornando sulle dichiarazioni di Salvini ieri ("Sono sulla coscienza sporca del governo, ora blocco navale), da più parti accusate di sciacallaggio, ripete: "E’ vero che c’è stato qualcuno che ha fatto lo sciacallo, ci sono politici che fanno polemiche solo per prendere un voto". Ma - aggiunge - "Berlusconi ha detto cose molto più sagge di Salvini. È giusto dirlo".
Francia, Germania e Regno Unito. Sul fronte europeo, oggi è intervenuto anche il portavoce del governo francese Stephane Le Foll: "Su questa tragedia non siamo stati all’altezza della situazione" ha detto questa mattina ai microfoni di Rmc, rispondendo ad una domanda sul ruolo dell’Europa. C’è bisogno di "aumentare la sorveglianza nel Mediterraneo", ha aggiunto. Mentre il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, ha fatto sapere che "L’Italia non è sola. "È chiaro per tutti nel governo tedesco che bisogna fare qualcosa per prevenire altri incidenti - ha detto Seibert - per prevenire morti di massa nel Mediterraneo. Dobbiamo ora agire molto rapidamente per accordarci sulle misure adatte". Un portavoce della Commissione europea ha poi sintetizzato così il dibattito sull’immigrazione: "Sta emergendo un accordo che abbia un approccio olistico", con l’intesa cioè di tutte le parti. "Quello che è certo - ha ribadito - è che mantenere lo status quo non è un’opzione". Più tardi anche il premier britannico David Cameron ha scritto su Twitter di sostenere "la richiesta di un summit d’emergenza dei leader Ue, avanzata dal primo ministro italiano Matteo Renzi, per trovare una soluzione articolata":
Onu: "Su Italia e Grecia troppe pressioni". Preoccupazione per la pressione che Italia e Grecia sopportano è stata espressa dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon: "L’Italia e la Grecia stanno sopportando una pressione troppo elevata per l’emergenza immigrati e auspico che l’Europa mostri solidarietà a questi Paesi".
Il Consiglio Affari Esteri Ue. Nel primo pomeriggio il ministro Gentiloni, da Lussemburgo, ha spiegato che "negli ultimi 12 giorni abbiamo avuto cifre altissime. Se guardiamo indietro al 2014 i migranti irregolari che hanno raggiunto l’Ue sono stati 278 mila, e di questi tre quarti hanno raggiunto l’Italia". E ha annunciato che l’Italia ha chiesto "all’Ue e alla comunità internazionale un chiaro sostegno politico per il contrasto ai trafficanti di esseri umani". Inoltre, per Gentiloni è "indispensabile potenziare l’operazione Triton-Frontex". "La risposta su questo "è stata incoraggiante - ha continuato il ministro- ma sarà soprattutto il Consiglio Europeo a dare una parola politicamente più determinante". Perché "l’Italia fa molto, ma molto ma molto di più della sua parte, non solo nel salvataggio dei migranti ma anche nell’accoglienza", ha concluso Gentiloni.
Commissione europea, presentato piano in 10 punti. Il Commissario agli Affari interni e all’immigrazione Dimitris Avramopoulos ha presentato ai ministri degli Esteri e degli Interni riuniti in sessione congiunta a Lussemburgo un piano in 10 punti per affrontare l’emergenza immigrazione. In particolare, il piano prevede il raddoppio dei mezzi e del budget a sostegno dei paesi più coinvolti e un rafforzamento di Triton.
Misurata: "Su migranti Italia tratti con Tripoli". Intanto, il portavoce della più potente municipalità libica, quella di Misurata, ha sostenuto che per lottare "seriamente" contro l’immigrazione clandestina c’è bisogno che l’Italia tratti "in maniera diretta" con il governo di Tripoli. "Sembra che gli italiani non vogliano aiutare seriamente la lotta contro l’emigrazione" clandestina, ha sostenuto Ramadan Maiteeg, direttore del Dipartimento relazioni pubbliche della Municipalità di Misurata. "Infatti si limitano a guardare cosa fa il Governo di salvezza nazionale - ha aggiunto il portavoce riferendosi all’esecutivo di Tripoli - e i Guardia costa libici ma non trattano con loro in maniera diretta quale parte legittima che guida la Libia e che combatte contro l’emigrazione" clandestina "in una situazione complicata e con disponibilità molto limitate".
QUELLO CHE HA DETTO BERLUSCONI IERI
Anche Silvio Berlusconi si discosta. "Di fronte a quest’ultima tragedia basta con le accuse e le contrapposizioni" dice il leader di Fi. "Occorre costituire immediatamente un tavolo tra tutti i protagonisti dei governi passati e presenti dove ciascuno possa mettere a disposizione le proprie esperienze per porre fine a queste sciagure". "Questo - rimarca l’ex presidente del Consiglio - è il momento dell’unità e dell’azione, non delle divisioni e dei contrasti".
ERAVAMO 950
Proseguono senza sosta le ricerche nel Mediterraneo delle vittime e di eventuali sopravvissuti dell’ultimo terribile naufragio che avrebbe provocato tra 700 e 900 morti nella notte tra sabato e domenica nelle acque libiche. Ventotto le persone salvate. Agghiaccianti le loro testimonianze: "Ci siamo aggrappati ai morti per non finire a fondo". Due dei sopravvissuti sono stati trovati mentre annaspavano in mezzo ai cadaveri, urlando con le ultime forze per attirare i gommoni che perlustravano la zona. Intorno alle 8 l’arrivo di Nave "Gregoretti" della guardia costiera a Malta per sbarcare le 24 salme, mentre arriveranno a Catania nelle prossime ore i superstiti del barcone affondato al largo della Libia. "Oggi capiremo di più su quanti erano, se effettivamente c’erano tanti bambini a bordo", ha detto la portavoce dell’Unhcr Carlotta Sami ai microfoni di Sky Tg24. Nell’area del naufragio stanno operando 17 mezzi di soccorso nel tentativo di trovare ancora qualche superstite, ma le speranze dei soccorritori sono ormai minime. Secondo il procuratore di Catania Giovanni Salvi, che ha aperto un’inchiesta sul naufragi, "il dispositivo attuale per
soccorrere i migranti che si basa sostanzialmente sull’intervento delle navi mercantili, può provocare un non adeguato intervento di soccorso".
Sami (Unhcr): "Tragedia immaginabile". Attesi superstiti a Catania
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Nelle prime ricostruzioni si era parlato di 700 morti, ma un superstite del Bangladesh, ricoverato ieri in ospedale a Catania, ascoltato dai magistrati, ha parlato di 950 persone a bordo del barcone affondato. "Sembra una cifra molto alta", si è limitata a commentare Sami, "considerando che si tratta di una barca di una ventina metri, già 700 persone sembra una cifra molto alta. In ogni caso, anche se fossero 700, dall’ inizio dell’anno oltre 1650 sono morte nel Mediterraneo". E con l’arrivo del periodo estivo sono numeri che non caleranno, perché "le guerre nel Mediterraneo continuano".
Strage di migranti al largo della Libia, le immagini dei soccorsi
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Subito dopo lo sbarco delle salme e un controllo medico delle condizioni dei sopravvissuti, la nave Gregoretti dovrebbe ripartire facendo rotta verso Catania. Il nuovo molo di Isla, davanti al porto grande della fortezza de La Valletta, è affollato da centinaia di persone tra forze dell’ordine, militari, medici, giornalisti e troupe televisive. "Ci hanno raccontato che a bordo del barcone c’erano tra 700 e 900 persone, la maggior parte stipati nella stiva dove sono rimasti intrappolati dopo il capovolgimento del barcone", ha detto il comandante della nave Gregoretti, Gianluigi Bove. Le testimonianze dei 28 superstiti confermerebbero che la tragedia avrebbe proporzioni più ampie rispetto al numero di vittime che era stato inizialmente ipotizzato.
Naufragio di migranti, sbarcate a Malta le salme delle 24 vittime recuperate in mare
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I sopravvissuti, tutti maschi, sarebbero complessivamente in buone condizioni di salute, anche se appaiono visibilmente provati da quanto accaduto. Sono in gran parte provenienti da paesi dell’Africa sahariana - eritrei, somali, sudanesi - ma anche dal Bangladesh. Il naufragio, secondo la ricostruzione del comandante Bove, sarebbe avvenuto sabato sera, subito dopo l’arrivo del mercantile portoghese King Jacob, che era stato dirottato in zona dalla Centrale operativa della Guardia Costiera di Roma. "La nostra nave - ha raccontato l’ufficiale - è arrivata nella zona del disastro intorno alle 2 di notte. Del barcone non c’era più alcuna traccia, tranne alcuni detriti e chiazze di nafta. Siamo riusciti a recuperare due naufraghi, mentre altri 26 erano già a bordo della nave portoghese". Non appena saranno ultimate le operazioni di sbarco delle 26 salme la nave Gregoretti ripartirà alla volta del porto di Catania; l’arrivo è previsto in serata.Oltre al personale dell’ospedale maltese Mater Dei in banchina si trovano anche gli operatori di Medici senza frontiere che proprio in questi giorni hanno stretto un accordo con l’ong maltese Moas (Migrant Offshore Aid Station) per prestare soccorso ai migranti nel Canale di Sicilia con una nave medica.
Naufragio migranti, le prime immagini delle ricerche
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E stamattina la polizia ha decapitato un’organizzazione dedita al traffico di esseri umani che aveva la base al Cara di Mineo, il più grande centro di accoglienza della Sicilia finito nel mirino dell’operazione "Mafia capitale" per l’affidamento dei servizi e degli appalti. La banda era composta da vari soggetti accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione e della permanenza clandestina. La cellula scoperta organizzata in tutta Italia il traffico di persone tra l’Africa e l’Europa, spesso compiacendosi di stipare i barconi fino all’inverosimile per guadagnare di più senza farsi scrupolo del rischio per la vita dei migranti. I provvedimenti sono stati emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Le indagini hanno permesso di ricostruire le attività di una articolata organizzazione criminale transazionale - composta da eritrei, etiopi, ivoriani, guineiani e ghanesi - che ha favorito, con notevoli profitti economici, l’immigrazione illegale di centinaia di persone. L’inchiesta ha preso spunto il tragico epilogo del naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, quando 366 persone persero la vita mentre tentavano di approdare sulla costa dell’isola.
TRAFFICANTI
Un vero e proprio network transnazionale con basi nel centro Africa, in Libia e “cellule” in Sicilia, Lazio e Lombardia avrebbe monopolizzato negli ultimi anni i flussi migratori verso la Sicilia trasportando fino a 200.000 persone. I trafficanti curavano il viaggio dall’inizio fino alla destinazione finale, favorendo la fuga dei migranti dai centri di prima accoglienza in Sicilia e trasportandoli, solo dopo il pagamento di un’ulteriore somma, alle destinazioni finali, quasi sempre in Nord Europa, tra Scandinavia, Regno Unito, Olanda e Germania.
Operazione Glauco, decapitata l’organizzazione che trafficava esseri umani in Sicilia
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La base operativa della cellula siciliana dell’organizzazione sgominata la notte scorsa dagli uomini dello Sco della polizia di Stato era nel centro Cara di Mineo. Una decina delle 24 persone colpite da ordinanza di custodia cautelare nel seguito dell’inchiesta Glauco 2 condotta dalla Procura di Palermo guidata da Francesco Lo Voi sono infatti residenti nel più grande centro per richiedenti asilo d’Europa, già al centro di altre indagini scaturite dall’inchiesta su Mafia Capitale che ha portato alla luce le irregolarità del mega appalto aggiudicato dal Consorzio che lo gestisce. E le nuove indagini coordinate dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dai sostituti Geri Ferrara e Claudio Camilleri hanno confermato che all’interno del Cara i terminali di questo network internazionale del traffico di uomini agivano liberamente.
Le intercettazioni/ Il boss della tratta ride: "Ne faccio salire sempre troppi sui barconi"
L’organizzazione, composta per lo più da etiopi, eritrei, sudanesi e libici, in Sicilia agiva principalmente nelle province di Catania ( dove appunto ha sede il Cara di Mineo) e di Agrigento. Anche a Villa Sikania,a Siculiana, un altro centro di accoglienza dove vengono ospitati i richiedenti asilo, gli uomini del clan avevano una loro base operativa. Le indagini degli investigatori dello Sco guidati da Renato Cortese hanno ricostruito, grazie ad una enorme mole di intercettazione seguite alle prime indagini dopo il tragico naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, tutto il percorso che l’organizzazione era in grado di garantire ai migranti che, per il lunghissimo viaggio, pagavano tre volte: prima per il percorso terrestre attraverso il deserto ( da Eritrea, Etiopia e Sudan), poi per l’attraversamento del Canale di Sicilia su gommoni o pescherecci e poi ancora per essere portati fino ai paesi dove quasi sempre raggiungono parenti e amici. Il compito dei componenti delle cellule siciliane, che possono contare su uomini a Palermo, Catania, Agrigento ma anche nelle tappe intermedie di Roma e Milano, è quello di facilitare la fuga dei migranti dai centri di accoglienza, ospitarli per qualche giorno in attesa del viaggio finale e poi farli partire, quasi sempre su pullman di linea che non sono controllati dalle forze dell’ordine.
Il viaggio nel deserto raccontato dalle foto dei migranti
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Del “boss” dell’organizzazione, Ermias, un etiope che ha la sua base a Tripoli, gli investigatori conoscono solo il nome. Sulle sue tracce sono arrivati dopo il tragico naufragio del 3 ottobre di due anni fa da. Quello era uno dei viaggi da lui organizzato. Ermias è il punto di riferimento di chiunque voglia partire per l’Europa, arriva persino ad “acquistare” pacchetti di migranti e a fare evadere i prigionieri nelle carceri libiche che poi fa fuggire oltre il Canale di Sicilia. Già colpito da ordine di custodia cautelare nella prima operazione Glauco da allora è latitante. Chi invece in Sicilia gestisce la rete che si occupa di recuperare i profughi e avviarli alla destinazione finale è Asghedom Ghermay, etiope anche lui, soprannominato “Amice”. Lui in Italia è entrato nel 2013 e, al Cara di Mineo, ha ottenuto l’asilo politico. Poi, con tanto di permesso di soggiorno in mano, ha preso casa a Catania ed è diventato il punto di riferimento dei trafficanti sull’altra sponda del Mediterraneo mantenendo dentro il Cara tutti gli uomini necessari a fare entrare e uscire a suo piacimento i profughi da trasportare altrove.
"Il prezzo medio pagato dai migranti per raggiungere la Libia da paesi come l’Etiopia, ad esempio, si aggira sui 5000 dollari. Il viaggio verso l’Italia, via mare sulle carrette del mare, costa sui 1500 dollari. L’organizzazione, previo pagamento di circa 400 euro, consente la fuga dai centri della Sicilia e allestisce il viaggio verso altri Paesi europei con l’ulteriore pagamento di circa 1500 euro. E’ evidente che i migranti costituiscano per questa organizzazione un’ingente affare di tipo economico. In Libia si calcola che ci siano tra 500 mila e il milione di siriani in attesa di fuggire verso l’Europa". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Maurizio Scalia, commentando l’operazione.
Intanto a Messina la polizia ha arrestato Mohamed Mohamed Badawy Ramzy, 49 anni, egiziano, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Era stato in passato già espulso dal territorio nazionale su ordine della questura di Agrigento. Sarebbe lo scafista della traversata che ha portato allo sbarco di 453 migranti soccorsi in mare dalla motonave militare Driade e giunti nel porto di Messina sabato scorso. Un’altra persona è indagata per lo stesso reato.
COSA DICONO I TRAFFICANTI AL TELEFONO
I suoi fedelissimi lo chiamano il “generale”. E a lui piace: “Io ho lo stile di Gheddafi – ripete – non potrà esserci mai nessuno più forte di me”. Ma ogni tanto si lamenta: “Sono davvero stressato, tutta colpa del lavoro”. E poi ride, ride: “Dicono di me che ne faccio salire sempre troppi sui barconi... ma sono loro che vogliono partire subito”. Eccolo, l’ultimo mercante di uomini smascherato dalle indagini della squadra mobile di Palermo diretta da Maurizio Calvino. Si chiama Mered Medhanie, un eritreo di 34 anni che fa la bella vita a Tripoli. Cinico e spregiudicato quando parla dei migranti che attraversano il Canale di Sicilia, gentile e premuroso quando si occupa dei figli. E’ lui uno dei principali registi delle traversate che negli ultimi mesi si sono trasformate troppo spesso in tragedia. Per lui i migranti sono semplicemente “numeri” e “affari”. Il suo unico problema è quello di mettere al sicuro i soldi che guadagna.
Gli investigatori della sezione Criminalità organizzata della Mobile guidati da Nino De Santis hanno ascoltato Medhanie mentre discute con i suoi complici di aprire un conto a Dubai, negli Emirati Arabi. “Ma è meglio investire in America o in Canada – dice il boss – lì non ti chiedono la provenienza dei soldi”. E di soldi lui ne ha davvero tanti: “Quest’anno ho lavorato bene – ripete al telefono – ho fatto partire 7.000, 8.000 persone”. E probabilmente continuerà a farlo, perché resta latitante nella sua bella casa di Tripoli. Sicuro delle protezioni eccellenti di cui gode, con alcuni esponenti delle forze di polizia locali. Anche di questo si vanta Medhanie: “Ho dovuto pagare per far uscire dal carcere tanti immigrati arrivati in Libia. Meglio, una ventina al giorno, per non dare nell’occhio”. Naturalmente, Medhanie non è un filantropo. I migranti dovranno poi restituirgli anche i soldi delle mazzette prima di salire sui barconi diretti a Lampedusa.
In Libia, Mered Medhanie divide il “mercato” dei disperati con un altro trafficante, l’etiope Ermias Ghermay, anche lui è un superlatitante che vive tranquillamente a Tripoli nonostante su di lui pesi un’accusa pesante, aver organizzato il viaggio del barcone che si trasformò nel naufragio dei 366 migranti, al largo di Lampedusa, nell’ottobre 2013. Le parole di Ermias completano il vocabolario terribile del trafficante: “Noi facciamo un lavoro illegale – dice al telefono, e pure lui non sospetta di essere intercettato su ordine del pool coordinato dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia – mica siamo il governo che può aiutare tutti e ascoltare tutti”.
ALTRO NAUFRAGIO A RODI
ATENE - Tre migranti, fra cui un bambino, sono morti nel naufragio di un’imbarcazione al largo dell’isola greca di Rodi, nel sud-est del mar Egeo. Altre 93 persone sono state salvate, di cui 30 sono state ricoverate in ospedale, secondo un nuovo bilancio provvisorio fornito dalla polizia portuale che resta prudente sul numero totale dei migranti coinvolti in questa ennesima tragedia del mare. Avvenuta il giorno dopo il naufragio di domenica al largo della Libia. Secondo diversi media greci, citati dal sito in lingua inglese Greek Report, a bordo vi potevano essere fino a 200 persone.
Naufragio al largo di Rodi, le prime immagini
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Le immagini riprese dalla televisione locale Rodiaki, che hanno fatto il giro del mondo, mostrano la barca che si è schiantata sulle rocce mentre si avvicinava alla spiaggia di Zephyros, a nord dell’isola. Diversi migranti sono riusciti a mettersi in salvo aggrappandosi ai pezzi del natante che si è distrutto nell’impatto con gli scogli e grazie al pronto intervento dei soccorsi greci ma anche della popolazione.
Secondo le prime indagini, l’imbarcazione proveniva dalla Turchia, come la maggior parte dei barconi di clandestini che approdano sulle coste elleniche, ed è stata abbandonata dagli scafisti a metà tragitto.
Naufragio a Rodi: almeno 200 migranti a bordo
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Nuova emergenza al largo delle Coste libiche. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha reso noto che di tre imbarcazioni fianco a fianco nel Mediterraneo, una ha lanciato una richiesta di aiuto, riferendo anche della morte di una ventina di persone. Secondo una prima valutazione della situazione, a bordo di ciascun gommone potrebbero esserci circa cento persone. L’organizzazione internazionale tuttavia invita alla cautela: un portavoce, Flavio Di Giacomo, ha spiegato a Rainews24 che l’allarme va ora verificato. "Abbiamo informato le autorità competenti, ma è presto per parlare di naufragio in corso. Spesso i migranti, quando ancora si trovano vicino alla costa di partenza, chiamano la guardia costiera e le associazioni" chiedendo aiuto, ha spiegato. "Parlare di naufragio è troppo presto", ha commentato.
Aumenta il numero di migranti verso la Grecia. Nelle ultime settimane è aumentato in modo consistente il numero dei migranti che arrivano in Grecia, che è una delle principali porte di ingresso nell’Unione europea. Si stima che in media ogni giorno arrivano 100 persone: secondo i dati della guardia costiera greca, solo venerdì scorso le isole del Mar Egeo hanno accolto 141 migranti e rifugiati. Nel primo trimestre del 2015 la Grecia ha accolto in totale 10.445 migranti senza documenti via mare, mentre nello stesso periodo del 2014 erano arrivate 2.863 persone. L’afflusso di migranti in Grecia dalle coste occidentali turche è triplicato nel primo trimestre del 2015. Si tratta soprattutto di migranti originari dell’Afghanistan, dell’Africa subsahariana e del Medio Oriente, in particolare dalla Siria e dall’Iraq. La settimana scorsa erano arrivati più di 700 migranti a Mitilene, nel nord-est dell’Egeo.
Il piano di emergenza. Il governo greco ha annunciato un piano di emergenza che prevede il trasferimento dei migranti arrivati di recente dalle isole a tutto il resto del Paese, dal momento che le isole non dispongono delle infrastrutture necessarie e si creano situazioni di affollamento. L’esecutivo ha in programma di noleggiare delle imbarcazioni per potere trasportare gli immigrati, ragion per cui ha chiesto un finanziamento all’Ue. Atene ha inoltre assicurato che, se necessario, come ultima possibilità si utilizzeranno sedi abbandonate del governo e dell’esercito per l’accoglienza. In più occasioni la Grecia ha chiesto l’appoggio ai partner europei per gestire il flusso di persone che arrivano dal mare sulle sue coste, sottolineando che la guardia costiera è sommersa dal lavoro.