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 2015  aprile 20 Lunedì calendario

ZINGARO

«Nella mia vita sono stato accusato di tutto: anche di non essere zingaro romeno ma di essere omosessuale. Passi per omosessuale, ma non essere zingaro...» (Ilie Nastase).

BUS «Vengo da Etruria, un paese in Argentina fondato dal mio bisnonno e altri uomini. Il capo era italiano, come i miei bisnonni: uno piemontese, uno di Ascoli. Papà era camionista e anche io ho fatto sacrifici. Come dice Mauricio Pellegrino: “Per un calciatore che va in Ferrari, mille vanno in bus”» (il portiere del Chievo Albano Bizzarri).

TEMPO «Alex Ferguson non avrebbe mai realizzato i suoi record, non sarebbe mai durato tanto. Una squadra è un progetto che presuppone tempo, lavoro, alti e bassi, obiettivi. Da noi invece si pretende tutto e subito, un sistema che impedisce di valorizzare i giovani» (Walter Veltroni, tifoso della Juventus).

FORTE «Cosa significa fare il collaudatore? Essere il più preciso nelle informazioni e andare forte. Credo che Ducati mi abbia scelto perché non sono tanto più lento degli ufficiali. Se vai piano i problemi non ci sono. Cambia la giornata. Il pilota si concentra e va forte 45’, il collaudatore costante e “ripetibile” tutto il giorno». (Michele Pirro, collaudatore della Ducati).

STRESS «Alle Canarie sono state due settimane di duro lavoro, con allenamenti anche di sette ore. Però è chiaro che la situazione legata alla squadra è stressante. Tutti mi chiedono, tutti vogliono sapere. C’è solo una cosa da sapere: io sono e resto un corridore dell’Astana e sono convinto che arriveremo a fine stagione. Se le cose dovessero andare diversamente, ne parleremo al momento opportuno» (Vincenzo Nibali).

DROGA «Quando giochi sei troppo drogato di adrenalina. Tutto è molto colorato. Il calcio si impossessa di te. Mentalmente e fisicamente. Io ho lasciato nel ’97. Non ho guardato più partite, ho staccato, messo distanza. Mi sono disintossicato, ho dovuto. E sì, mi sono anche depresso. È inevitabile. Ti manca un modo di esprimerti. Il tuo modo, fino a quando non ne trovi un altro» (Eric Cantona).

MACELLERIA «Sono diventato giocatore per sbaglio. Mi piaceva il pallone, ma prima venivano le cose più importanti. Per questo da ragazzino mio padre, che faceva il muratore a Roma, mi mandò a Latina in una macelleria a imparare il mestiere. I miei avevano le idee chiare» (Spillo Altobelli).